L’editoriale di “Fabbrica società”, il giornale della Uilm che sarà on line domani
Esistono per il Paese notizie buone ed altre meno.
La crescita secondo il Fmi
Tra le prime c’è quanto afferma il Fondo monetario internazionale sul suo Regional Economic Outlook sull’Europa. Secondo lo studio del Fmi, l’Italia è tra i Paesi europei ad elevato debito e scarsi margini di bilancio che dovrebbero “consolidare gradualmente” le Finanze pubbliche in modo da ricreare spazi di manovra e mettere l’indebitamento su una traiettoria discendente. Ma c’è di più: il Fmi pronostica un più 1,5 per cento del Pil quest’anno, più 1,1 per cento nel 2018 e più 0,9 per cento nel 2019. Il deficit si ridurrà al 2,2 per cento del Pil nel 2017, all’1,3 per cento nel 2018 e allo 0,3 per cento nel 2019. Il debito toccherà un picco del 133 per cento quest’anno per poi calare al 131,4 per cento nel 2018 e al 128,8 per cento nel 2019.
La condizione delle famiglie italiane
Tra le notizie meno buone, invece, risaltano i dati dell’osservatorio sul bilancio di welfare delle famiglie italiane. Nonostante la ripresa in atto, secondo questa ricerca, in Italia una famiglia su due non riesce ad accedere a un livello di benessere sufficiente per non essere costretta a rinunce nelle cure mediche, nello studio, nel numero dei figli da far nascere. Viceversa, solo il 30% delle famiglie italiane ha una situazione così solida da potersi pagare le prestazioni che le occorrono, mettendo da parte anche qualche risparmio.
Il “Cambio di paradigma”
Il sociolologo Mauro Magatti, che ha scritto un interessante libro, edito da Feltrinelli, “Cambio di paradigma”, non ha dubbi: “In questa situazione – ha invocato sul Corriere della Sera – è giusto chiedere ai partiti che si apprestano a cominciare una lunga campagna elettorale di dire chiaramente come pensano di risolvere il rebus che abbiamo davanti: interrompere il ‘decalage’ intergenerazionale riattivando la crescita senza far finta di non sapere che ciò non basterà per placare il grido di rabbia che sale da ampie parti del corpo sociale; soprattutto se non si metterà mano a quelle riforme strutturali che il Paese aspetta da anni”.
Una legge di Bilancio con scarse risorse
Purtroppo, il testo della legge di Bilancio non aiuta in questo senso, perché è caratterizzato da un’oggettiva scarsità di risorse disponibili per il 2018. “Una legge – scrive Enrico Marro sul Corriere della Sera – ipotecata fin dal principio di scongiurare l’aumento dell’Iva, disinnescando le cosiddette clausole di salvaguardia: uno sforzo che ha impegnato quasi 16 miliardi di euro sui 22 della manovra finanziaria per l’anno prossimo, lasciando peraltro da cancellare l’aumento Iva per gli anni successivi. Manovra che, quindi, assolto il compito di evitare un incremento delle tasse che lo stesso governo aveva deciso fittiziamente l’anno prima per rassicurare la Commissione europea sulla tenuta dei conti, lascia lo spazio di una manciata di miliardi per qualche intervento a sostegno della crescita e dei più bisognosi. Insufficienti, forse, su entrambi i fronti”.
Premiare gli investimenti
È fondamentale realizzare programmi strategici utili a determinare un assetto socio-economico differente da quello ereditato negli ultimi anni. Ma per farlo ci vogliono risorse: “Ciò vuol dire – spiega bene il sociologo Magatti proprio nel suo ultimo libro – promuovere e premiare gli investimenti, materiali ed immateriali, privati e pubblici, l’imprenditorialità, la partecipazione civica e sociale, la ricerca, l’innovazione, non solo tecnologica, ma anche dei modi di vivere, di abitare, di educare, di curare; combattere gli sprechi, la corruzione e tutto ciò che si limita ad estrarre valore dalla collettività; garantire una più equa redistribuzione delle risorse nella logica del riconoscimento delle tante forme di contribuzione; innovare profondamente la tassazione rendendo una leva premiale nei confronti di tutti i contributori; riconoscere la centralità della capacitazione attraverso un’azione di innovazione profonda del sistema educativo nel suo insieme”.
La prossima legislatura
Si tratta di una strategia di cui dovrà farsi carico compiutamente la politica nella prossima legislatura incalzata dai diversi corpi intermedi presenti nel nel Paese, rappresentativi di interessi, a partire dai sindacati.