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Che clima che fa. Dalle bombe d’acqua all’inquinamento acustico, il report Ispra

ispra

“In una fase politica di transizione, come quella che stiamo attraversando, bisogna avere sempre presente l’interesse dei cittadini, facendo tesoro dei buoni risultati raggiunti e guardare negli anni a venire alle opportunità che ci vengono offerte dalle nuove tecnologie e dall’economia circolare”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, intervenendo alla Camera dei Deputati alla presentazione del Rapporto sullo Stato dell’Ambiente di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) illustrato del presidente Stefano Laporta e dal direttore generale Alessandro Bratti. “L’impegno dell’Italia sui cambiamenti climatici deve proseguire sulla base degli accordi sottoscritti a Parigi nel 2015 e ribaditi nella strategia energetica nazionale con l’obiettivo della totale fuoriuscita dal carbone entro il 2025 e il superamento del 17% delle energie rinnovabili al 2020”.

Secondo i dati contenuti nel Rapporto, la temperatura media annuale nel 2016 ha registrato, in Italia, un aumento di oltre un grado e di conseguenza la caratteristica più rilevante, nel 2017, è stata la persistenza di condizioni di siccità e allo stesso tempo la presenza di precipitazioni di forte intensità. Tra il 1990 e il 2015, le emissioni dei gas serra sono diminuite grazie alla sensibile riduzione della CO2 nel settore energetico; nel 2015, tuttavia, le emissioni sono tornate a salire di oltre il 2% come probabile effetto della ripresa economica. Comunque, per il nostro Paese, l’obiettivo assegnato dall’Europa di riduzione dei gas serra entro il 2020 sembra essere a portata di mano. Le emissioni dei principali inquinanti, infatti, continuano a diminuire, anche se le condizioni della qualità dell’aria rimangono critiche specie nei grandi centri urbani e nella Pianura Padana.

“L’inquinamento atmosferico nei centri urbani – ha ribadito il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – sta progressivamente diminuendo grazie alle nuove immatricolazioni delle auto, agli impianti di riscaldamento di nuova generazione e agli impianti industriali con limiti di emissioni molti rigidi e controlli efficienti. Tuttavia abbiamo ancora superamenti dei parametri europei rilevanti, dettati dal peggioramento dei parametri climatici, con conseguente aumento dei periodi di siccità e di scarsa ventilazione che favoriscono il ristagno delle polveri sottili”. “In questi anni – ha proseguito Galletti – il governo ha predisposto una serie di strumenti per affrontare le sfide del clima e all’economia circolare. In questa direzione si muovono la nuova Strategia energetica nazionale, la Strategia sui cambiamenti climatici e il Documento di posizionamento strategico sull’economia circolare”.

Per quanto riguarda gli altri dati contenuti nel Rapporto, va registrata la crescita della produzione dei rifiuti urbani (+2%), 30 milioni di tonnellate/anno, in linea con l’andamento degli indicatori socie-economici. Ogni italiano produce in media quasi 500 chili di rifiuti l’anno. La raccolta differenziata si attesta intorno al 52 e mezzo per cento, ancora lontana dagli obiettivi di legge; mentre lo smaltimento in discarica interessa ancora il 25% dei rifiuti urbani, mentre le direttive europee ci stanno imponendo un massimo del 10%. Meglio si comporta il riciclo delle diverse frazioni merceologiche provenienti dalla raccolta differenziata, specialmente per quanto riguarda i rifiuti di imballaggio per i quali, nel 2017, è stata raggiunta una percentuale di oltre il 67%.

Uno dei principali problemi ambientali, specie nei centri urbani, è l’inquinamento acustico. Nel 2016 nel 40% di sorgenti controllate sono state riscontrati superamenti dei limiti normativi. Ed è significativo che solo il 59% dei Comuni ha approvato un “piano di classificazione acustica”, lo strumento principale di pianificazione e gestione sul territorio dell’inquinamento acustico.

Tra due giorni l’Onu celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua e verrà presentato, anche in Italia, il “Rapporto mondiale sullo sviluppo delle risorse idriche”. Ma in che condizioni versano le nostre acque? Solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi raggiungono l’obiettivo di qualità dello stato iconologico; va meglio per lo stato chimico: il 75% dei fiumi e il 48% dei lagni. Particolare attenzione all’uso dei pesticidi: quasi il 24% di acque superficiali superano i limiti di qualità ecologica, mentre è solo dell’8% il superamento per le acque di falda. E comunque permangono sensibili differenze tra le regioni, dovute a un monitoraggio degli inquinanti ancora disomogeneo sul territorio nazionale.



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