Nel settantesimo anniversario della sua entrata in vigore la Costituzione è “la cassetta degli attrezzi” che deve usare la politica all’indomani delle elezioni politiche del 4 marzo. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno ha ripetuto un concetto già espresso pochi giorni prima nell’incontro di auguri con le alte cariche istituzionali con lo scopo di pungolare i partiti: nella necessità di “preparare il domani”, Mattarella ha ribadito che “il dovere di proposte adeguate – proposte realistiche e concrete – è fortemente richiesto dalla dimensione dei problemi del nostro paese”. E’ dunque il futuro dell’Italia la sua principale preoccupazione per il quale auspica “un’ampia partecipazione al voto” (temendo un’alta astensione come nel recente passato) con particolare riferimento ai diciottenni che voteranno per la prima volta giusto nel centenario della vittoria nella Prima guerra mondiale quando i “ragazzi del ‘99”, i diciottenni di allora, furono mandati nelle trincee.
Non è secondario, riferendosi al voto del 4 marzo, che Mattarella abbia sottolineato l’importanza di aver rispettato “il ritmo, fisiologico, di cinque anni previsto dalla Costituzione”, ulteriore conferma della sua contrarietà a uno scioglimento anticipato delle Camere sul quale si è dibattuto a lungo nei mesi scorsi. Ora, con una “legge omogenea” per Camera e Senato, si apre “una pagina bianca”. A parte passaggi veloci sull’ambiente e sulla sensibilità di Papa Francesco e sui timori per l’arma nucleare (senza citare la Corea del Nord), il presidente, senza dare indicazioni perché “non è il mio compito”, ha citato quello che ritiene il tema più importante: il lavoro, “la più grave questione sociale”. Lavoro per i giovani, ma anche per ogni famiglia.
Mattarella non dimentica mai di citare le popolazioni terremotate del Centro Italia: l’ha fatto anche stavolta con una garbata critica ai ritardi perché gli interventi “presentano talvolta difficoltà e lacune” mentre bisogna continuare in modo sempre più efficiente. In particolare, ha elencato le vittime dell’hotel Rigopiano, dell’alluvione di Livorno e gli abitanti di Ischia anche loro colpiti da un sisma. Nel ricordare le vittime italiane degli attentati di Barcellona, il capo dello Stato ha ringraziato “con le stesse parole di un anno fa” le forze dell’ordine, i Servizi di intelligence, le Forze armate ai quali esprime riconoscenza per la costante vigilanza antiterrorismo.
La chiusura del breve discorso ha accennato ai risultati di una recente ricerca del Censis che evidenziava il rancore che serpeggia in Italia. Mattarella conosce un’Italia diversa da quella “quasi preda del risentimento” di cui si è parlato, un’Italia fatta da chi aiuta gli altri e da chi affronta e supera le difficoltà quotidiane. Ed è tornato così alla responsabilità istituzionale sottolineando che i problemi sono superabili purché tutti facciano la propria parte, “specialmente chi riveste un ruolo istituzionale e deve avvertire, in modo particolare, la responsabilità nei confronti della Repubblica”. Alla vigilia delle urne, un richiamo ancora più pressante.