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Iran, il silenzio di Corbyn sulle manifestazioni scotta

populisti, jeremy corbyn

Ventitré morti e oltre quattrocentocinquanta arresti. È il bilancio – che verrà sicuramente aggiornato – dei giorni di protesa e repressione che hanno caratterizzato la fine del 2017 e l’inizio del 2018 in Iran. La libertà è in ostaggio, internet e social network inaccessibili, piazze gremite e tanti già, ormai, gli esuli, di Teheran. È tutto sempre più cupo, le conseguenze imprevedibili e l’Occidente se ne sta vigile, eppure in alcuni casi troppo silente. Come per la Gran Bretagna laburista.

Il Sun senza mezzi termini ha messo in prima pagina un editoriale in cui condanna il silenzio sulle manifestazioni in Iran di Corbyn. E ha pubblicato un pezzo al veleno, tirando fuori un vecchio video che ritrae il leader della sinistra inglese ad un evento per celebrare l’instaurazione di quel governo contro il quale, oggi, i giovani iraniani perdono la vita nel tentativo di rovesciarlo. Collaboratore – stipendiato – dell’emittente televisiva dell’Iran, prima di diventare il capo del Labour, Corbyn è adesso al centro di una polemica che impazza sulle prime pagine della stampa inglese. La questione dell’Iran è da sempre uno dei suoi talloni d’Achille, ma il suo silenzio è adesso davvero imbarazzante.

Non ha esitato a rimproverarglielo Nigel Farage in un intervento radiofonico alla LBC, non perdendo occasione, poi, di ricordare agli ascoltatori come Corbyn sia stato presidente dell’organizzazione ‘Stop the War Coalition’, quella che considera la Repubblica islamica “come un’amica nella lotta per liberare la Palestina”.
Il legame di Corbyn con l’elemento filoislamista è sicuramente qualcosa che rima con il silenzio di questi giorni, eppure, allo stesso tempo, secondo l’Indipendent, “una piaga che si allarga nella sua storia politica e che potrebbe avere un impatto drammatico sulla possibilità di vincere le prossime elezioni inglesi”.

Dov’è il lato sinistro di Corbyn nella difesa dei diritti umani e la denuncia delle repressioni sporche di sangue del regime in Iran?
Gli editorialisti inglesi, persino i più progressisti, sono scettici e si domandano fino a quando Corbyn potrà resistere senza denunciare l’estremismo islamico. Per il Sun il paladino della sinistra dura e pura, a cui si stanno ispirando anche alcuni movimenti politici in Italia, è tutto sommato coerente con il suo ‘spirito guida’. Dopotutto il regime iraniano è “anti-Occidente”, e da “cheerleader dell’Iran in Inghilterra” quale è, non ci si poteva aspettare altrimenti. E per il Times, il silenzio di Corbyn, è semplicemente la prova del nove di contorsioni intellettuali sintomo di una visione del mondo “in cui l’America è sempre il nemico”.

Pacifista, anti-monarchico, eurotiepido, socialista, Corbyn è da sempre contro tutto. Odia Israele, come tutto l’establishment radical chic della sinistra europea, è innamorato di Hamas e del regime venezuelano e detesta la monarchia inglese, ma non quanto gli Usa. L’aria triste, quelle occhiaie marcate dai rari sorrisi storti e quell’atteggiamento da professore sessantottino, sono la cifra di un leader politico commosso dal “Death to America” che è stato il sentimento che ha guidato la rivoluzione di Khomeini. La rivoluzione iraniana che nel 1979 trasformò il Paese in una repubblica islamica, ma che per i suoi sostenitori di sinistra fu una battaglia tranquillamente laica.

Allora come oggi quella rivoluzione è uno spettacolo di orrori e violenza alla libertà, ma Corbyn tace e, sebbene la stampa oltre la Manica se ne lamenta, infondo non si stupisce più di tanto: essere a sinistra e pro-Iran è mera prova di fede ‘antimperialista’ e ‘antioccidentale’. “Nessun paese incluso questo [il Regno Unito] dovrebbe possedere armi”, ha detto in tempi recenti Corbyn. Ma nel 2004 per il Morning Star scrisse: “L’Iran ha un programma di energia nucleare civile a cui, giustamente, ha diritto. Ed è stato trasformato in una “minaccia” di armi nucleari perché ha l’enorme capacità di distruggere gli Stati Uniti”. Righe ritirate fuori, proprio in queste ore, e che Tom Peck per l’Indipendent, ha voluto commentare così: “finora l’onorevole Corbyn non ha fatto commenti sui disordini in corso in Iran. E l’America, per ora, non è stata ancora distrutta”.

Triste ironia, in giorni cupi, mentre sulle pagine dello Spectator si nota quanto sia curioso tutto questo silenzio del leader dei Labour a cui, di solito, dice, piace schierarsi con gli oppressori, ma che “ha la tendenza a diventare lirico quando si tratta di Iran“.

Qualcuno dai banchi della sinistra italiana, un paio d’anni fa notò che il programma di Corbyn fosse uno dei più femministi in circolazione. Dov’è finito, allora, tutto il femminismo che dovrebbe difendere le ragazze iraniane che si stanno sfilando il velo e per questo muoiono e vengono arrestate?



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