Milano investe nelle startup e i numeri le danno ragione. La piccola Greenrail di Giovanni Maria De Lisi (al centro della foto), nata e tenuta nell’incubatrice di Polihub, il distretto tecnologico del Politecnico, ha infatti appena strappato negli Usa una commessa da 75 milioni di euro. Ad avere impressionato i committenti il brevetto con cui l’italiana si è presentata negli States: una traversa ferroviaria innovativa, tecnologica ma, soprattutto, ecosostenibile.
TUTTI I DETTAGLI
Aggiudicarsi un contratto di quelle proporzioni non è facile per le multinazionali, men che meno per una piccola startup. E infatti a memoria non si ricordano commesse di simili proporzioni andate a tale categoria di imprese. Per la precisione, si tratta di un accordo siglato con l’americana SafePower1, dalla durata di 15 anni, con trattative aperte per 1.800 miglia di rete ferroviaria, capace di fruttare 26 milioni di euro, che diventeranno 75 con le royalties sulle future vendite. Perché, appunto, Greenrail si presenta negli Usa forte di un brevetto rivoluzionario. Da parte sua, SafePower1 si è impegnata a distribuire i prodotti della startup milanese inizialmente in cinque Stati: Illinois, Indiana, Michigan, Minnesota, Missouri e Wisconsin. A giorni si avvierà la fase di progettazione di un impianto industriale dalla capacità produttiva di 600mila traverse l’anno situato a Chicago che entrerà in funzione a fine 2018.
IL BREVETTO CHE HA CONQUISTATO GLI USA
A permettere alla startup italiana di farsi largo in un mercato immenso come quello statunitense, la tecnologia alla base delle traverse ferroviarie Greenrail, costituite da una cover esterna realizzata con una miscela ottenuta da pneumatici fuori uso e plastica riciclata e da una struttura interna in calcestruzzo armato precompresso. In un solo chilometro di linea ferroviaria (pari a 1670 traverse), l’azienda italiana stima il recupero e riutilizzo di 35 tonnellate di gomme e plastiche provenienti dai rifiuti urbani. Ma l’aspetto “verde” probabilmente non è quello che ha incantato gli americani, che non sono certo noti per il rispetto dell’ambiente. La tecnologia alla base del prodotto promette infatti specifiche tecniche superiori se comparate alle traverse ferroviarie tradizionali, tra cui una minore polverizzazione del ballast, una migliore resistenza al fenomeno del gelo e del disgelo che consentono di avere una maggiore durata in opera. In soldoni, richiedono meno manutenzione, meno costi di gestione e durano più a lungo.
UN CAMBIO DI PASSO DOPO 5 ANNI DI VITA
Il contratto milionario consentirà a Greenrail di cambiare passo. Fondata nel 2012, ha “sofferto a lungo per finanziare la ricerca” come ha ammesso al Sole 24 Ore Giovanni Maria De Lisi, amministratore delegato nonché fondatore. “Per anni – continua De Lisi – di noi ho sentito dire: bella azienda, però non fattura. Adesso invece si cambia decisamente passo”. Anche perché, come anticipa il numero uno di Greenrail, oltre al mercato statunitense paiono essersi sbloccate le (ferro)vie di accesso a quello cinese, arabo, kazako e francese. E infatti la startup già cerca personale tecnico e commerciale, o non riuscirà a stare dietro alle commesse.
STARTUP DELL’ANNO
Risulta dunque scontato che Greenrail sia riuscita ad aggiudicarsi il premio #SIOS17 (Startup dell’anno) assegnato nell’ambito dello StartupItalia! Open Summit che si è tenuto il 18 dicembre scorso al Palazzo del Ghiaccio di Milano. Nell’occasione sono state valutate caratteristiche quali: l’innovazione, la solidità dei progetti presentati e le sfide vinte alle spalle.
POLIHUB: “STIAMO CRESCENDO, MA C’E’ ANCORA MOLTO DA FARE”
“Nel 2017 Polihub ha aumentato il portafoglio di startup sia in quantità sia in qualità. Ad oggi incubiamo 113 iniziative, di cui 25 in fase di scaleup, 47 startup e le rimanenti 41 in fase di accelerazione, selezionate in base al livello di innovatività e difendibilità degli asset” ha dichiarato Stefano Mainetti, Amministratore Delegato di Polihub, l’incubatore d’impresa del Politecnico di Milano nel cui vivaio è germogliata anche Greenrail. “Nell’ultimo anno – ha continuato – sono state valutate 1300 idee, sono state accelerate 166 iniziative, che hanno portato a 41 nuovi ingressi nel nostro distretto”. Il fatturato aggregato delle startup incubate è oggi di circa 30 milioni di euro, con una raccolta complessiva di quasi 12 milioni, prevalentemente di provenienza estera, confermando in questo senso la tendenza italiana. In quest’ambito, è stato fondamentale il ruolo ricoperto dalla Fondazione Politecnico di Milano, principale azionista di PoliHub.
L’ITALIA RESTA POCO COMPETITIVA
Tuttavia, anche in questo settore tanto delicato quanto cruciale, l’Italia insegue i competitor stranieri: “Il quadro complessivo – spiega Mainetti – resta deficitario se paragonato agli ecosistemi delle nazioni evolute con le quali l’Italia è obbligata confrontarsi. I capitali investiti in startup non crescono, i Venture Capital sono pochi e faticano a raccogliere capitali. Se guardiamo i numeri proposti dall’Osservatorio sulle Startup High Tech del Politecnico di Milano, nel 2016 i capitali investiti dai Venture Capital italiani hanno addirittura subito una contrazione, da 101 a 80 milioni, e sono solo cresciuti i capitali provenienti dall’estero, da 35 a 92 milioni. Se, per esempio, prendiamo in considerazione Francia o Germania, l’ordine di grandezza dei capitali investiti passa dai milioni ai miliardi di euro”.