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Perché è necessario riaffermare i principi del cattolicesimo liberale. Il faro di Sturzo e De Gasperi

È auspicabile, dopo la chiara sconfitta della sinistra, dei movimenti qualunquisti e rancorosi nelle ultime elezioni del 4 marzo, recuperare un percorso finalizzato a mettere insieme le forze politiche dell’area laica, cattolica, riformatrice (Centro), guardata sempre con attenzione e interesse da molti settori del Paese, per dar vita a governi efficienti e stabili. Il risultato delle recenti elezioni dice che le forze parlamentari stanno incontrando difficoltà non di poco conto nel costruire equilibri di governo solidi. Berlusconi, ridimensionato nel voto, non ha più le energie sufficienti per guidare processi decisivi che possono partorire idonee soluzioni come nei lustri scorsi; Salvini e il suo movimento sono da considerare fuori dal perimetro dell’area suddetta, perché presente solo parzialmente sull’intero territorio nazionale; Meloni è espressione netta della destra estrema, e la cosa pone più di qualche problema.  Le contraddizioni sono tante e di improbabile composizione.

C’è da elaborare con convinzione e saggezza una piattaforma culturale, su cui far nascere un disegno politico coerente, ispirato ai grandi principi del cattolicesimo liberale che, già noto ai più, ha contribuito a far crescere l’Italia durante i settant’anni di democrazia repubblicana. Bisogna riscoprire il tempo della riflessione e dell’approfondimento, del tutto assente in questi ultimi decenni, con l’intento di formulare proposte idonee per il buon governo in alternativa alle confuse, pasticciate, sciatte soluzioni lanciate ripetutamente da nuovisti e da improvvisati personaggi, figli di questa globalizzazione selvaggia, che salva i forti e abbandona i deboli. Di fronte a tale ingiusta condizione i cattolici sono i primi ad essere chiamati in causa, con la speranza che un progetto concreto prenda forma e inizi una rinnovata esperienza, lasciando da parte egoismi e narcisismi sempre duri a morire. In questa contingenza storica se non agiscono i cattolici chi può svolgere un tale e gravoso compito, vista la grave crisi della sinistra?

È indispensabile in primis organizzare le volontà degli aderenti, questione non nuova né semplice nel movimento politico dei cattolici. La ricchezza di idee che alberga al suo interno induce sovente a una vivace dialettica, che talvolta appare divisione, condannandolo in qualche circostanza alla irrilevanza, come è accaduto nell’ultimo ventennio. A Sturzo e a De Gasperi non andò meglio, essi seppero però sconfiggere egoismi e iniziative bislacche con il loro carisma, puntando sull’impegno e sulla generosità d’animo degli amici. E fu possibile dar vita prima al PPI (Partito Popolare Italiano) e alla DC poi (Democrazia Cristiana). Oggi non si va alla ricerca di novelli Sturzo o De Gasperi (sarebbe impossibile) ma di gente semplice, capace di avere come riferimenti ideali i due storici esponenti cattolici, per occupare gli spazi lasciati vuoti da una politica banale, senza tensione ideale, senza fascino culturale, neutra che considera il Parlamento alla stregua di un qualunque opificio.

Si riscoprano i valori etici, culturali, politici del pensiero laico, cattolico, riformatore e si attivino i processi organizzativi necessari per mettere insieme le volontà, sarà un primo passo necessario e importante per ridare prestigio alla politica e alle istituzioni della democrazia. Sì, i nuovi eletti, prima di affrontare qualsiasi problema hanno l’obbligo di preoccuparsi di riconsegnare nobiltà alle istituzioni e ai loro rappresentanti, altrimenti si continuerà a navigare a vista su imbarcazioni sgangherate, con grave danno per la nostra democrazia.


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