L’editoriale di “Fabbrica società” il giornale della Uilm che sarà on line da lunedì 18 dicembre
Il dossier sulla siderurgia rimane al centro dell’attenzione dei sindacati metalmeccanici ed in cima agli impegni del governo nonostante il prossimo scioglimento delle Camere in vista delle elezioni politiche previste per il 4 marzo 2018.
LE NUOVE CONVOCAZIONI AL MISE PER ILVA
Lo dimostra la doppia convocazione per il 22 dicembre e per il 10 gennaio, avente per oggetto l’Ilva, inviata dal dicastero dello Sviluppo Economico, ai Commissari straordinari del gruppo stesso, al management di “Am InvestCo Italy Srl”, ai dirigenti del ministero del Lavoro e alle organizzazioni sindacali. Nell’appuntamento di questo mese le parti si confronteranno sui piani industriale ed ambientale, mentre in quello di gennaio sulle diverse unità produttive. Le riunioni sull’Ilva faranno seguito a quelle previste il 14 dicembre, sempre presso il ministero romano ubicato in via Molise, sulle prospettive delle acciaierie ternane e su quelle dello stabilimento Alcoa di Portovesme in Sardegna. Per non dimenticare, poi, l’incontro tra governo, azienda ed istituzioni locali, ancora su Ilva, fissato per il 20 dicembre al Mise medesimo.
LA SINERGIA TRA GOVERNO E SINDACATI
Insomma, la siderurgia vera questione nazionale e struttura portante di una politica industriale necessaria per garantire la crescita economica del Paese. Una scelta che l’esecutivo ed i sindacati stanno dimostrando di condividere, convinti che la salvaguardia degli investimenti pubblici e privati a sostegno della produzione di acciaio in Italia rappresenti la via maestra per uscire dalla crisi. Mai come ora è importante sostenere la crescita sostenibile agevolando, come è possibile nella vicenda dell’Ilva, gli investimenti privati, anziché opporsi con ricorsi amministrativi, come hanno fatto le istituzioni locali di Taranto e della Regione pugliese invocando il rispetto formale della legge.
Agire per assicurare un futuro all’Ilva e a chi ci lavora è un’azione indifferibile, perché può determinare un irrobustimento delle dimensioni dell’impresa medesima, un’apertura di rilievo nei confronti dei mercati internazionali, un dinamico miglioramento nella specializzazione industriale attraverso buone pratiche consolidate. E può, soprattutto, aiutare il Paese che economicamente è sempre più divergente dal resto d’Europa: se gli altri corrono noi ora camminiamo. Sciogliere i nodi che ancora stringono il divenire del più grande gruppo siderurgico nazionale significa modernizzare le fondamenta tecnologiche attuali, migliorare la gestione organizzativa, ampliare le competenze per riuscire a reggere la competizione sui mercati internazionali. Una buona intesa tra sindacati ed azienda rappresenterebbe il necessario coinvolgimento dei lavoratori nel sistema delle relazioni industriali indispensabile per uscire dal vicolo cieco della “empasse” che va superata una volta per tutte.
CONTINUARE A PRODURRE BUON ACCIAIO
Oggi la produzione industriale è ancora inferiore a quella di dieci anni fa di ben 18,6 punti percentuali. Per accrescere la produttività, in particolare nel settore manifatturiero, va bene insistere sull’innovazione e sulle nuove tecnologie, ma bisogna prima di tutto continuare a produrre buon acciaio all’interno dei confini nazionali. L’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa e solo una continuità produttiva di livello siderurgico può permetterle di mantenere questa posizione. L’acciaio, quindi, è la strada maestra da percorrere per riagganciare la crescita, secondo la logica per cui la ricchezza si crea con scelte sostanziali a cui devono seguire azioni possibili. Nella vicenda Ilva occorre perseguire questo obiettivo.