Il referendum contro i megastipendi e i bonus milionari ieri ha stravinto: indignati dall’avidità di top manager che hanno incassato somme astronomiche, gli svizzeri hanno oggi lanciato un segnale chiarissimo sostenendo con uno storico 67,9% % di voti l’iniziativa popolare lanciata da un piccolo imprenditore per porre un freno alle ‘retribuzioni abusive’ e vietare liquidazioni e ‘paracaduti’ dorati per i vertici delle aziende quotate in Borsa.
Il testo del quesito – battezzato “Iniziativa Minder”, dal nome del principale proponente, Thomas Minder – non riguarda che le società quotate in Borsa e prevede anche il divieto delle buonuscite o dei bonus di entrata (“golden hello” e “golden goodbye”) oltre che i bonus previsti nei contratti di vendita o acquisizione di una società; il mancato rispetto del divieto verrebbe punito con il carcere a un’ammenda pari a sei anni di salario.
Il referendum è stato ostacolato dal governo elvetico, dai partiti, dalla Confindustria e persino da alcuni sindacati, preoccupati dalla possibile ricaduta sull’occupazione: l’esecutivo ha presentato un progetto alternativo, meno riformatore, ma che a suo dire “non mette a rischio il successo economico del Paese” e che si applicherebbe a tutte le società anonime, non solo quelle quotate in Borsa.
Minder aveva lanciato la sua proposta nel 2006 e sono stati necessari sette anni per procedere dopo che il Parlamento aveva fatto di tutto per cercare di opporsi: per l’applicazione sarà necessario attendere almeno un anno, il tempo necessario per la redazione e approvazione del relativo progetto di legge; se il referendum fosse stato bocciato sarebbe stata la riforma