Sono iniziate con una preghiera alle 9.30 di questa mattina nell’aula nuova del Sinodo in Vaticano, le congregazioni generali dei cardinali, riunioni pre-Conclave allargate tanto ai cardinali elettori (115) quanto agli ultraottantenni (92). Non tutti, però, erano presenti e anche tra i porporati con meno di 80 anni alcuni non sono ancora arrivati a Roma. I cardinali affronteranno in questi giorni, sotto la guida del decano del collegio cardinalizio Angelo Sodano, tutti i temi sul tappeto per la Chiesa cattolica. Non c’è un’agenda prefissata e non è prevista oggi una discussione sulla data del Conclave, che comunque non dovrebbe aprirsi prima dell’11 marzo. La decisione verrà prevedibilmente votata a maggioranza. La prima congregazione generale dei cardinali in Vaticano si è conclusa poco prima delle 13, mentre la seconda è fissata per questo pomeriggio a partire dalle 17.30.
I presenti
Alla prima congregazione erano presenti 142 cardinali sull’insieme del collegio di 207. Assenti 65. “Degli elettori erano presenti in 103, il che significa che mancano ancora alcuni elettori che sono previsti questo pomeriggio, domani mattina e così via”, ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. I cardinali elettori presenti dovrebbero essere, salvo defezioni, 115, assenti dunque 12. Mancano ancora all’appello l’egiziano Naguib, il libanese Rai, i tedeschi Meisner, Lehman, e Woelki, lo spagnolo Rouco Varela, i polacchi Grocholewski e Nicz, il vietnamita Pham Minn-man, il senegalese Sarr, il ceco Duka, e Tong di Honk Kong. Estratti stamane a sorte come assistenti del camerlengo, cardinale Tarcisio Bertone, per i primi tre giorni di congregazioni generali, sono stati i cardinali Giovanni Battista Re (ordine dei cardinali vescovi), Crescenzio Sepe (ordine dei cardinali presbiteri) e Franc Rodé (ordine dei cardinali diaconi).
L’arrivo dei cardinali
Gli statunitensi sono arrivati su un unico pulmino che è sceso puntuale dal North American College sul Gianicolo. Molti sono arrivati in auto blu, finestrini oscurati, e sono scesi solo all’interno del Vaticano. Qualcuno ha preso il taxi. Molti cardinali da oggi impegnati nelle congregazioni generali che precedono il Conclave sono arrivati prima dell’ora di inizio, le 9.30, a piedi, chi da solo, chi in coppia, tutti assediati da giornalisti e troupe televisive.
Il cardinale argentino Jorge Bergoglio, gesuita, contendente di Joseph Ratzinger al Conclave, è uno dei pochi che non ha indossato la papalina rossa, ha attraversato la folla di cronisti a passi svelti e solo pochi lo hanno riconosciuto. Gli italiani Dionigi Tettamanzi e Giuseppe Betori sono stati inseguiti dai giornalisti ma non hanno rilasciano dichiarazioni. E’ stato prodigo di dichiarazioni invece l’arcivescovo di Parigi André VIngt-Trois, che ha aspettato una mezz’oretta nell’area accanto all’ex Santo Uffizio, a pochi metri dalla cancellata sorvegliata dalle guardie svizzere. Il Conclave sarà lungo? “Dipende dal lavoro che faremo nelle congregazioni generali”. Il suo nome appare tra i papabili. “E’ un errore”, risponde sorridente.
Si sono fermati per qualche battuta il messicano Norberto Rivera Carrera e lo spangolo Carlos Amigo Vallejo. L’italiano Giuseppe Versaldi è arrivato in coppia con il portoghese José Saraiva Martins. “Andiamo per riflettere e pregare”, ha affermato Versaldi, “la Chiesa non ha colori, non è bianca occidentale, nera africana o gialla asiatica”, ha detto Saraiva. Il prossimo Papa sarà italiano? Sariva ha ridacchiato, Versaldi ha minimizzato: “Ci mancherebbe che ci fosse una discriminazione verso gli italiani…”.
Angelo Scola è arrivato con segretario e portavoce, il brasiliano Pedro Odilo Scherer con i connazionali Geraldo Agnello Maiella e Raymundo Damasceno Assis, poco dopo si sono aggiunti Claudio Hummes Joao Braz de Aviz. L’austriaco Christoph Schoenborn è arrivato in un’auto van, l’hondureno Oscar Rodriguez Maradiaga ha abbassato il finestrino della sua macchina prima di essere assaltato da una troupe televisiva. A passi svelti è entrato in Vaticano Reinhard Marx.
Quanto dureranno le congregazioni? “Non lo so, iniziamo ora”, e sfila via.
Il giuramento
Dopo l’intervento di saluto del cardinale decano Angelo Sodano i 142 cardinali presenti hanno prestato giuramento: “Noi Cardinali di Santa Romana Chiesa, dell’Ordine dei Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo, tutti e singoli, di osservare esattamente e fedelmente tutte le norme, contenute nella Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, e di mantenere scrupolosamente il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo abbia attinenza con l’elezione del Romano Pontefice, o che per sua natura, durante la vacanza della Sede Apostolica, postuli il medesimo segreto”. “Prometto, mi obbligo e giuro”, ha detto ogni cardinale, secondo quanto previsto al numero 12 della costituzione apostolica ‘Universi Dominici Gregis’. E, ponendo la mano sopra il Vangelo: “Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli, che tocco con la mia mano”.
Interventi densi e precisi
A conclusione della prima congregazione generale in Vaticano, si è svolta dalle 11.45 alle 12.30, stamane una discussione aperta alla quale sono intervenuti ben 13 cardinali. “Interventi brevi, densi, molto precisi”, ha riferito il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, “che stamane, come anche auspicato dal cardinale decano, miravano a dare un’idea sull’organizzazione di questi giorni, come vivere e organizzare i temi e il calendario dei giorni che vengono”. Ad esempio, “è ancora aperta la questione se ci saranno riunioni solo alla mattina o anche il pomeriggio, dipenderà dalla congregazione dei cardinali”. Più in generale, c’è stata una “atmosfera di grande serenità e costruttività, desiderio di partecipare attivamente e lucidamente a questo tempo di discernimento così importante sulla situazione della Chiesa nel mondo e su criteri di scelta del nuovo pastore a capo della Chiesa”. Un appuntamento “positivo e promettente di un cammino intenso”.
Priorità e limiti per i cardinali americani
Lo scandalo della pedofilia “è una questione importante nella mente e nel cuore di molti di noi”. Così il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago, in un briefing organizzato dalla conferenza episcopale Usa al ‘North American College’ sul Gianicolo a conclusione della prima mattinata di congregazioni generali.
“Ci sono stati abusi compiuti da sacerdoti, a volte da vescovi, e vescovi che non hanno affrontato il problema”, ha ammesso il porporato americano nel secondo briefing dall’inizio della sede vacante. “Abbiamo adottato una linea di ‘tolleranza zero’, ci abbiamo messo un po’ di tempo ad applicarla, ma adesso è pacifica non solo nelle norme degli Stati Uniti ma in tutta la Chiesa”, ha detto George, secondo il quale “è ormai il profondo convincimento dei pastori che questo tema va continuamente affrontato, non tanto perché succede ancora, perché le statistiche mostrano che ci sono molti meno casi, ma perché le vittime ci sono ancora”. E il prossimo Papa non potrà non tenerne conto.
“L’unico limite temporale che abbiamo in testa è la Settimana Santa, per la quale vorremmo essere tornati nelle nostre diocesi”, ha aggiunto il cardinale americano. E rispondendo ad una ulteriore domanda sullo stesso tema, il porporato ha detto: “Vorremmo tutti avere un Papa per Pasqua, ma non sappiamo ancora la data del Conclave”.
Il porporato sudafricano e le priorità per la Chiesa
Il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban (Sudafrica), ritiene che le congregazioni generali iniziate oggi in Vaticano debbano affrontare tutte le questioni sul tappeto per la Chiesa cattolica, compresa la “ricostruzione della credibilità”, la riforma della Curia romana e la vicenda Vatileaks, e sottolinea che la maggior parte dei porporati arrivati a Roma vuole approfondire i problemi senza fretta. Arrivando, magari, a eleggere in Conclave un Papa giovane (“dai 60 ai 65 anni”) e proveniente dalle “Chiese vive” dei paesi più poveri.
La prima riunione delle congregazioni generali, questa mattina, è andata “molto bene”, ha detto il porporato interpellato dai giornalisti all’uscita del Vaticano. Alcuni cardinali hanno chiesto di avere accesso al rapporto su Vatilekas? “Non ancora in questa forma”, ha risposto il cardinale francescano. Verrà fuori? “Sono sicuro che prima di fare una buona decisione dovremmo fare alcune informazioni su di esso”. Per il porporato sudafricano, prioritario per la Chiesa è “costruire a partire dalle fondamenta di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che sono molto semplici: riconciliazione, perché il mondo ne ha bisogno, rinnovamento della fede, in modo che la gente capisca cosa è la fede, e ricostruire la credibilità della Chiesa, portandola ad essere veramente testimone di Gesù Cristo e del suo messaggio. Credo che ciò che è venuto fuori al sinodo di ottobre sia ancora attuale”. La riforma della Curia? “Naturalmente ciò rientrerà in questo quadro”. Avete discusso del cardinale scozzese Keith O’Brien, che ha rinunciato al Conclave travolto da uno scandalo di molestie omosessuali? “No, non era l’occasione per discutere di questioni personali”. Capiterà nei prossimi giorni? “E’ possibile”.