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007, missione depredare l’economia italiana. Così l’intelligence contrasta chi vuole aggredire il Sistema Paese

gentiloni, sicurezza

“Sono andate intensificandosi le manovre di attori esteri, sospettati di operare in raccordo con i rispettivi apparati intelligence, attivi nel perseguimento di strategie finalizzate ad occupare spazi crescenti di mercato anche attraverso pratiche scorrette, rapporti lobbistici, esautoramento o avvicendamento preordinato di manager e tecnici italiani, nonchè ingerenze di carattere spionistico per l’acquisizione indebita di dati sensibili”. Per questo lo Stato deve tenere gli occhi aperti e impedire che segmenti sensibili dell’economia italiana, tendenzialmente quelli di pubblica utilità, ma anche la Difesa e le Tlc, finiscano in mani sbagliate. Poteva succedere con Telecom, oggi francese, su cui il governo è prontamente intervenuto con la golden power (e con ogni probabilità lo farà anche sulla società della rete, dopo lo spin off). Ma non basta. A leggere l’ultima relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza, presentata questa mattina a Palazzo Chigi, alla presenza del premier Paolo Gentiloni (nella foto) e del capo del Dis, l’intelligence italiana, Alessandro Pansa, sono tante le zone di frontiera dell’economia dove i rischi superano i benefici.

UN PAESE (ANCORA) VULNERABILE

L’Italia è un Paese in convalescenza dopo otto anni di crisi nera. Lasciare scoperti ora alcuni comparti strategici significherebbe vanificare mesi di sforzi per uscire dalla crisi. Non è certo un caso se dunque oltre 14 pagine di relazione sul lavoro dell’intelligence sono dedicate alle minacce e al sistema Paese. A volte mascherate da operazioni industriali in regola e pulite, altre platealmente materializzate in attacchi informatici. “La vulnerabilità dell’Italia richiede la necessaria salvaguardia delle capacità produttive nazionali, del loro know how pregiato e dei rispettivi livelli occupazionali: tutto ciò a fronte di iniziative acquisitive straniere di cui non appaiono sempre chiari i reali attori di riferimento”, si legge nel documento, 130 pagine in tutto. Tradotto, attenti allo straniero perchè non sempre le intenzioni di facciata vanno di pari passo con i reali obiettivi.

ATTENTI AI PREDATORI

Gli 007 italiani, partono da una premessa. Se da una parte l’interesse di operatori stranieri, industriali o private equity, “rappresenta, quando si ispiri a criteri di correttezza e di sana competizione economica, un’opportunità per le nostre imprese e per l’Italia, in un contesto di libero mercato che consente, tra l’altro, l’accesso a risorse finanziarie, economiche, tecnologiche, umane, nonché a competenze organizzative e gestionali che possono costituire asset strategici per la crescita e lo sviluppo”, si legge nella relazione, “per altro verso, non sono infrequenti iniziative di investimento rivolte a settori ed imprese nazionali riconducibili ad attori ostili o illegali, sovente schermati da complesse triangolazioni finanziarieovvero comunque ispirate da finalità predatorie, in quanto tese a sottrarre tecnologie pregiate”.

STARTUP SOTTO TIRO

Il fatto è che la golden power si può applicare solo alle grandi aziende, ai segmenti strategici. Ma i predatori puntano anche a pesci più piccoli, ma dal pesante bagaglio tecnologico e innovativo. Lo dice la stessa intelligence nella relazione”. Nel 2017 “il monitoraggio ha riguardato l’acquisizione di quote in piccole società  caratterizzate da elevato know-how, al fine di rilevare eventuali interessi da parte di attori esterni, anche statuali, ad investire in tali aziende per avere accesso alla tecnologia da queste sviluppata e poterla replicare nei rispettivi Paesi”. Un’attenzione mirata “è stata inoltre rivolta verso mercati strategici, quali chimica e meccanica, per poter individuare e scongiurare comportamenti lesivi degli interessi nazionali, a partire da strategie distorsive dei prezzi delle materie prime, così come, in un più ampio contesto, per tutelare la sicurezza dei trasporti marittimi internazionali, tanto delle materie prime dirette alle nostre imprese, quanto dei prodotti italiani venduti all’estero”.

PERICOLO CINESE PER LE RINNOVABILI

Un altro segmento non immune dai rischi predatori e che per questo, secondo l’intelligence, deve essere monitorato attentamente, è l’energia pulita. E questo perchè “nel settore delle energie rinnovabili e della green economy i rischi potenziali riguardano la disponibilità limitata di materie prime, specie delle terre rare (quali ad esempio il disprosio, utilizzato per la fabbricazione di generatori, turbine eoliche e motori elettrici), prodotte soprattutto in territorio cinese”.  Circostanza, questa, “tanto più rilevante ove si consideri proprio la forte spinta espansiva di Pechino nel settore della mobilità elettrica”.

IL MERCATO DEL GAS

Occhi aperti anche sul gas, alla luce delle importanti infrastrutture sorte tra l’Europa e l’Est. “La situazione contingente, che vede una relativa abbondanza di gas naturale sui mercati, sospinta anche dalla messa in produzione di aree estrattive nel quadrante del Mediterraneo orientale ha, infine, indotto primari operatori internazionali a progettare nuove infrastrutture, che, a seconda delle quantità effettivamente estraibili, potranno risultare – tra loro – complementari oppure concorrenti. La prospettiva di un più ampio sfruttamento delle risorse del Bacino, cui nulla osta in astratto sul piano tecnico ed economico, risente tanto dell’assenza di un accordo politico tra gli attori interessati quanto della stessa sensibilità delle relazioni nel quadrante”. Dunque, la realizzazione “delle infrastrutture necessarie e la loro redditività dipendono non solo da logiche di mercato, ma anche, appunto, dall’andamento delle vicende geopolitiche, in un rapporto di reciproca influenza, in termini tanto di virtuosa cooperazione quanto di accentuata competitività”.

FINTECH E BITCOIN SORVEGLIATI SPECIALI

Un ultimo paragrafo è dedicato agli aspetti più finanziari, ovvero il risparmio e il credito. A preoccupare gli 007 non è tanto il sistema bancario tradizionale, sufficientemente protetto, quanto i nuovi universi del risparmio. Ovvero, il Fintech e la tecnologia blockchain.  Nel primo caso “l’analisi dell’intelligence si è soffermata sulle potenzialità del Fintech in relazione, in particolare, al rischio di un suo sfruttamento per finalità illecite”. Qualche dubbio anche nel secondo caso, visto che per l’intelligence italiana, il sistema blockchain altro non è che un mezzo “per scambiare dati a prescindere dalla conoscenza delle controparti e dall’esistenza di un garante del sistema e alle sue applicazioni, a partire dalle criptovalute (Bitcoin su tutti, ndr) valute virtuali che possono essere acquistate, trasferite e negoziate elettronicamente e utilizzate come mezzo di scambio o detenute come riserva di valore”. Il fatto è che Il sistema blockchain, pur offrendo opportunità per l’economia, non manca di vulnerabilità, perchè “l’eventuale passaggio prematuro dalle piattaforme informatiche consolidate in uso alle aziende a quelle basate su blockchain potrebbe ad esempio esporre le stesse imprese a rischi derivanti da difetti di programmazione, con ripercussioni economiche sia a livello di singolo operatore sia a livello sistemico”.

LA FINANZA OMBRA

Ultimo buco nero, lo shadow banking, quel sistema di operatori che svolgono attività parallele di intermediazione creditizia al di fuori dei circuiti bancari tradizionali. La finanza-ombra, cui farebbe riferimento circa un quarto del totale delle transazioni finanziarie mondiali, “tende a coinvolgere complessi e opachi anelli che costituiscono una lunga catena di intermediazioni, aprendo nuovi fronti di vulnerabilità anche di natura sistemica, attese le inevitabili interdipendenze con il sistema bancario e tenuto conto che, sebbene in Italia la materia abbia trovato da tempo compiuta disciplina, a livello internazionale il quadro normativo permane lacunoso”.

 


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