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2018, fuga da Wall Street. Così Facebook e dazi fanno scappare gli investitori

Sarà il corpo a corpo commerciale a suon di dazi ingaggiato da Donald Trump contro la Cina. O più semplicemente la tempesta perfetta abbattutasi sui listini americani a seguito dello scandalo Facebook-Analytica, che sta affossando il comparto punta di diamante di Wall Street, la tecnologia. Fatto sta che i grandi investitori americani  hanno deciso di cambiare aria almeno per un po’, abbandonando la Borsa più importante del mondo. Come? Scaricando i fondi azionari di private equity che gestiscono per conto di terzi gli asset quotati.

Una fuga messa in atto a colpi di riscatti, cioè richiesta di liquidazione per le azioni che imprenditori o aziende affidano ai fondi affinché ne curino la crescita sui listini, che finora ha prodotto un’emorragia di capitale senza precedenti per la Borsa statunitense. Ad accendere un faro su questo effetto collaterale, forse non previsto, non in queste dimensioni almeno, è stata la major Epfr Global la quale ha pubblicato un report che la dice lunga sull’attuale stato di fiducia degli investitori nella Borsa a stelle e strisce.

I numeri sono abbastanza impietosi. Nell’ultima settimana si sono registrati riscatti netti per oltre 15 miliardi di dollari, quasi 50 miliardi da inizio 2018. Nel dettaglio, nelle ultime due settimane sono stati in particolare gli investitori istituzionali ad aver voltato faccia a Wall Street. Questa categoria ha tolto soldi dai fondi azionari Usa per sei delle ultime otto settimane riscattando solo nelle ultime due oltre 40 miliardi di dollari netti. Il grosso dei quali fa riferimento a fondi Etf che investono sulle società a grossa capitalizzazione. Una categoria di aziende che viene percepita come più vulnerabile in un contesto di guerra commerciale.

Il fatto è che se fino a gennaio su Wall Street aleggiava un certo ottimismo, anche alla luce del colossale piano di sgravi fiscali per le aziende varato dall’amministrazione Trump (riduzione delle imposte sugli utili aziendali), prima la volatilità che ha scosso i mercati a febbraio, poi l’escalation sui dazi tra Usa e Cina e infine l’ondata di vendite che ha colpito il comparto tecnologico a seguito dello scandalo Cambridge Analytica che ha travolto Facebook hanno costretto molti a moderare il proprio ottimismo.

Di qui una fuga su larga scala che però ha riservato delle eccezioni. Per esempio i fondi che investono nei titoli di Stato americani, che hanno riscoperto la propria aurea di bene rifugio. Tra i pochi fondi ad aver registrato flussi netti positivi nell’ultima settimana ci sono ad esempio quelli che investono in bond governativi americani a breve scadenza. C’è poi il caso giapponese, che va in netta controtendenza con il trend americano. Molti fondi azionari stanno rientrando di grandi quote di capitale, grazie alla decisione degli investitori giapponesi di rimpatriare il denaro per investirlo sul mercato domestico. Esattamente il contrario degli Stati Uniti.


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