Un gruppo bipartisan di senatori americani ha presentato nei giorni scorsi una nuova proposta di legge che mira a rafforzare la sicurezza informatica delle elezioni degli Stati Uniti a seguito delle interferenze russe denunciate pubblicamente dall’intelligence di Washington.
CHI LO PROMUOVE
Il ‘Secure Elections Act’ – questo il nome dato al provvedimento, già sottoposto all’attenzione del nuovo segretario per la Sicurezza nazionale, l’esperta di cyber security Kirstjen Nielsen - è stato presentato dai senatori repubblicani James Lankford, Susan Collins e Lindsey Graham, e dagli omologhi democratici Amy Klobuchar, Kamala Harris e Martin Heinrich.
CHE COSA PREVEDE
Se fosse approvata, la misura: autorizzerebbe specifiche sovvenzioni per gli Stati da investire nell’aggiornamento della tecnologia di voto obsoleta (i sistemi elettorali sono stati già dichiarati ‘infrastruttura critica’ e, per questo, posti sotto la vigilanza del Dipartimento dell’Homeland Security); creerebbe un programma attraverso il quale un gruppo indipendente di esperti potrà sviluppare linee guida sulla cyber security per i sistemi elettorali che gli Stati potranno attuare, se lo desiderano; e offrirebbe agli Stati le risorse necessarie per attuare le raccomandazioni fatte.
Inoltre, la legislazione punta anche ad accelerare il processo attraverso cui i responsabili ricevono le autorizzazioni necessarie per esaminare le informazioni sensibili sulle minacce e a incaricare il Dhs e altre entità federali di condividere più rapidamente queste informazioni con i funzionari statali competenti.
LA SICUREZZA DELLE MACCHINE DI VOTO
Negli Usa questo pacchetto di azioni viene considerato da più parti fondamentale per mettere in sicurezza le prossime elezioni, soprattutto dopo gli allarmi sui tentativi di Mosca di incidere sulla corsa alle passate presidenziali che hanno incoronato Donald Trump e visto sconfitta Hillary Clinton. Se è vero, infatti, che da un lato è più difficile per gli Stati impedire la proliferazione di fake news (c’è bisogno della fattiva collaborazione dei giganti del web, che a poco a poco e macchia di leopardo stanno iniziando a dare una mano in questo senso), dall’altro i Paesi hanno la possibilità di rendere più sicuri i processi di voto, anch’essi soggetti a una continua e inarrestabile digitalizzazione (il Dhs lamentò che hacker russi presero di mira prima del voto i sistemi elettorali in ben 21 Stati americani e riuscirono a violare i database degli elettori in Arizona e Illinois). Le vulnerabilità, infatti, ci sono, e non sono neppure poche. A luglio scorso, a Las Vegas, durante la conferenza hacker DefCon, gli esperti si sono dedicati a cercare falle nelle voting machine. Nell’occasione, gli esperti hanno dimostrato che era possibile prendere il controllo della macchina in questione in meno di due ore. E hanno sostenuto che, con molta probabilità, fosse possibile fare ciò anche con quelle attualmente in uso (magari con uno sforzo maggiore).