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Ecco cosa ostacola la politica ambientale in Cina

Il cambio della guardia alla guida della Repubblica Popolare Cinese si è svolto un mese fa nel quadro di una situazione ambientale preoccupante: Pechino è apparsa di nuovo avvolta dallo smog e migliaia di carcasse di maiali sono state ripescate in un fiume che fornisce acqua potabile a Shanghai.

Una situazione che ha costretto le autorità cinesi, come sottolinea il quotidiano statunitense The New York Times, ad ammettere pubblicamente l’esistenza del problema: tuttavia, le faide interne alla burocrazia di Pechino rappresentano uno dei principali ostacoli ad una politica ambientale più stringente.

Sebbene dall’alto si prema infatti per delle regolamentazioni più severe sulle emissioni, molte aziende di Stato – specialmente quelle impegnate nel settore petrolifero e del carbone – preferiscono privilegiare i profitti rispetto alla tutela della salute.

D’altronde, le società hanno grandi poteri nello stabilire criteri quali ad esempio la composizione del combustibile diesel, il cui livello di zolfo è molto superiore – e quindi più inquinante – rispetto a quello in uso in altri Paesi. Proprio l’obbligo del rispetto delle regole da parte delle industrie sarà quindi uno di banchi di prova del nuovo esecutivo guidato dal premier Li Kequiang.



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