Cambia il mondo, cambia il modo di comunicare e deve, per forza di cosa, cambiare anche l’Agcom. Che proprio in questi giorni compie due decadi, come ricordato ieri pomeriggio da un convegno alla Camera, che ha visto la partecipazione di manager e le più alte cariche dello Stato. Dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al numero uno dell’Authority, Angelo Cardani (nella foto), al presidente della Rai, Monica Maggioni. Passando per l’ad di Poste, Matteo Del Fante e di Tim, Amos Genish, fino al presidente di Open Fiber, Franco Bassanini e di Mediaset, Fedele Confalonieri.
LA SFIDA DEL WEB
Cardani non ha mancato di dare giudizi più o meno pesanti su quanto fatto fin qui dalla politica in materia di comunicazioni. Forse, a sentire il presidente Agcom, ancora troppo poco. Un esempio? Internet, la madre di tutte le sfide. L’Agcom può e deve fare di più. Per questo “il ventennale può rappresentare l’occasione per valutare con serenità l’operato dell’Autorità e, nello scenario digitale e del web, chiedersi se non occorra integrarne la missione e rafforzarne le competenze”. Tradotto, servono più poteri. D’altronde, e Cardani non lo ha nascosto, “la parola chiave della trasformazione e della reazione al cambiamento da parte dell’Agcom dall’inizio del mio mandato, e guardando al futuro, è senz’altro internet”.
L’ATTACCO SULLA BANDA LARGA
Cardani, che per esprimere un parere sul piano Tim per lo scorporo della rete attente da Genish una proposta concreta nero su bianco, ha poi sferrato un attacco piuttosto diretto sui ritardi dell’Italia nella banda larga. Benedicendo al contempo una forma di collaborazione tra i diversi operatori in campo (Telecom e Open Fiber su tutti), in nome della competitività del Paese. “Gli investimenti nelle reti di nuova generazione seppure in ripresa non sono stati sufficienti e devono continuare a crescere nei prossimi anni”, ha attaccato Cardani. Per poi caldeggiare una sinergia dei vari player impegnati sulla banda larga, affinchè uniscano le forze e mettano da parte le divisioni. “Occorre incentivare tutti gli operatori ad investire perché si tratta di una quantità di investimenti che da soli, Telecom o i singoli operatori, non possono realizzare”.
LA VERSIONE DI GENISH
Tra gli interventi in scaletta, anche quello del ceo Tim, Amosh Genish, reduce dall’importante intesa con il governo sullo scorporo della rete. Il manager israeliano ha ribattuto alle affermazioni di Cardani sulla banda larga, affermando come in Italia la situazione non sia poi così tragica come si pensa. L’ex Telecom, ha rivendicato Genish, sta facendo un grande lavoro sulla banda larga, in un orizzonte temporale al 2025. Certo, ha ricordato Genish, se nel frattempo arrivassero regole più snelle per velocizzare gli investimenti… sarebbe meglio.