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Sterminio. La tragedia siriana senza fine e le parole di Papa Francesco

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Bisogna leggerlo tutto, senza tagli, e capirlo bene quello che ha detto papa Francesco in occasione della Pasqua, sulla Siria. Cominciamo dalla lettura completa delle parole di Francesco: “[…] E noi oggi domandiamo frutti di pace per il mondo intero, a cominciare dall’amata e martoriata Siria, la cui popolazione è stremata da una guerra che non vede fine. In questa Pasqua, la luce di Cristo Risorto illumini le coscienze di tutti i responsabili politici e militari, affinché si ponga termine immediatamente allo sterminio in corso, si rispetti il diritto umanitario e si provveda ad agevolare l’accesso agli aiuti di cui questi nostri fratelli e sorelle hanno urgente bisogno, assicurando nel contempo condizioni adeguate per il ritorno di quanti sono stati sfollati”.

Dunque il papa ha usato la parola “sterminio”, cosa che certo non accade con estrema frequenza. Poi ha chiesto il rispetto del diritto umanitario, evidentemente a chi dovrebbe rispettarlo, e poi ha denunciato l’accesso agli aiuti umanitari non ha luogo come dovrebbe. Basti ricordare che proprio l’area dell’ultima battaglia di Assad, la Ghouta, dove vivono 400mila persone tra le quali si sono infiltrati miliziani di Jaysh al Islam, vivono sotto assedio dal 2013, con tantissimi bambini e anziani affetti da gravissima denutrizione.

Per capire con completezza è bene tornare sulla parola “sterminio”, già usata da Francesco recentemente, quando si è recato a Sant’Egidio per festeggiare i loro cinquant’anni l’11 marzo 2018. In quell’occasione, davanti ai profughi siriani, uno dei quali dal campo profughi di Yarmouk, il papa ha detto: “Pensiamo ai dolori del popolo siriano, l’amato e martoriato popolo siriano, di cui avete accolto in Europa i rifugiati tramite i ‘corridoi umanitari’. Com’è possibile che, dopo le tragedie del ventesimo secolo, si possa ancora ricadere nella stessa assurda logica?”.

Dunque possiamo escludere che il papa abbia usato la parola sterminio per un generico riferimento all’alto numero dei morti, ma l’ha usata a Pasqua dopo aver detto pochi giorni prima che l’assurda logica dello sterminio, dopo le tragedie del ventesimo secolo, non è ancora stata abbandonata.

Siamo dunque all’essenza della tragedia siriana, quella che aveva denunciato tra i primi un gesuita italiano, padre Paolo Dall’Oglio: lo sterminio sembrerebbe funzionale a una trasformazione demografica della Siria tesa a eliminare grandissima parte della comunità più numerosa e sgradita. E cosa accadrà della minoranza curda? Ecco allora che si capisce la portata dell’ultimo punto dell’appello e delle parole del papa: “Il ritorno di quanti sono stati sfollati”. Se non si vuole avallare un disegno di pulizia etnica o confessionale della Siria non si può osservare con distrazione l’espulsione di milione di persone da Aleppo, dalla Ghouta, senza domandarsi: potranno tornare in Siria i tanti siriani costretti a fuggire all’estero? Perché è stato distrutto un terzo delle abitazioni?

Eccoci così alle cifre incredibili di questa tragedia che va capita: più di 5 milioni di siriani fuggiti all’estero, più di 11 milioni di siriani sfollati. Il tutto su 22 milioni di abitanti.

Se aggiungiamo i recenti rapporti dell’Onu sull’uso delle armi non convenzionali, sulla violenza e profondità dei bombardamenti e sulla violenza sistematica ai danni delle donne, oltre a quello di Amnesty sugli oltre 10mila detenuti giustiziati nelle prigioni siriane e quello sulle migliaia di scomparsi, inghiottiti nel buio, capiamo che la parola “sterminio”, usata da Bergoglio ma purtroppo da pochi altri, anche se appropriatissima, ci porta al cuore di quello che sta accadendo in Siria, soprattutto per responsabilità di chi oggi ha più potere e potenza militare. Il papa che ha invocato la “santa vergogna” solo venerdì sera, dicendo che le generazioni maggiori dovrebbero vergognarsi per le condizioni del mondo che si accingono a lasciare alle generazioni più giovani, non ha esitato a farci capire quanto grave sia la vergogna siriana. E di questo il mondo dovrebbe trovare la forza di esprimergli gratitudine. Quel conflitto per essere disinnescato va capito.



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