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Il ballottaggio tra Grasso e Schifani al Senato

La partita al Senato si è giocata su una manciata di voti e la terza votazione ha portato al ballottaggio. Sono stati infatti 122 i voti certi per Piero Grasso, il candidato del Pd alla presidenza del Senato: 109 Pd, un valdostano, sette di Sinistra e Libertà, cinque su sei degli eletti nelle varie liste Svp o miste Pd-Svp o Pd-popolari trentini. Il sesto, Vittorio Fravezzi, è un montiano che dovrebbe seguire le scelte dei neocentristi. Nel centrodestra c’è qualche speranza, in realtà, su due senatori autonomisti altoatesini, Karl Zeller e Hans Berger, ma dal centrosinistra garantiscono: con Svp c’è un accordo organico.

Renato Schifani, già presidente del Senato nella scorsa legislatura e candidato del Pdl, ha potuto contare sui 117 voti della coalizione di centrodestra (99 Pdl, 17 Lega nord e uno di Grande Sud).

Al quarto turno, quello al quale accedono per ballottaggio i due candidati più votati, quindi verosimilmente Grasso e Schifani, non conteranno i voti del Movimento 5 stelle, perchè i senatori di Beppe Grillo, che al terzo turno rivotano il loro Luis Alberto Orellana, hanno già ribadito anche oggi per bocca del loro capogruppo Vito Crimi l’indisponibilità a far convergere i loro voti su un candidato espressione di altri gruppi.

Saranno quindi decisivi al ballottaggio i voti del gruppo di Mario Monti, che alla terza votazione votano scheda bianca (tra l’altro in caso di pareggio vale l’età anagrafica: vince il più anziano, che è Grasso). Sono 18 eletti in Italia e uno all’estero, più il sudamericano Ricardo Merlo, candidato in una lista che ha fatto un accordo elettorale con i montiani. Contando anche il senatore a vita e premier uscente, potenzialmente possono spostare un blocco di 21 schede.

E infatti al Senato si dà per certo un pressing in corso su qualche eletto della lista Con Monti per l’Italia, che al ballottaggio potrebbe spostarsi su Schifani per impedire il ‘filotto’ Camera-Senato del centrosinistra. Del resto, il segnale inequivocabile che nel Pdl non danno per persa la partita viene dalla presenza annunciata di Silvio Berlusconi alla quarta e decisiva votazione di palazzo Madama.

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