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Brindisi, sfide e potenzialità fra industria e infrastrutture

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“Brindisi fra le capitali industriali euromediterranee”: è questo il tema del convegno che si svolge a Brindisi oggi mercoledì 11 ottobre, organizzato dalla Confindustria locale guidata da Giuseppe Marinò e che vedrà la partecipazione fra gli altri del ministro del Mezzogiorno Claudio De Vincenti, del presidente della Confindustria nazionale Vincenzo Boccia e di un folto gruppo di top manager di grandi gruppi italiani ed esteri insediati nell’area del capoluogo, dall’Eni-Versalis alla Avio Aero, dalla Sanofi alla Jindal. Sono già oltre 500 le adesioni pervenute agli organizzatori del meeting che si svolge nella suggestiva cornice del Teatro Verdi.

L’INDUSTRIA A BRINDISI E NELLA SUA PROVINCIA: I PRIMATI E LE ECCELLENZE SCONOSCIUTI

Il comparto industriale nell’area del capoluogo, ma anche in grandi Comuni della provincia come Fasano, Ostuni, Francavilla Fontana e Mesagne, pur con un vistoso rallentamento nel periodo 2009-2014 delle produzioni di alcune aziende piccole e grandi, continua a disporre di una struttura fra le più forti dell’Adriatico, del Mezzogiorno e del Mediterraneo centro-orientale per dimensioni di impianti, numero di addetti, esportazioni, entità di investimenti, innovazioni tecnologiche. L’area brindisina, è bene sottolinearlo, non è segnata soltanto da criticità ambientali sulle quali comunque si è intervenuti da tempo e sulle quali si dovrà operare con ulteriori investimenti, ma è tuttora, e deve restare, una grande piattaforma industriale di rilievo internazionale.

Agli imponenti stabilimenti petrolchimici, energetici e dell’aerospazio si affiancano Pmi, in molti casi altamente qualificate, in rapporti di subfornitura e cofornitura con le industrie maggiori.

Brindisi è fra le poche città del Mezzogiorno che presentano un elevato numero di fabbriche di grandi e medi gruppi esterni al territorio, e cioè Eni (con Versalis, Enipower e Syndial), Enel (con la controllata Enel produzione), Jindal, LyondellBasell, Sanofi, Leonardo (con l’ex AgustaWestland), Avio-Aero, Ipem, Chemgas, Magnaghi-Salver, Dema, SRB, TI-Automotive, Mignini&Petrini, Pellegrini.

Esse occupano fra diretti e indiretti circa 7mila unità, con attività di ricerca o in loro strutture, o collaborando con Università come quelle di Bari e di Lecce e i loro corsi ingegneria del Politecnico e di biotecnologie dell’Ateneo salentino.

LA CITTÀ INDUSTRIALE VANTA ALCUNI PRIMATI SPESSO IGNORATI DALLA GRANDE OPINIONE PUBBLICA

È uno dei maggiori poli energetici del Paese per capacità di generazione, pari a poco più di 4mila MW, dei quali 2.640 nella Centrale Federico II dell’Enel e 1.321 dell’Enipower. Ad essi bisogna aggiungere i 39 MW della SRB. Il comparto occupa circa 1.600 addetti, di cui 700 diretti e 900 indiretti. Nel settore anche la A2A – che ha dismesso la sua centrale di Costa Morena – ha presentato un progetto per avviare produzione di energia con tecnologie avanzatissime.

Quella dell’Enipower è la più potente in Italia fra le centrali della controllata dell’Eni.

La Federico II dell’Enel, a sua volta, con i suoi 2.640 MW, è con l’altra di Civitavecchia il sito di generazione dell’Enel che ha la maggiore capacità installata. L’Enel vi ha completato l’investimento per la costruzione di due dome che sono le grandi coperture del parco carbone.

Brindisi con la sua provincia inoltre, con circa 2.200 addetti all’industria aeronautica, è la 2° nel comparto nel Sud, alle spalle dei siti maggiori del Napoletano, e supera in Puglia Grottaglie e Foggia. Nel comparto vi sono in città stabilimenti che, per processi e prodotti, sono di eccellenza nazionale.

Il polo della chimica dell’area spicca per volumi di produzione, addetti ed esportazioni – grazie agli impianti di Versalis, LyondellBasell, Jindal e al farmaceutico della Sanofi – fra quelli che si affacciano sull’Adriatico e operano nel Meridione: Porto Marghera, Ferrara, Ravenna, Priolo, Porto Torres.

Il valore della produzione delle prime (per numero di occupati) 12 aziende insediate nell’agglomerato industriale brindisino nel 2016 ha raggiunto i 3,1 miliardi di euro.

Gli investimenti in alcune industrie localmente insediate sono stati elevati negli ultimi anni. Basti pensare: a) ai due contratti di programma con la Regione Puglia della Sanofi, multinazionale farmaceutica francese; b) al contratto di programma della Avio, e a quello dell’ex AgustaWestland; c) a quello della Jindal, multinazionale indiana operante nel comparto della produzione di film in plastica per packaging. Ma vi sono stati anche investimenti non assistiti da incentivi pubblici, come quelli della LyondellBasell e quelli prima ricordati dell’Enel.

L’export provinciale nel 2016 ha toccato 965 milioni di euro e si è collocato al 3° posto in Puglia, dopo quello di Bari e Taranto, con un’incidenza del 2,2% sul totale meridionale e dello 0,2 % sul nazionale. La provincia di Brindisi nel 2016 ha esportato più di Val d’Aosta, Molise e Calabria. Dell’export, oltre la metà è costituito da sostanze e prodotti chimici. Se aggiungiamo a tale voce quelle di articoli in gomma e materie plastiche, farmaceutica e prodotti petroliferi raffinati, le esportazioni dell’intero comparto sfiorano il 65% del totale.

Le industrie, dunque, con il loro import-export rendono Brindisi una “città del mondo” che dovrà potenziare ulteriormente l’apertura della sua economia. L’industria inoltre permette al capoluogo di collocarsi ai primi posti fra le città pugliesi per il valore aggiunto pro-capite. Si consideri poi che il valore aggiunto stimato in città per l’industria complessivamente intesa – includendo in essa industria in senso stretto e costruzioni – ha un’incidenza di circa il 30% sul totale prodotto da tutti i comparti, che risulta fra le più alte delle città pugliesi. Brindisi, insomma, è una città a trazione industriale.

Ma l’industria manifatturiera non è presente solo nel capoluogo, ma anche in Comuni della sua provincia con imprese molto rilevanti per volumi di fatturato, soprattutto nel comparto agroalimentare – come la Pantaleo e la Lepore Mare a Fasano, la Soavegel a Francavilla Fontana, Le Cantine Due Palme e la Tormaresca nel settore vitivinicolo – in quello meccanico come le Officine Tamborrino ad Ostuni, nel settore chimico con il saponificio L’Abbate a Fasano, e nei materiali per l’edilizia come la Minermix e la Prefabbricati Pugliesi: ma quelle citate sono solo alcune delle tante industrie presenti nel territorio.

LE PROPOSTE AVANZATE DALLA CONFINDUSTRIA

L’ufficio di presidenza e lo staff di direzione della Confindustria di Brindisi, guidato dal direttore Angelo Guarini, con il supporto tecnico dello scrivente – raccogliendo e risistemando organicamente elaborazioni, proposte, progetti di massima e intuizioni progettuali e imprenditoriali diffuse ormai da tempo nel contesto territoriale – ha messo a punto e illustrato in una pubblicazione che viene distribuita al convegno un ricco pacchetto di proposte per l’immediato e a breve e medio termine, non solo per consolidare il polo industriale del capoluogo e i comparti manifatturieri della provincia, ma anche per suggerirne in esclusive logiche di mercato percorsi di diversificazione produttiva, nel settore energetico, dell’aeronautica, dell’impiantistica, delle tecnologie per l’industria agroalimentare e nel comparto dell’hotellerie per il settore turistico.

Fondamentale a tal fine è nella visione della Confindustria il ruolo dei centri di ricerca come il Cetma, l’Enea, il Cnr, i corsi di laurea decentrati sul capoluogo dagli Atenei di Bari e Lecce e la formazione secondaria di istituti come il Maiorana.

Sotto il profilo infrastrutturale Brindisi presenta un vasto scalo portuale raccordato alla ferrovia, un grande aeroporto, una zona industriale prospiciente il porto e raccordi stradali e ferroviari con le province contermini che la rendono un’area cerniera fra la Puglia meridionale e quella centrale.

Brindisi insomma – nella visione e nei progetti che la Confindustria propone agli stakeholder dell’area per definire con essi percorsi di crescita condivisi – presenta tutte le risorse produttive, tecnologiche, professionali e infrastrutturali per rilanciarsi come una grande area produttiva del Mezzogiorno, dell’Adriatico e del Mediterraneo Centro-orientale. Per questo il territorio avrà bisogno anche dell’attenzione e degli interventi organici del Governo e della Regione e di un nuovo ruolo propulsivo delleistituzioni locali.


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