Nell’attesa di capire che cosa non ha funzionato nella vigilanza sulla Popolare di Vicenza e Veneto Banca (qui lo speciale di Formiche.net sullo scontro parlamentare in atto tra Bankitalia e Consob) i tre commissari chiamati al capezzale delle ex popolari venete, proseguono il loro lavoro di risanamento. Più che altro un tentativo di salvare il salvabile visto che gli istituti commissariati da Bankitalia sono tecnicamente falliti, trovandosi ora in liquidazione coatta. Questa mattina a San Macuto, la commissione banche che si sta occupando di far luce sui crack delle ex popolari (Etruria compresa) ha ascoltato i tre liquidatori, Fabrizio Viola (ex ad Mps), Giustino di Cecco e Claudio Ferrario.
8 MILIARDI DI CREDITI INCAGLIATI
Le prime indicazioni sono arrivate proprio dall’ex numero uno del Montepaschi, Viola, e riguardano i prestiti dalla difficile riscossione concessi negli anni sia dalla banca un tempo regno di Gianni Zonin sia dalla cugina di Treviso. Ci sono circa “8 miliardi in crediti incagliati. Quindi di crediti che ancora non sono in sofferenza, ma che sono in una posizione di deterioramento transitorio. E possiamo anche immaginare quello che potrebbe essere l’impatto qualora questi crediti incagliati andassero tutti in sofferenza (la forma più grave nella classificazione dei crediti non performanti, ndr). Ma quant’è esattamente lo stock si crediti difficili in pancia alla Popolare, la cui parte sana, va ricordato, è stata ceduta pochi mesi fa a Intesa al prezzo simbolico di 1 euro?
RIMBORSI APPESI AGLI NPL
C’è un dato che più di tutti spaventa sulle banche venete. Il rapporto tra l’attivo di Popolare di Vicenza e Veneto Banca e gli stessi crediti incerti. Ebbene, stando alle cifre diffuse da Viola, ad oggi la quasi totalità dell’attivo della Popolare è costituito da crediti difficili. Quanto a Veneto Banca “la struttura dell’attivo fa sì che più dell’ 80-85% dell’attivo sia costituito da crediti deteriorati, quindi solo una componente limitata è costituita da attivi finanziari e partecipazioni”, ha chiarito il commissario. Tradotto, “il rimborso del passivo dipenderà dalla recuperabilità dei crediti deteriorati”, cioè prima si recuperano i denari in sofferenza e poi, forse, si rimborsano i creditori sottoscrittori di azioni e obbligazioni gonfiate e rimasti alla fine con un pugno di mosche in mano.
I TEMPI SI ALLUNGANO
Non è un caso che lo stesso commissario De Cecco, nel ricordare come solo i primi 100 debitori di Popolare di Vicenza e Veneto Banca a rappresentino 1,2 miliardi di sofferenze (il 21% del totale), abbia dato una tempistica piuttosto lunga: “Qualche anno per cominciare a rimborsare i creditori”. D’altronde “riceviamo moltissime sollecitazioni per coloro che sono creditori e non rientrano nel perimetro delle passività cedute a intesa i tempi di pagamento dipenderanno dai tempi di recupero dei crediti”.
PRIORITA’ ALLO STATO
C’è un altro ostacolo sulla strada dei rimborsi. E cioè che i primi crediti che verranno riscossi per mano della Sga, la spa del Tesoro cui spetta il recupero dei prestiti e la gestione degli asset deteriorati, vadano a rimborsare innanzitutto lo Stato. Lo ha chierito lo stesso De Cecco, ricordando come la cessione della parte in bonis a Intesa sia “costata” allo Stato circa 5,3 miliardi sotto forma di contributi a Ca’ De Sass per assorbire gli asset delle venete senza impatti sul patrimonio. Soldi dei quali adesso il Tesoro vuole rientrare, come rimarcato anche da Viola: “l’obiettivo primario è rimborsare il debito generato con lo Stato con la cessione della good bank a Intesa”.
LA CESSIONE DEGLI ASSET
Un altro capitolo importante riguarda la dismissione degli asset, cioè partecipazioni o società controllate da Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Perchè per fare cassa e rifondere i creditori, non basta il recupero degli npl. Anche su questo fronte, i commissari hanno fornito a deputati e senatori indicazioni piuttosto precise. Per esempio, sulla cessione di Farbanca, istituto specializzato nei prestiti a farmacie e parafarmacie, in capo a Vicenza, “siamo alla fase finale”, ha assicurato Viola. Nel complesso, “per entrambe la banche venete le operazioni di dismissioni stanno procedendo senza grandi problematicità”. Nelle ultime settimane poi, è stata avviata la cessione delle due società di leasing e factoring in pancia a Veneto Banca, Claris Leasing e Claris Factor. “Al di là di questo”, ha concluso di Cecco, “abbiamo una serie di altre 20 partecipazioni in organismi di investimento collettivo del risparmio per circa 40 milioni, e 100 partecipazioni in società non quotate, per circa 58 milioni di valore di bilancio. Complessivamente, questi asset fanno circa 850 milioni“.