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L’intesa fra Salvini e Di Maio? Bene ma solo se include tutto il centrodestra

In politica tutto è possibile, ma non per questo tutto è fattibile e digeribile. Sappiamo bene che il nostro sistema parlamentare, senza una maggioranza chiara e con un tripolarismo netto, implica necessariamente il ritorno alla politica politicata, fatta di accordi e mediazioni. Anzi, chi più saprà abbandonare il massimalismo, maggiormente sarà in grado di dimostrare di fare bene il suo mestiere per il bene comune. Tuttavia occorre distinguere, mettere dei limiti al possibile, ed evitare che la responsabilità diventi machiavellismo o, peggio ancora, pragmatica follia.

Si legge in alcuni commenti autorevoli di un’auspicata apertura di Luigi Di Maio a Matteo Salvini. Bene. Se si tratterà di mietere un punto di sintesi per fare la quadra sull’elezione delle due cariche istituzionali, presidenza di Camera e Senato, non si potrà non benedire questa assennata ragionevolezza delle parti.

Conviene viceversa essere prudenti invece per quanto riguarda il futuro governo della Nazione.
In primis perché un esecutivo deve realizzare cose e non è una pagliacciata. In secundis perché un’eventuale coalizione che preveda il raccordo tra M5S e Lega non avrebbe senso se concepita come sciolta da un presupposto base ed originario almeno per la parte moderata: l’unità politica del centrodestra.

L’operazione elettorale messa in atto da Salvini è stata valente, perfino lodevole, in questa campagna elettorale. Avere un centrodestra che finalmente nutre in seno una leadership che può misurarsi con il passare inesorabile del tempo e con un cambio generazionale è una speranza concreta, fino a pochi anni fa persino impossibile.

Oggi per liberali e conservatori è più importante avere una casa comune in cui vivere e crescere insieme, con un inquilino serio che l’amministra, piuttosto che sapersi a Palazzo Chigi con un capo del governo che non ha più la casa in cui abitare, per giunta svenduto al partito oggi più distante che sia immaginabile dai propri obiettivi.

Se dovrà esserci una maggioranza della Lega con i grillini, che sia di tutto il centrodestra. Altrimenti il consiglio non richiesto a Salvini è di lasciare perdere, evitando che l’ibrido del potere cancelli il valore di un risultato politico storico, oggi sicuramente più difficile da mantenere e incrementare che da perdere e sperperare.


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