Non si allenta la tensione nel Mediterraneo orientale. Dopo l’episodio legato allo stop della marina turca alla nave Saipem 12000 dell’Eni, ecco che la contemporanea presenza in quel fazzoletto di acque di una nave da esplorazione della Exxon, “scortata” da una flotta Usa di 2500 marines, ha prodotto la reazione di Ankara che nelle stesse ore ha inviato un altro battello a caccia di gas. Il tutto mentre i tentativi di riprendere il filo del dialogo tra Cipro e Turchia si scontrano sul muro della posizione turca ancorata alle nuove rotte degli idrocarburi.
CHE TRAFFICO
Una nave esploratrice di Exxon Mobil (l’equivalente americana della Saipem 12000) si sta dirigendo in queste ore verso il Blocco 10 della Zee di Cipro. La prima reazione del governo di Ankara è stata l’emissione di un Navtex di 1 mese proprio nella stessa porzione di acque per condurre a sua volta ricerche sul gas. Nelle stesse ore una flotta d’assalto anfibio Usa è entrata nel Mediterraneo: a bordo ci sono circa 2500 Marines, dislocati sulla USS Iwo Jima (LHD-7), sulla USS New York, sulla USS Oak Hill. La flotta è completata dalla nave supporto e rifornimento USS William McLean.
Nel marzo 2017 sette blocchi della Zona economica esclusiva cipriota vennero appaltati ad una serie di soggetti (tra cui l’italiana Eni e la statunitense Exxon) per la gestione congiunta della fase esplorativa alla ricerca del gas. L’Eni si aggiudicò in solitaria la gestione del blocco 8 della Zee; assieme alla società Kogan i blocchi 2, 3 e 9; assieme ai francesi di Total i blocchi 6 e 11. Mentre gli americani di ExxonMobil si aggiudicarono appunto il blocco 10 ma in partnership con Qatar Petroleum. Quest’ultimo nelle intenzioni dovrebbe essere il player che garantirà la creazione di un centro di liquefazione in loco.
QUI NICOSIA
Il nuovo governo di Cipro, stato membro dell’Ue, ha giurato da pochi giorni. E il nuovo ministro degli esteri, Nicos Christodoulides, ha dovuto subito affrontare il caso legato alla zona economica esclusiva circa lo sfruttamento degli idrocarburi, con lo schiaffo di Ankara all’Eni e alla nave Saipem. Ma come cambia lo scenario relativo ai colloqui di pace, dopo che la Turchia ha ufficialmente dichiarato che non resterà a guardare mentre altri soggetti condurranno le perforazioni in mare a caccia di gas?
Secondo Christodoulides al momento i colloqui di pace non possono riprendere perché le “azioni di forza” della Turchia nel Mediterraneo orientale hanno il solo scopo di bloccare le attività di esplorazione finalizzate alla scoperta di idrocarburi. Ciò, secondo il ministro, dimostra che Ankara al momento non immagina di fare un passo in avanti nella vicenda cipriota, ma si muove sotto altre direttive. Come quelle, ad esempio legate alle dinamiche del gas e agli sviluppi che sull’intera macro area avranno i nuovi gasdotti come il Tap e l’East-Med. Tra l’altro Christodoulides respinge al mittente il possibile blocco delle attività cipriote dopo l’episodio della nave Saipem 12000. E puntalizza che “Cipro porterà avanti i suoi piani energetici” nonostante l’atteggiamento “aggressivo” del presidente turco Recep Tayyip Erdogan in politica estera che riguarda anche altri paesi.
FONDO IDROCARBURI
Il governo, guidato ancora dal conservatore e affiliato al Ppe, Nikos Anastasiades, sta studiando la nascita di un Fondo Nazionale degli Idrocarburi sullo stile di quello adottato dai paesi scandinavi. Il disegno di legge (comprese le relative norme per l’istituzione e il funzionamento del Fondo) sarà votato dal Parlamento cipriota entro la prossima estate. Secondo il presidente, l’istituzione del Fondo è una misura che salvaguarderà gli interessi legali del popolo cipriota.
Il reddito accumulato del Fondo comprenderà, tra gli altri, il gettito generato dalle tasse, dalla vendita dei diritti, dai ricavi, dai contratti firmati tra i vettori e lo Stato, oltre a utili e dividendi derivanti dallo sfruttamento commerciale dei giacimenti di idrocarburi. Inoltre se il debito pubblico cipriota dovesse superare l’80% del PIL, allora il 50% delle entrate del Fondo potrà essere utilizzato per ridurre il debito e il saldo sarà depositato nella riserva del Fondo.
QUI ANKARA
Ankara reagisce con una triangolazione navale che porta avanti con una nave per rilevamenti (tedesca) alla ricerca del gas in quel blocco dove non ha alcun diritto di sfruttamento, ma con alle sua spalle la protezione della Barbaras, ovvero la nave che dal 2013 ostacola le operazioni nella Zee e che è stata la protagonista negli ultimi cinque anni di una vera e propria azione-ombra contro imbarcazioni di altre nazionalità.
Tra l’altro il governo turco può contare su numeri ancora positivi alla voce export: 12,5 miliardi di dollari, con un aumento del 10,7%. Il volume del commercio estero a gennaio 2018 ha toccato i 34 miliardi di dollari, con un incremento del 26%. Spiccano le esportazioni verso l’Ue con più 23,1% per un valore di 5,2 miliardi di dollari. La Germania è ancora una volta il primo mercato di destinazione dell’export turco.
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