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Chi c’era con Calenda alla presentazione del nuovo libro di Susanna Camusso. Le foto

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Il ministro Carlo Calenda e Susanna Camusso
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Carlo Calenda e Susanna Camusso
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Carlo Calenda e Susanna Camusso
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Sussanna Camusso, leader Cgil
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Susanna Camusso e Carlo Calenda
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Carlo Calenda
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Camusso e Calenda
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Carlo Calenda e Susanna Camusso
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Camusso e Calenda
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Maurizio Stirpe, vicepresidente Confindustria
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Camusso, Calenda e Stirpe
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Calenda e Camusso
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Susanna Camusso

Ricostruire il tessuto spezzato tra Stato, società e lavoro. Il segretario della Cgil e il ministro dello Sviluppo economico ragionano sulla situazione di lavoro e ammortizzatori sociali: l’occasione è la presentazione del libro Conversando con Susanna Camusso di Massimo Mascini. “I contratti nazionali”, ha spiegato Camusso, “sono ancora più importanti in un Paese frantumato che in un Paese unitario”. Ma la questione vera è che “abbiamo un Paese che non sta bene perché si sono rotti i legami sociali, ne abbiamo dimostrazioni infinite. La nostra era una società fondamentalmente costruita sul lavoro come orgoglio e sulla possibilità di un percorso sociale. Una organizzazione sindacale non può esistere se non riparte da questa frattura, ricostruendo e restituendo una visione”.

Calenda ha citato il piano Industria 4.0 come un primo nucleo di concertazione, che va verso la competenza e la formazione, il frutto di un lavoro di squadra cui i sindacati, le aziende e il parlamento hanno contribuito”. Il prossimo passo, secondo il ministro, è quello di aprire un cantiere sugli ammortizzatori speciali:  “Andiamo verso un periodo in cui le transizioni industriali saranno sempre più rapide e saranno permanenti, le crisi industriali aumenteranno e continueranno a esserci perché verremo spiazzati sempre di più.

Entrando nella sede della Cgil per la presentazione del libro, Calenda ha commentato con i cronisti la vicenda “rimborsopoli” del Movimento 5 stelle: “Noi abbiamo solo una rendicontazione da parte del Mef dei fondi che affluiscono che abbiamo reso disponibile. Ovviamente non sappiamo chi versa e chi non versa perché noi abbiamo la cifra totale. A me la cosa che colpisce francamente  è che non lo sappiano loro: se uno prende un impegno così importante, e anche positivo, poi deve essere capace di gestire almeno questo, perché altrimenti non si sa come fa a candidarsi per gestire il Paese”.

(Foto di Umberto Pizzi – riproduzione riservata)


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