La campagna elettorale che condurrà al voto del prossimo 4 marzo sta assumendo sempre più i contorni di una sfida tra centrodestra e MoVimento 5 Stelle, con il Partito Democratico a inseguire nella scomoda posizione di terzo incomodo. L’ultimo sondaggio realizzato da Lorien fotografa un quadro politico che va via via delineandosi sempre di più, nel quale il centrodestra si conferma largamente la prima coalizione e i cinquestelle per distacco il primo partito. Ma c’è di più perché – secondo gli italiani ascoltati dall’istituto di ricerca guidato da Elena Melchioni – sono Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio i due leader che più probabilmente vinceranno le elezioni mentre quasi nessuno, a questo punto, crede che a spuntarla possa essere Matteo Renzi.
CHI VINCE E CHI PERDE
A questo proposito Lorien ha elaborato un apposito indice dal quale risulterebbe che gli elettori si stiano ormai sempre più convincendo di una prossima possibile vittoria del Cavaliere. Il 35% degli intervistati ritiene, infatti, che il vincitore di questa tornata elettorale sarà il presidente di Forza Italia: a gennaio questa percentuale si fermava al 24%, ben undici punti più in basso. Secondo con il 25% Di Maio – che ha ottenuto un aumento di 6 punti percentuali – e terzo, ma lontanissimo, Salvini con il 9%. Addirittura fuori dal podio il segretario del Pd: secondo il sondaggio, solo il 7% degli italiani pensa che Renzi possa vincere le elezioni. Una percentuale, quest’ultima, diminuita abbastanza vertiginosamente nel giro di poche settimane: solo a gennaio il leader dem aveva fatto registrare il 14%.
IL VOTO AI PARTITI
Una fotografia che, in fondo, viene confermata dalle percentuali di cui vengono accreditati i partiti. Seppur, ovviamente, con alcune importanti differenze. La forza politica che gode del maggior numero di consensi è il MoVimento 5 Stelle che però – nello spazio intercorso tra le ultime due rilevazioni condotte da Lorien, rispettivamente il 22 gennaio e il 5 febbraio – qualche voto sembra averlo lasciato per strada. Il Movimento guidato da Di Maio è passato dal 29,2 al 28,1%.
In crescita, invece, la coalizione di centrodestra, tuttavia ancora distante da quella soglia del 40% che potrebbe consegnargli la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. In questo senso ad aumentare sono stati in pratica soltanto i consensi di Forza Italia che è passata dal 15,9 al 17,1%. Stabili gli alleati, con la Lega sopra il 12% e Fratelli d’Italia tra il 4 e il 5.
Discorso diverso per il centrosinistra che, in base a quanto emerge dal sondaggio, si fermerebbe al 27%: la coalizione a guida Pd tutta sommata insieme non riuscirebbe dunque a totalizzare, secondo Lorien, i voti del M5s. E i motivi in questo senso sembrano due: da un lato l’inarrestabile emorragia di consensi dei democratici che sarebbero passati dal 25,3% del 22 gennaio al 24 del 5 febbraio e, dall’altro, il mancato sfondamento degli alleati.
Infine Liberi e uguali, che raggiunge il 5,7%. Ma c’è poi anche una sorpresa, stando al sondaggio di Lorien: le percentuali di Potere al Popolo, la formazione indipendente nata alla sinistra di Leu e frutto dell’esperienza in particolare di Rifondazione Comunista. Secondo l’istituto di ricerca, totalizzerebbe il 2,4%.
GLI ELETTORI, IL GOVERNO E LA CAMPAGNA ELETTORALE
Le difficoltà del centrosinistra sembrano peraltro essersi proiettate anche sul governo di Paolo Gentiloni che, fino a questo momento, aveva rappresentato quasi una sorta di isola felice. La fiducia nei confronti dell’esecutivo pare essere crollata: nell’ultimo trimestre dello scorso anno veleggiava ancora verso il 50% mentre adesso, nel pieno della campagna elettorale si ferma al 34%. Cresce, invece, la percentuale di chi risponde alle domande dei sondaggisti sulle proprie intenzioni di voto: il segnale che la quota di indecisi e di possibili astensionisti va riducendosi. Da questo punto di vista siamo al 75%, in linea con la percentuale di partecipazione alle ultime elezioni politiche del 2013. Tra i motivi del non voto prevale – come sempre negli ultimi anni, d’altronde – la scarsa fiducia nella politica. Ma c’è anche un 10% che dichiara di non essere interessato alla competizione elettorale. A molti, poi, non piacciono né le coalizioni, né i partiti, né i candidati.