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Berlusconi e il programma del centrodestra

Berlusconi, atlantismo, biotestamento, ippolito, bipolarismo

Con la campagna elettorale ormai in corso, tutte le forze politiche si apprestano a presentare sui media non soltanto le proprie alleanze ma anche i relativi programmi.
E così è stato anche per Forza Italia. Silvio Berlusconi ha deciso di farlo anche con un’intervista su Tgcom, dove non solamente si è esibito come guida indiscussa del suo partito, ma ha proposto se stesso come pilota della coalizione di centrodestra, la quale, in questo frangente, è avvantaggiata nei sondaggi.

Il suo Albero della Libertà, come egli ha rappresentato in modo simbolico i diversi temi, prevede delle radici e un arbusto ramificato. Le prime sono i valori cristiani e quelli occidentali che contraddistinguono il Ppe. Il secondo, invece, sono le diverse declinazioni che il programma per le nazionali del 2018 prevede.
Innanzitutto la questione, sempre cara a Berlusconi, delle tasse. Egli ha caldeggiato l’idea dell’aliquota unica fiscale (qui l’approfondimento di Formiche.net), volta a liberare da oneri eccessivi il cittadino, effettivamente oggi vessato più che mai da imposte e tributi iniqui di ogni genere. Su questo punto l’accordo con la Lega di Matteo Salvini sembra molto sensibile.

Anche dal punto di vista della politica nazionale e internazionale, ritornano le classiche tesi moderate da sempre sostenute da Forza Italia: revisione dei rapporti tra Europa e Italia, soluzione del problema immigrazione attraverso l’impegno dell’Unione a favore dei Paesi africani, iniziativa che sia in grado cioè di fermare ab origine i flussi, e istituzione di un reddito di dignità, il quale, mediante l’aumento delle pensioni a mille euro, possa rallentare la piaga sociale della povertà.

Si tratta di cose già affernate, le quali tuttavia non è meno importante che siano nuovamente al centro delle linee guida del centrodestra. A queste sarebbe importante aggiungere una chiara intenzione ad affrontare la questione della natalità con una potente politica economica per le famiglie e una presa di posizione altrettanto forte sulle dirimenti questioni etiche: vale a dire no a Biotestamento e difesa della vita umana contro eutanasia e accanimento terapeutico, quest’ultimo principio costitutivamente inseparabile dalle radici dell’umanesimo cristiano occidentale.

Infine no alla formula dello Ius Soli come trasformazione senza garanzie nazionali della cittadinanza.
D’altronde tutte le ricette che da sempre Berlusconi sostiene sono sicuramente obiettivi percepiti come validi dalla gente comune, come, ad esempio, una riforma della giustizia che preveda almeno di non poter essere processati di nuovo dopo un’assoluzione in primo grado, e così via.

Dal punto di vista strettamente politico, invece, oltre all’alleanza che Fi prevede di mantenere e rafforzare a destra con Salvini e Giorgia Meloni, vi è la consapevolezza del rischio rappresentato oggi dal M5S, unico vero avversario del centrodestra in questa partita elettorale 2018.
Evitare che i Grillini vincano, a causa di un’astensione consistente dei moderati al voto, è esattamente il fine ultimo che Berlusconi dovrà in tutti modi raggiungere.

La speranza del Cavaliere, in sostanza, è che Forza Italia possa essere maggioritaria tra i suoi partners, e che la coalizione nel suo insieme possa essere vincente rispetto a centrosinistra e Grillini. Anche se è chiaro fin da ora che se la ciambella non dovesse riuscire perfettamente col buco, l’interlocutore di Berlusconi non potrà essere in alcun modo Luigi Di Maio, ma Matteo Renzi.

L’ultimo aspetto di rilievo è l’apertura manifestata nelle ultime ore nei riguardi di liste collaterali, le quali verrebbero a costituire una specie di quarta gamba preziosa del centrodestra, dando al gruppo di AP che non decidesse di andare con il Pd un approdo possibile nell’alleanza moderata. Aprire un varco al centro è, in definitiva, molto importante anche per la destra, sia in termini di voti e sia in chiave strategica, dato che, alla fine, se maggioranza di centrodestra in Parlamento sarà, sarà di certo con numeri limitati.

Berlusconi, tuttavia, è stato molto attento a non dare rassicurazioni a nessuno dei suoi: apertura sì, ma anche vincolo di mandato, onde limitare l’antica tentazione mai sopita del trasformismo parlamentare. Dietro l’enfasi di positività, non c’è, quindi, da stare molto tranquilli per i deputati e i senatori uscenti di Forza Italia: Berlusconi ha già dichiarato che il ricambio sarà massiccio specialmente nelle sue fila.
E questo è davvero auspicabile, visto che una nomenclatura non di statisti che stenta a rinnovarsi costituisce un garantito fattore d’impopolarità



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