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Cosa fare per la crescita a partire dalla manifattura

Carmelo Barbagallo,

L’editoriale di “Fabbrica società”, il giornale della Uilm che sarà on line il prossimo 16 ottobre

Il Paese cresce. I dati Istat ci dicono che la produzione industriale è cresciuta su base annua del 5,7%, facendo leva sui risultati positivi di quasi tutti i settori manifatturieri. Nell’anno in corso il Pil europeo salirà al 2,2%, mentre quello nostrano farà segnare l’1,5%.

PRODURRE ACCIAIO

Si tratta di cifre che dimostrano come sia sacrosanta la battaglia a favore di una politica industriale che metta al centro la salvaguardia della siderurgia nazionale,determinante per sostenere la crescita dell’economia nostrana fondata da oltre un secolo sul settore manifatturiero. Insomma, il Paese si salva se l’Italia continua a produrre acciaio di buona qualità. Tradotto significa che garantire i livelli produttivi ed occupazionali nel futuro prossimo del gruppo Ilva è questione di puro interesse nazionale.

LA CAMPAGNA ELETTORALE

Tra pochi mesi il Paese sarà in campagna elettorale e il possibile clima d’incertezza che seguirà alla competizione politica di primavera lascia prefigurare un freno allo sviluppo. Fin da ora si prevede per il 2018 un tasso di sviluppo dell’1,2% dovuto a condizioni internazionali. Ma se le circostanze interne dovessero pesare più del dovuto quella percentuale potrebbe scendere ancor di più.

GLI INVESTIMENTI PUBBLICI

Nonostante le ristrettezze di bilancio è necessario che ci siano massicci investimenti pubblici rivolti alla ripresa. È cosa buona, per esempio, il prolungamento degli effetti degli incentivi agli investimenti nella Legge di Bilancio Ma anche gli investimenti privati possono rivelarsi determinanti.

CISNETTO SOLLECITA GLI IMPRENDITORI

“Ci vogliono – spiega Enrico Cisnetto, giornalista economico – le infrastrutture digitali, una formazione adeguata, un ecosistema normativo e burocratico adatto. E con Industria 4.0 il governo ha dato una scossa, mettendo a disposizione risorse e indicando una strada. Ma ora anche gli imprenditori devono fare di più la loro parte”.

FIRPO E LE “MISURE-CHOC”

L’economista Stefano Firpo guarda al domani: “Gli incentivi e le misure che favoriscono il rinnovamento tecnologico delle imprese – ammonisce il giovane Dg del ministero dello Sviluppo economico – restano importanti, ma attenzione:guai a considerarli come misure strutturali. Sono nate come ‘misure-choc’ perché avrebbero dovuto produrre subito la svolta che le ha ispirate; e i fatti dimostrano che la scelta è stata vincente. Ma non possiamo immaginare che la loro durata sia infinita. È bene che le imprese ne abbiano coscienza”.

BARBAGALLO E I GIOVANI

Carmelo Barbagallo, Segretario generale della Uil (nella foto con Pier Paolo Bombardieri, Segretario organizzativo della Confederazione sindacale, ndr) pensa alle giovani generazioni: “Bisogna – dice il leader sindacale – discutere le prospettive sociali ed economiche dei lavoratori, diritti e doveri soprattutto guardando al lavoro giovanile e costruire percorsi di formazione continua per stare al passo con l’innovazione. E sulla decontribuzione ai giovani chiedo al governo di alzare il tetto da 29 a 35 anni”.

DI VICO E LA PARTECIPAZIONE

Il giornalista Dario Di Vico rimane convinto che il sindacato debba fare i conti con il tema della partecipazione: “Molti segnali che vengono dalla continua trasformazione dell’economia, dei suoi ritmi e dei suoi cicli, dei legami con la tecnologia – sostiene l’editorialista del Corriere della Sera – ci indicano quasi come obbligata la strada della collaborazione tra impresa e capitale umano”.

PENSARE AL FUTURO

Purtroppo, da qui alle prossime elezioni politiche esiste l’effettivo rischio che la politica si concentri più sul contingente, anziché dedicarsi al futuro. Ma, mai come ora, la politica industriale non può prescindere da quella siderurgica.

 


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