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Grecia-Turchia, cosa c’è dietro il conflitto sugli 007 (veri o presunti)

Grecia

Dopo la questione dello spionaggio Londra-Mosca, ecco quella mediterranea Atene-Ankara. Mostrare i muscoli o cercare la via diplomatica? Sul caso dei due militari greci arrestati al confine con la Turchia con l’accusa di spionaggio per avere sconfinato, si sta giocando un’altra partita, fatta di pressioni sul governo Tsipras da parte degli alleati in maggioranza e in una cornice di nuove visioni legate alla geopolitica del quadrante Mediterraneo e mediorientale, con Ankara che non recede di un millimetro dalle proprie posizioni.

SPIE?

Le accuse della Turchia sono rivolte ai due militari greci, al tenente Angelos Mitretodis e al sergente Dimitrios Kouklatzis. Atene parla di un semplice sconfinamento durante un’operazione di pattugliamento a causa delle avverse condizioni climatiche. Fatto sta che da tre settimane i due greci sono detenuti in Turchia.

Il premier greco Tsipras è al centro di una doppia spinta anche in chiave di elezioni anticipate (sta circolando con insistenza la data del prossimo autunno). Alla sua destra c’è il ministro della difesa Panos Kammenos, presidente del partito di destra dei Greci Indipendenti alleato di Syriza negli ultimi due esecutivi. La sua posizione è stata sin dal primo momento chiara e netta, anche perché storicamente vicino alle forze armate e ai servizi.

Come dichiarato giorni fa dalle colonne del quotidiano francese Liberation, Kammenos ritiene vicinissimo un punto di rottura tra Ankara e Atene con un incidente a portata di mano. Ha definito “ostaggi” i due militari ellenici contribuendo a disegnare una fronda tutta interna al governo, dove alla sinistra di Tsipras siedono anche filo turchi e pezzetti di Syriza da sempre concilianti con Ankara in antitesi al ministro degli esteri Kotzias. Mentre alla stampa di casa Kammenos si è sentito in dovere di rassicurare tutti sulla tenuta del governo, annunciando che arriverà alla sua scadenza naturale.

FRONTE SINISTRO

Si chiama Fotis Kouvellis ed è leader di Dimar, il partito della sinistra democratica al governo con Tsipras (è vice ministro alla difesa proprio allo stesso dicastero di Kammenos) e vuole accreditarsi come l’altra faccia di Atene verso Ankara. Sta spingendo Tsipras nel ricercare una soluzione con Erdogan, come dimostrano le sue parole sul caso: “Penso che la retorica esagerata espressa da varie parti, su ostaggi, prigionia e tutto il resto non contribuisca al nostro obiettivo. Quello che vogliamo e sembra che abbiamo raggiunto, è mantenere la questione al livello di un caso giudiziario alla corte di Edirne”. E ha assicurato che la Grecia invierà in Turchia un esperto tecnico per prendere parte alla perizia sui telefoni cellulari dei militari, che sono stati sequestrati dai Turchi.

La vulgata che circola in Grecia in queste settimane è che il tentativo di regolare conti interni al governo possa prevalere su logiche dirimenti di carattere internazionale, come il caso turco è inquadrato, anche perché investe una serie di dinamiche legate ai gasdotti, allo sfruttamento dei giacimenti a Cipro, alle rivendicazioni turche sulle isole dell’Egeo ed ai rapporti con nuovi partners commerciali come i Paesi balcanici e quelli del versante mediterraneo (Algeria, Libia, Egitto).

PROVOCAZIONI

Ma Tsipras deve guardarsi anche dagli strali dell’opposizione di Nea Demokratia, il partito conservatore affiliato al Ppe guidato dal 47enne Kiriakos Mitsotakis secondo cui la Turchia deve evitare azioni che minano le relazioni di buon vicinato. “Abbiamo notato un aumento delle provocazioni turche nell’Egeo, siamo anche molto preoccupati per il recente incidente per cui due soldati greci si trovano detenuti in un carcere di massima sicurezza perché entrati accidentalmente in territorio turco”, ha spiegato.

Del suo stesso partito è il Commissario europeo all’Immigrazione, Dimitris Avramopulos che sceglie la strada della diplomazia, suggerendo che il rilascio sarebbe un gesto positivo da parte di Ankara. “È nell’interesse di entrambi i Paesi migliorare nuovamente il clima”. E ha aggiunto di non credere che “nessuna persona razionale possa dire che la sicurezza del paese sia stata messa a rischia perché i due militari hanno sconfinato”. Come dire che il gesto turco ha altre radici e forse ben altre mire.

APPELLO

La questione è stata attenzionata anche da Bruxelles, dove in un appello i 15 europarlamentari ellenici hanno chiesto ad Ankara il rilascio in tempi rapidi dei due detenuti in Turchia. L’iniziativa, partita dall’eurodeputato di Syriza Kostas Chrysogonos, ha visto convergere il consenso di tutti gli altri gruppi politici.

“La Turchia – si legge nell’appello – ha scelto di arrestarli e tenerli in un carcere di massima sicurezza, senza chiarire esattamente quali sono le accuse. Questo comportamento da parte delle autorità turche non riguarda solo la Grecia, ma anche l’intera Unione europea, di cui la Grecia è uno Stato membro. Il protrarsi della detenzione dei due greci è incompatibile con i principi delle relazioni di buon vicinato, che un Paese candidato dovrebbe avere verso l’Unione e i suoi stati membri, pertanto chiediamo al governo turco di rilasciare immediatamente i due soldati greci”.

QUI TURCHIA

Intanto in Turchia la vicenda giudiziaria fa segnare un primo passo formale: la Prima corte penale militare di pace di Edirne dice no alla richiesta di rilascio dei due militari greci, i cui familiari hanno incontrato il console generale greco a Edirne, Sotiria Theocharidi, e hanno potuto visitarli in cella.

Ma è la questione relativa ai tempi ad allarmare tutti, dal momento che per una semplice accusa di sconfinamento la proceduta standard dura poche ore mentre invece la Turchia è dal 1 marzo che “allunga” la vicenda con la detenzione prolungata e, secondo Atene, ingiustificata dei due militari.

Nel mezzo ci sono i quotidiani sconfinamenti nello spazio aereo ellenico da parte degli F16 turchi, lo speronamento di un pattugliatore della Guardia costiera greca da parte di una motovedetta turca a Imia, l’isolotto conteso lo scorso 12 febbraio, e il no della Corte suprema greca alla richiesta di estradizione di Ankara per gli otto militari turchi coinvolti nel golpe farlocco del luglio 2016 e scappati in Grecia.

Twitter@FDePalo



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