Nata nel capoluogo lombardo, di origine pugliese, Licia Ronzulli è stata deputata al parlamento europeo dal 2009 al 2014 e, dopo una parentesi nel cda di Fiera Milano spa dove ha ricoperto la carica di vicepresidente, è tornata all’impegno politico – mai del tutto abbandonato – al fianco di Silvio Berlusconi. In questa campagna elettorale è certamente fra le figure più vicine al leader di Forza Italia. A chiedere di lei nel gruppo dirigente del centrodestra, l’aggettivo che ricorre più frequentemente è “tosta”. Lo è nel modo in cui solo una donna, una madre, può essere. Discreta e flessibile ma forte, anche fisicamente. Stare accanto ad un vulcano vivente come “il Presidente” non è un esercizio facile. Combinare questo ruolo con quella di candidato sul territorio sarebbe pressoché impossibile. Non per lei, evidentemente. A guardare i suoi profili social si trovano le prove di una passione e di una capacità non comuni. Nella corsa da una tappa all’altra della campagna elettorale, alla vigilia del voto, Formiche.net l’ha intervistata. Ad ogni domanda ha risposto con franchezza e senza evasioni (che spesso pure capitano quando hai un colloquio con un politico). Dalla legge Fornero agli assetti del dopo voto, ecco cosa ci ha detto Licia Ronzulli.
Da settimane il centrodestra è fisso intorno al 36-37%. Con questi numeri non può governare da solo. Cosa può dare la scossa questa settimana?
I nostri sondaggi ci danno invece intorno al 40 per cento ma, ovviamente, non è possibile renderli noti perché la legge lo vieta. Gli ultimi giorni sono quelli cruciali in cui molti elettori si formano un convincimento su chi votare. Siamo certi che, con l’approssimarsi del 4 marzo, aumenteremo ancora il nostro vantaggio sulla coalizione del Pd e sui Cinque stelle. Molti cittadini sono ancora indecisi ma è sempre più evidente, a loro come a tutti gli altri, che solo la coalizione di centrodestra può avere una maggioranza in Parlamento e quindi prevarrà il voto utile a Forza Italia e ai nostri alleati. Voglio aggiungere, però, che il primo risultato l’abbiamo già raggiunto.
Cioè?
Evitare che vada al governo il movimento di Grillo che consideriamo molto pericoloso per la democrazia e per l’economia del nostro Paese.
Se non ci fossero i numeri per governare, Forza Italia preferirà tornare a votare con una nuova legge?
Fermo restando che è una ipotesi alquanto irrealistica, perché siamo certi di vincere e di avere una maggioranza solida sia alla Camera che al Senato, in caso non ci fossero i numeri chiederemo di andare a votare, e a votare con questa legge elettorale. Non credo che ci siano margini per vararne una nuova, perché la legge elettorale attuale è l’unica su cui si è potuto trovare un accordo fra le maggiori forze politiche presenti in Parlamento.
Perché Berlusconi non ha aderito alla manifestazione di Giorgia Meloni contro le larghe intese? Quali garanzie ha l’elettore che non si farà un governo con la sinistra?
Abbiamo fatto una alleanza solida, abbiamo un programma comune approvato punto per punto, riga per riga, sotto il quale ci sono le firme di Berlusconi, Salvini e Meloni. Quale garanzia c’è migliore di questa? Fare una manifestazione per ribadire quello che è già chiarissimo sarebbe stato non solo inutile ma anche controproducente, perché avrebbe dato l’impressione ai nostri elettori che in fondo non siamo uniti, se siamo costretti a fare una manifestazione per dire che siamo uniti, o no? Sarebbe sembrata una sorta di excusatio non petita, accusatio manifesta.
L’accusa però emerge lo stesso…
Siamo portatori di una visione politica diametralmente opposta a quella della sinistra per cui non c’è alcuna possibilità di accordi con il Pd, a maggior ragione dopo che i loro governi non eletti hanno portato l’Italia all’ultimo posto in Europa in quanto a crescita economica.
In rete c’è chi accusa Forza Italia di aver attinto contenuti del proprio programma da quello del M5S, soprattutto su immigrazione e reddito di dignità.
Il presidente Berlusconi in persona incominciò a scrivere il programma di Forza Italia, che poi con alcune aggiunte da parte degli alleati è diventato il programma di tutto il centrodestra, molti mesi fa, dopo aver organizzato numerosi incontri, riuniti in focus group, con elettori delusi dalla politica e dai politici e che anche per questo non andavano più a votare. Quindi dire che noi abbiamo attinto dai programmi di altri è impossibile dato che, dal punto di vista cronologico, il nostro programma è antecedente a quello di tutti gli altri. Al di là di questo, quello che mi preme sottolineare è che il centrodestra ha le capacità per realizzare il programma di governo che abbiamo presentato agli elettori, perché lo abbiamo già fatto in passato e perché lo facciamo nelle importanti regioni che guidiamo, mentre i cinque stelle non hanno alcuna credibilità. In primo luogo sappiamo per certo che il programma sbandierato dai grillini non è quello che loro intendono attuare, non dicono ad esempio che sono intenzionati ad aumentare le tasse sulle abitazioni, sulle donazioni e sulle successioni portandole ai livelli di quelle francesi che sono altissime; in secondo luogo il M5S su ogni tema cambia continuamente posizione e quindi non c’è da fidarsi; in terzo luogo non hanno alcuna competenza ed esperienza per governare: possono scrivere e dire ciò che vogliono ma poi bisogna anche essere in grado di passare dalla teoria alla pratica e loro non sono assolutamente nelle condizioni di poterlo fare.
Quali sono i vostri piani a proposito della legge Fornero?
Per quanto riguarda la legge Fornero, riteniamo corretto il principio che con l’allungarsi dell’aspettativa di vita si allunghi anche l’età in cui si va in pensione, salvo per chi svolge lavori particolarmente usuranti, ma vogliamo assolutamente correggere le storture causate da questa legge. Quindi interverremo per eliminare le ingiustizie create dalla legge Fornero ma ovviamente senza mettere in pericolo la sostenibilità economica del sistema pensionistico e dei conti pubblici.
Una posizione saggia. Ma se le chiedo cosa distingue il suo partito dagli altri?
Le rispondo semplicemente che noi abbiamo il numero uno, Silvio Berlusconi, e gli altri no.
Oggi l’Europa guarda a Berlusconi come garanzia di stabilità. Che dire allora della frase di Juncker, che prevede “un governo non operativo” e un terremoto dei mercati?
Devo essere sincera, come italiana non mi piace che dall’estero si diano giudizi sul nostro Paese o indicazioni di comportamento al nostro popolo. Detto ciò, il presidente Juncker ha poi corretto questa sua affermazione. Credo che egli abbia espresso la preoccupazione che in Italia possa imporsi un partito ribellista e pauperista come quello dei cinque stelle che porterebbe l’Italia nel pantano. E su questo siamo d’accordo anche noi, però, ripeto, gli italiani sanno come comportarsi e non hanno bisogno di suggeritori esterni.
L’Italia dei governi di centrosinistra è più o meno autorevole a Bruxelles rispetto a prima? Dove ha sbagliato Renzi?
Direi che in Europa i governi di centrosinistra non hanno alcuna autorevolezza, ma ciò che più importa, purtroppo, è che i governi di centrosinistra abbiano fatto perdere autorevolezza al nostro Paese. Oggi, in Europa e nel mondo, l’Italia non conto assolutamente nulla. Renzi si è presentato a Bruxelles con l’atteggiamento di chi fa finta di sbattere i pugni sul tavolo, un atteggiamento che si è rivelato, come era prevedibile, del tutto inefficace.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Sarebbe servito invece un atteggiamento certamente fermo, ma capace di portare gli altri partner sulle nostre posizioni. Come ha sempre fatto il Presidente Berlusconi che con la sua opera di convincimento è riuscito ad ottenere per l’Italia la presidenza della Bce con Mario Draghi, la presidenza del Parlamento Ue con Antonio Tajani; per non parlare degli accordi con la Libia di Gheddafi che azzerarono gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste o il trattato di Pratica di Mare grazie al quale si pose fine alla guerra fredda riavvicinando gli Stati Uniti e la Federazione russa. In campo internazionale bisogna saper fare squadra, mentre Renzi gioca per sé.
Come bisognerebbe agire, secondo lei, quando in gioco c’è l’interesse nazionale? Le cito tre casi: l’ostilità di Macron per l’acquisizione dei cantieri navali francesi da parte di Fincantieri, l’ormai nota vicenda della sconfitta della candidatura di Milano per ospitare l’Ema e infine la retromarcia di Eni dalle acque di Cipro dopo l’altolà turco.
I tre esempi che ha fatto sono molto significativi e dimostrano come il centrosinistra non abbia saputo assolutamente difendere l’interesse nazionale. Con il centrodestra alla guida del Paese, con l’autorevole e capace regia del presidente Berlusconi da un lato, e con un premier che abbia esperienza in campo internazionale dall’altro, sicuramente saremo in grado di far valere gli interessi del nostro Paese a delle nostre aziende in Europa e nel mondo. Lo abbiamo sempre fatto con i nostri precedenti governi.
Prima di correre via per tornare agli impegni di questa campagna, può svelarci quale sarà il presidente del Consiglio che Berlusconi indicherà a Mattarella in caso di vittoria il 4 marzo?
Le idee il Presidente Berlusconi le ha ben chiare, vi assicuro. Ma ora dobbiamo essere concentrati su questi ultimi giorni di campagna elettorale, ricordando a tutti gli elettori che sarà sempre e solo Silvio Berlusconi il garante e il regista del prossimo governo di centrodestra.