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Serve “Fozza Cina” per capire la Cina

Moriremo cinesi? Ma soprattutto, è questa la domanda più corretta da porci? Il libro di Sabrina Carreras e Mariangela Pira, ‘Fozza Cina’ (Baldini e Castoldi, 16 Euro) ci suggerisce che sia ancora troppo presto per capire se diventeremo o meno una colonia di Pechino, ma che ormai siamo quasi fuori tempo massimo e che è venuto il momento per imparare a conoscere una nazione destinata a influenzare sempre più pesatenmente l’economia e la politica globale nel medio e lungo termine.

Il libro di Carreras e Pira potrebbe essere riassunto con la semplice frase: tutto quello che avreste dovuto sapere sul business cinese e non vi è mai venuto in mente di chiedere. Perché, e questa è una constatazione personale di chi sta scrivendo, ma che probabilmente potrebbe essere condivisa anche dalle due autrici, l’Italia è ancora troppo provinciale (anche se. forse, nell’immediato futuro le cose cambieranno), con una visione limitata sul divenire e poco preparata ai mutamenti di un mondo che avvengono in maniera sempre più veloce.

La Cina è il paradigma perfetto del concetto che ho espresso ora. Nel Bel Paese per lungo tempo si è stati troppo abituati ad associare l’Impero di Centro a stereotipi come il luogo dove si va in bicicletta, dove si produce merce a basso costo e di scarsa qualità. Ecco, il libro di Carreras e Pira non solo ci dimostra che non è più così, illustra con precisione quanto i cinesi abbiano ben chiare le loro prospettive di business sul medio e lungo termine e come, a seconda dei diversi Paesi, ci sia una strategia chiara e concreta per assimilare al meglio i loro know-how, anche per quanto riguarda l’istruzione.

Il libro parte con l’investimento cinese in Italia che ha attirato maggiormente l’attenzione dell’opinione pubblica, ossia l’acquisizione dell’Inter e del Milan, le due squadre calcistiche di Milano, dove c’è una delle Chinatown più grandi e storiche d’Europa.

Da qui però di parte in un viaggio che tocca tutti i settori più interessanti del nostro Paese e si viene a scoprire che i conservatori italiani, ma anche corsi di studio collegati ad architettura, moda e design, campi dove l’eccellenza nazionale non è messa in discussione, sono pieni di studenti cinesi, che vengono nel Bel Paese per imparare, ma che poi tornano in Cina per trasmettere ciò che hanno assimilato negli anni spesi qui.

Una delle parti più interessanti del libro è quando si spiega come i cinesi decidano di investire in un determinato settore e come le aziende, che sono tutte direttamente o indirettamente controllate dallo Stato, abbiano in realtà un piano di azione a livello mondiale che le autrici paragonano a un Piano Marshall in salsa cinese. Una prospettiva affascinante, che potrebbe portare al cambiamento dell’ordine mondiale e dove i primi a perderci potrebbero essere gli Stati Uniti.

Grande attenzione in questo libro dove non manca anche l’approfondimento su quella che è la struttura della società e della classe dirigente cinese, è dato ovviamente dalle grandi operazioni come l’acquisizione di Pirelli e dalla presenza ‘discreta’ della Cina nel settore bancario italiano dove anche questo atteggiamento ha una motivazione ben precisa.

Ci sono poi le due grandi sfide con le quali Pechino si imporrà definitivamente all’attenzione mondiale: Made in China 2025 e la Belt and Road initiave. Il primo è il tentativo da parte di Pechino di dare vita a prodotti che possano tenere testa ai grandi marchi occidentali anche grazie a una nuova concezione dell’industria e a un modello di manifattura avanzato. Il secondo è la ricostruzione della via della Seta ma su rotaia. Un progetto ambizioso, stimato in almeno 140 miliardi di dollari e dove i cinesi hanno già compiuto i primi, importanti passi e dove però stanno incontrando la resistenza di una Unione Europea che, anche davanti al capitolo Cina, agisce in modo disconnesso e disordinato.

Consiglio vivamente la lettura di questo libro, che tratta molti altri argomenti interessanti, per due motivi. Il primo è per farsi un’idea generale, ma completa del ‘fenomeno Cina’. Il secondo è perché bisogna acquisire sempre più consapevolezza del mondo attorno a noi. Questo diventa tanto più importante se c’è di mezzo un Paese che un domani quel mondo lo potrebbe comandare.

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