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Vi spiego perché secondo me Renzi merita un nove. L’opinione di Minopoli

Io a Renzi do nove. In questi ultimi tre mesi ha dimostrato, se c’e n’era bisogno, che è un leader politico con ottime capacità. È riuscito a non essere sommerso da due campagne insidiosissime degli avversari: quella sulle banche e quella sulla “coalizione” mancata con la sinistra degli ex. Ha annullato il colpo del voltafaccia delle due massime cariche istituzionali. Queste due campagne intendevano raffigurarlo come isolato e divisivo.

E invece Renzi, con intelligenza, ha rovesciato il paradigma delle coalizioni. E dell’isolamento. Ha messo in campo la più convincente e affidabile delle “coalizioni”: la squadra di governo. Rovesciando il mantra “dell’uomo solo al comando”.

In fondo è per questo che si vota in una democrazia parlamentare. Inoltre, quando destra e Movimento Cinque stelle si sono abbandonate allo spettacolo del “promessismo” e della demagogia, Renzi ha evitato di inseguirle e di copiarle. Anche correggendo qualche incomprensione delle sue posizioni del passato recente. Il populismo non è di casa nel Pd.

Ancora: quando, con voltafaccia spudorato, Berlusconi e i Cinque stelle hanno dovuto recuperare sul tema dell’Europa e dell’euro, Renzi ha dimostrato, anche con l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa, che l’unico e coerente interprete dell’europeismo è il Pd. E l’Europa ci servirà dopo le elezioni.

Insomma Renzi non si è fatto irretire e isolare. È rimasto in piedi. E oggi sono i suoi avversari a segnare il passo: Berlusconi sa che ha una coalizione in cui metà e più di essa ammicca ai Cinque Stelle; i pentastellati con Di Maio abbondano in manifestazioni di pericolosa incompetenza (Europa, politica economica, vaccini ecc.); il carrozzino di LeU, pomposamente chiamato “campo di centrosinistra” si va vergognosamente sfarinando per contrasti tra i leaderini.

Il Pd, da isolato che era descritto, appare oggi un polo di squadra, competenza e affidabilità. Il suggello Renzi lo ha messo con le liste: non ha consentito il Cencelli, ha contrastato le pretese delle burocrazie, ha imposto la priorità dei volti nuovi e non si è piegato ai ricatti burocratici dei capicorrente.

Dopo un anno di “tutti contro Renzi”, in cui si è fatto ricorso a tutto – scissione, complotti, attacchi della stampa – Renzi non solo è in piedi ma è, oggi più che mai, il leader del Pd. Niente male. Chapeau. Voto nove. Anzi: dieci.



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