A quasi cinque mesi dalla rimozione dalla carica di prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Gerhard Ludwig Müller non ha cambiato idea: le “mie esperienze negative degli ultimi mesi” restano tutte, il senso di aver subìto una profonda ingiustizia c’è ancora. Soprattutto perché – dice a Massimo Franco in un lungo colloquio riportato oggi dal Corriere della Sera – “il Papa mi confidò: ‘alcuni mi hanno detto anonimamente che lei è il mio nemico’ senza spiegare in qual punto”. Rincara la dose, il teologo tedesco: “Dopo quarant’anni al servizio della chiesa mi sono sentito dire questo. Un’assurdità preparata da chiacchieroni che invece di instillare inquietudine nel Papa farebbero meglio a visitare uno strizzacervelli”.
“LA CHIESA E’ OGGI PIU’ DEBOLE”
Müller fa capire come la divisione dentro la chiesa sia assai profonda, anche se non più di quanto lo fosse negli anni di Benedetto XVI: “Però la vedo più debole. Fatichiamo ad analizzare i problemi. I sacerdoti scarseggiano e diamo risposte più organizzative, politiche e diplomatiche che teologiche e spirituali”. C’è qui un sottile ma chiaro riferimento al moltiplicarsi di incarichi curiali dati a esponenti della diplomazia, cosa che il prefetto emerito della congregazione per la Dottrina della fede da sempre va criticando.
IL DIALOGO “CHIARO E SCHIETTO” CHE MANCA
Ma c’è di più, perché il cardinale tedesco avverte che nel lungo periodo questa frattura potrebbe produrre uno scisma: “Attenzione, se passa la percezione di un’ingiustizia da parte della curia romana, quasi per forza di inerzia si potrebbe mettere in moto una dinamica scismatica, difficile poi da recuperare. Credo che i cardinali che hanno espresso dei dubbi sull’Amoris laetitia, o i 62 firmatari di una lettera di critiche anche eccessive al Papa vadano ascoltati, non liquidati come ‘farisei’ o persone brontolone. L’unico modo per uscire da questa situazione è un dialogo chiaro e schietto”.
LE ACCUSE AL “CERCHIO MAGICO DEL PAPA”
E qui c’è un problema: “Ho l’impressione – dice Müller – che nel cerchio magico del Papa ci sia chi si preoccupa soprattutto di fare la spia su presunti avversari, così impedendo una discussione aperta ed equilibrata. Classificare tutti i cattolici secondo le categorie di ‘amico’ o ‘nemico’ del Papa, è il danno più grave che causano alla chiesa”.
SCALFARI LODATO E “IO DIFFAMATO”
Ce n’è anche per Eugenio Scalfari: “Uno rimane perplesso se un giornalista ben noto, da ateo si vanta di essere amico del Papa; e in parallelo un vescovo cattolico e cardinale come me viene diffamato come oppositore del Santo Padre. Non credo che queste persone possano impartirmi lezioni di teologia sul primato del Romano Pontefice”.
LA SILICON VALLEY DELLA CHIESA
“Oggi – nota ancora il cardinale – avremmo bisogno più di una Silicon Valley della chiesa. Dovremmo essere gli Steve Jobs della fede, e trasmettere una visione forte in termini di valori morali e culturali e di verità spirituali e teologiche. Non basta la teologia popolare di alcuni monsignori né la teologia troppo giornalistica di altri. Abbiamo bisogno anche della teologia a livello accademico”.
VA BENE ASCOLTARE TUTTI, MA…
Benché si smarchi da chi lo vorrebbe “a capo di un movimento contro il Papa” (“io non lo farò mai. Credo nell’unità della chiesa e non concedo a nessuno di strumentalizzare le mie esperienze negative degli ultimi mesi”), qualche critica al Pontefice si legge nel colloquio: “Ho la sensazione che Francesco voglia ascoltare e integrare tutti. Ma gli argomenti delle decisioni devono essere discussi prima. Giovanni Paolo II era più filosofo che teologo, ma si faceva assistere e consigliare dal cardinale Ratzinger nella preparazione dei documenti del magistero”. Ecco che torna, di nuovo, il riferimento a quel “cerchio magico” che circonderebbe Francesco.