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Dal fascismo a Grillo. I populismi visti da Gideon Rachman

Una disoccupazione galoppante dopo una terribile crisi finanziaria, e sempre più movimenti populisti sulla scena politica europea: sembrano molte le somiglianze fra l’attuale crisi economica in Europa e quella che negli anni ’30 aprì la strada a fascismo e nazismo. Ma le due epoche sono davvero così simili? A chiederselo, nella sua pagina dei commenti, è oggi il Financial Times, che attraverso la penna del suo columnist Gideon Rachman conclude che “se si scava appena un po’ di più il paragone appare superficiale”.

In effetti, scrive Ft, nel 1929 da appena 12 anni era finita la Prima Guerra Mondiale, in cui erano morti circa il 40% degli uomini fra 19 e 21 anni in Francia e Germania: in tutta Europa morirono oltre 10 milioni di soldati e milioni furono mutilati. Mussolini andò al potere ben prima della Grande Depressione e quando questa infine colpì il Vecchio continente, il ‘welfare state’ era del tutto simbolico in quasi tutti i paesi d’Europa, il che fece sì che i contraccolpi economici sulle masse fossero terribili.

Ora, prosegue il quotidiano britannico, soltanto la Grecia ha visto un aumento considerevole del sostegno ai partiti di estrema destra come Alba Dorata o di sinistra come Syriza – che pure restano all’opposizione. Altrove, perfino nella Spagna della disoccupazione giovanile al 50%, in partiti al potere restano quelli tradizionali, mentre – precisa – l’aumento dell’indipendentismo in Catalogna è un “fenomeno serio” e non va confuso con l’estremizzazione dei movimenti nella politica spagnola degli anni ’30 – franchismo e anarchismo.

In Italia, invece, la grande novità è il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che “ha uno stile assai diverso da quello dei fascisti”. Mussolini, ricorda Rachman, “era militarista e pomposo, mentre il marchio di fabbrica di Grillo è l’informalità e l’umorismo”. E, cosa forse ancor più importante, “non ha mai respinto la democrazia come sistema”. Pur essendo il fenomeno più rilevante di “comico in politica”, Grillo non è del tutto isolato. Anche in Islanda, paese la cui economia è stata devastata dalla crisi del 2008, il nuovo sindaco di Reykjavik è il comico Jon Gnarr, noto per il suo antiproibizionismo.

L’aspetto positivo dei comici in politica è che “possono comporre la rabbia con lo humour” e rilanciare con proposte non convenzionali quando gli orizzonti sembrano oscuri. Tuttavia, quando i “clown” (espressione che nei giorni scorsi ha creato non poche polemiche, ndr) della politica arrivano davvero al potere, “si trovano di fronte a scelte decisamente poco divertenti”. E per questo, probabilmente, Grillo finora ha respinto le profferte di partecipare a governi di coalizione. Certo, le ricette economiche di Grillo sono molto radicali, e tanti nell’establishment politico le prendono come scherzi di cattivo gusto. “Ma”, conclude Ft, “se non riusciranno a trovare un modo di andare avanti che sembri più attraente di altri cinque anni di austerità, Grillo e i suoi imitatori potrebbero ridere per ultimi in Italia”.



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