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Terremoto, tutti i tappi della burocrazia che intralciano la ricostruzione

terremoto

Un terremoto dentro il terremoto. Solo che al posto delle macerie ci sono montagne di pratiche ferme. Che succede? Semplice, il terremoto di Amatrice e delle Marche non è ancora finito. La ricostruzione procede a rilento, complice la solita burocrazia che strozza non solo le imprese, ma la ripartenza di interi territori messi in ginocchio dal sisma. Le prove? Sono nel libro Terremoto, il disastro della burocrazia, di Laura Della Pasqua, giornalista già al Tempo e ora a Panorama, presentato ieri sera al Senato, alla presenza del commissario per la ricostruzione, Paola De Micheli (Pd) (nella foto accanto all’autrice).

CHE COSA (NON) FUNZIONA

A un anno dal sisma (agosto-ottobre 2016) qualcosa non ha funzionato se davvero il grosso della ricostruzione non si è ancora realizzato. Il saggio punta il dito contro quell’intreccio micidiale “di norme, codicilli, burocrazia, improvvisazioni e approssimazioni che ha lesionato la macchina pubblica, impedendo la gestione dell’emergenza”, ha spiegato l’autrice.

UN LABIRINTO DI CARTE

Un vero e proprio “tappo” burocratico allo sblocco delle procedure per assegnare le casette provvisorie, diminuendo il numero di sfollati, o ristrutturare le abitazioni agibili ma comunque lesionate. Nella realtà dei fatti, piattaforme informatiche bloccate per mesi, 11 passaggi burocratici per far arrivare le casette, 15 gruppi di certificati con decine di documenti per avere il via libera a un progetto, scadenze e contratti modificati all’improvviso, e piani di ricostruzione bloccati perché nessuno ha previsto che debbano avere la priorità sulle altre pratiche ordinarie.

DUE PAESI PER UN TERREMOTO

E così, dice l’autrice, alla fine c’è un Paese che funziona e uno che invece zoppica. Funziona quello “generoso, pronto a mobilitarsi in ogni forma, con donazioni e interventi volontari”. Poi c’è quello del Palazzo “che non riesce a governare un’azione coerente per tornare alla normalità”.

COSA DICE IL GOVERNO

La difesa del governo è arrivata per bocca del commissario Paola De Micheli, ex sottosegretario al Mef. Punto primo, le continue scosse susseguitesi dopo ottobre hanno di fatto allargato il cratere del sisma, rendendo più grande lo sforzo della ricostruzione. Secondo, a fallire è stata semmai la procedura cosiddetta “leggera”, quella cioè dove i proprietari di casa pagano di tasca loro i lavori per poi essere rimborsati dallo Stato. Rimborsi che si sono impantanati, con un effetto emotivo sulle popolazioni colpite, restie ad anticipare i soldi. Una cosa è certa nella mente del governo. “Bisogna procedere alla pari sia col pubblico sia col privato. E non ricostruire prima le case e poi gli edifici pubblici”.


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