In questi mesi è cresciuto il dibattito circa gli effetti economici delle dispute giudiziarie che corrono il rischio di minare il tessuto produttivo italiano, ben prima dell’esito dei doverosi processi. Il famoso cortocircuito legato quasi sempre alla incapacità politica di governare i processi. Bene. Tutto questo per dire che sarebbe stato impensabile immaginare un ex presidente del Consiglio e leader in tempo riformista come Massimo D’Alema inneggiare ad un pubblico ministero perché adotti misure cautelari contro un investimento che peraltro corrisponde ad impegni internazionali del Paese. Ecco invece cosa si legge in un comunicato.
Secondo il candidato di LeU “è opportuno” che i lavori in corso a San Foca di Melendugno (Lecce) per la costruzione del terminale del gasdotto Tap siano “sospesi fino al momento in cui i punti controversi vengano chiariti dall’Autorità Giudiziaria” che sulla realizzazione del gasdotto ha avviato una nuova indagine.
D’Alema auspica anche “che la Procura valuti la possibilità di disporre o di richiedere il sequestro preventivo del cantiere, per evitare che i reati eventualmente commessi possano produrre conseguenze ulteriori, in termini di danni all’ambiente e alla salute verosimilmente irrimediabili”.
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