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Come misurare il merito in politica?

Esiste una formula del merito in politica?
E’ questo l’obiettivo di “Addio Cencelli. Come misurare il merito in politica” (Armando Curcio Editore) scritto a quattro mani da Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia, e Michele Ruschioni, giornalista e comunicatore e recentemente presentato alla Stazione Termini di Roma in un incontro con gli autori ed i giornalisti Elena Barlozzari, Giorgio La Porta ed Andrea Picardi.
Il manuale è impreziosito da una prefazione firmata da Giorgia Meloni, e concluso con interviste a Massimiliano Cencelli, alla ex deputata Souad Sbai, all’ex sottosegretario Guido Crosetto e a Vittorio Sgarbi.

Partiamo dalla base.
La “mappa” della competizione elettorale è sempre più difficile da descrivere.
Con la trasformazione dell’essenza stessa della politica -dalle grandi narrazioni di massa al “partito-selfie”- le categorie stesse di “partito”, “movimento” e “responsabilità” perdono senso in un continuo perpetuarsi di un ceto politico autoreferenziale percepito come lontano dagli interessi comuni.
Se la generazione della Prima Repubblica considerava l’impegno politico come onnivoro, i partiti sono ormai considerati dei comitati d’affari.
L’Edelman Trust Barometer mostra come la fiducia nei confronti di partiti e sindacati siano ormai ai minimi.
Quasi che abbiano perso il loro ruolo storico di “collettori”.
Chi era coinvolto attivamente, non ha aiutato a tenere la situazione in piedi: il legislatore italiano non ha mai attivamente provato a dare ai partiti una democrazia interna ed un sistema di selezione competitivo.
L’abolizione del finanziamento pubblico e la stretta al finanziamento privato legano la propria carriera a fattori diversi dal merito, come la vicinanza al leader.
Gli autori ne raccontano gli ideal-tipi: esiste il figlio d’arte, ossia Renzo Bossi; oppure chi dimostra fedeltà al capo, come Nicole Minetti.
Che fare, allora?
Trovare parametri oggettivi.
Se la politica ha dei “linguaggi” e dei “codici”, è possibile allora “craccare” e estrapolare fattori chiave.
Da una parte, i trascorsi di una persona, la sua affidabilità, la capacità di attrarre consenso, la sua intelligenza, la capacità di innovazione, le idee, il carattere, l’impegno e la produzione.
Che vanno sommati fra loro e moltiplicati per l’onesta.
Ma se uno dei parametri è zero, l’equazione è nulla.

La politica necessita di metodo.
Parliamoci chiaro: nessuno fa politica per un semplice gusto di partecipazione.
Alla base di qualsiasi esperienza politica esiste il desiderio di trasformare le proprie idee in attività concrete, facendosi interpreti di un’azione di governo che sia in linea con i nostri valori e la nostra visione del mondo.
Dalla politics alla policy.
Per questo, strumenti e certezze maggiori sono necessarie alla vita democratica, per evitare l’impoverimento della classe dirigente e l’emersione di fenomeni estremi. Pena il declino dei movimenti e dell’intera democrazia.


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