All’Istituto Luigi Sturzo è stato presentato ieri il libro “Pane sporco. Combattere la corruzione e la mafia con la cultura”, Rizzoli, curato dal filosofo e membro del Comitato scientifico del Cortile dei Gentili, Vittorio Alberti. Tra i relatori Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma dal 19 marzo 2012.
“Da alcuni anni a questa parte, ben prima dell’arrivo di Mafia Capitale, è emersa la consapevolezza che la corruzione e la criminalità organizzata non siano due mondi diversi, ma che siano due realtà che si intrecciano tra loro. Tutto questo è stato possibile grazie agli esiti delle indagini, che hanno permesso di leggere questo modus operandi delle organizzazioni criminali”. Queste alcune delle parole del magistrato durante l’incontro.
“Bisogna capire – ha affermato invece l’autore del volume Alberti – perché in Italia si assista così spesso al dilagare della corruzione, occorre indagarne le ragioni storiche”. Secondo il filosofo, “durante il caso di Mafia Capitale è mancato un momento di confronto o un’azione di critica dal punto di vista culturale. Gli intellettuali, che rivestono una grande importanza sociale, dovevano far sentire di più la loro voce”.
Tra gli ospiti il nostro fotografo Umberto Pizzi ha avvistato l’arcivescovo Silvano Tomasi, il vicedirettore di Repubblica Sergio Rizzo, e Fiorenza Sarzanini, giornalista de Il Corriere della Sera.
Presente anche l’associazione Riparte il Futuro, comunità digitale apartitica per la trasparenza e la certezza del diritto, che collabora alla diffusione dei contenuti del libro per promuovere “una seria cultura dell’anticorruzione e dell’antimafia”.
(Foto: Umberto Pizzi-riproduzione riservata)