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Su immigrazione e terrorismo più accordi e missioni combat. Parla Fontana (Lega)

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“Il problema dell’immigrazione si risolve nei Paesi d’origine o di transito dei flussi. Se l’Europa non ci aiuta, l’Italia può agire subito perché qualche volta ci sottovalutiamo e comunque l’anno prossimo, con le elezioni europee, i partiti identitari avranno un grande successo: faremo in modo che l’Ue agisca in modo più incisivo”. Lorenzo Fontana, veronese, compirà 38 anni il 10 aprile. Laureato in Scienze politiche, leghista da sempre e vicesegretario di Matteo Salvini, dopo nove anni all’Europarlamento il 4 marzo è stato eletto alla Camera dei deputati di cui è vicepresidente. In questa intervista a Formiche.net Fontana esprime idee chiare anche sul fronte delle missioni militari: in alcune aree, come il Niger, è favorevole a missioni “combat”, e non solo addestrative, per attività antiterrorismo.

 La Lega di governo come pensa di affrontare concretamente il fenomeno immigrazione? Proseguirete con la linea Minniti di collaborazione con la Libia?

La partita dell’immigrazione è complessa. Ultimamente abbiamo avuto un po’ di risultati, nel senso che i flussi sono diminuiti, ma penso che dobbiamo eliminare le cause principali e dunque intervenire nei paesi d’origine, dalla Nigeria all’Eritrea a tanti altri, ognuno con problematiche differenti. Servono accordi con quei paesi, almeno dove si possono fare.

Un accordo con quei Paesi sarebbe possibile se l’Europa stanziasse una cifra congrua.

Infatti una delle critiche all’Ue è che finora l’intervento non è stato incisivo. Se l’Europa farà valere la sua forza, credo che il problema immigrazione si risolverà in maniera migliore per tutti. Purtroppo, non si capisce se per difficoltà politica o per altri interessi che ignoro, si è intervenuto poco e non bene. Un’immigrazione massiccia, al di là delle cause legate alle guerre, è certamente favorita da tratte di esseri umani. Gli accordi dovrebbero puntare a ridurre questi traffici, che è anche una battaglia morale.

Nel frattempo, un eventuale prossimo governo con la Lega confermerebbe l’attività attuale? Intensificherebbe i rapporti diplomatici con quelle aree?

Sappiamo che in Libia ci sono varie fazioni sostenute da Paesi diversi e quindi il quadro è molto più complesso, ma bisogna ampliare il raggio di azione andando oltre il punto di partenza dei flussi e questo vale anche per il rimpatrio dei clandestini. Tra l’altro, non è detto nemmeno che in tutti i governi di quelle aree troveremo collaborazione per frenare questo fenomeno.

Ma l’Italia da sola può fare poco.

L’Italia è sempre l’Italia. Se l’Europa ci aiuta, meglio, e penso che molti partiti nostri amici in Europa vogliano affrontare la situazione in modo più incisivo. L’anno prossimo le elezioni europee vedranno un grande avanzamento dei partiti identitari e probabilmente riusciremo a fare in modo che l’Europa agisca diversamente. Però l’Italia non è un paese di provincia, deve farsi valere perché abbiamo rapporti commerciali importanti.

Anche per convincere certe nazioni africane a riprendersi gli immigrati irregolari bisogna fare investimenti, deve convenire anche a loro.

Cominciamo a lavorare: l’Italia ha una possibilità d’influenza che sottovalutiamo.

Intende influenza nei confronti dell’Africa o anche di qualche Paese europeo?

Europa e Paesi africani, dobbiamo far capire con una maggiore pressione diplomatica che non siamo paesi subalterni. L’abbiamo visto recentemente con la Francia: Emmanuel Macron si presentò con l’Inno alla gioia, l’inno europeo, ma poi ha bloccato Schengen per motivi legati al terrorismo e all’immigrazione. Nel contesto europeo è giusto collaborare, ma anche far valere i propri interessi. Finora l’Italia non l’ha fatto bene.

Salvini insiste con i respingimenti e sembra ancora in campagna elettorale: in pratica significa consentire alla Guardia costiera libica di continuare a fare quello che sta facendo?

I pattugliamenti servono a bloccare le partenze. Penso all’operazione Mare nostrum: in quel modo abbiamo favorito i trafficanti di esseri umani e purtroppo (senza volerlo, naturalmente) con l’aumento dei flussi sono cresciuti anche i morti in mare.

Dopo l’estate bisognerà approvare un nuovo decreto per prorogare le missioni militari. Nel frattempo ancora non comincia quella in Niger: qual è la vostra posizione in merito? È utile fare addestramento?

Occorre fare una missione nella quale si combatta il traffico di esseri umani. Qui mi sembra che andiamo a sostenere la Francia, a fare la stampella dei francesi senza fare azioni militari perché è previsto solo l’addestramento. Vanno bene le missioni, è giusto farle, ma secondo me devono essere potenziate nel senso che i nostri uomini devono poter contrastare la criminalità che favorisce il traffico dei clandestini.

Quindi lei è favorevole, almeno per alcune aree, a missioni “combat” che prevedano anche un’attività antiterroristica?

Certo, e in collaborazione con altri Paesi europei in posizione non subalterna. Andiamo a rimorchio di altri che in quei paesi difendono i propri interessi economici. Noi abbiamo meno interessi economici, ma almeno fermiamo la tratta che attraversa certi paesi come il Niger.

All’apparenza c’entra poco con il discorso che abbiamo fatto, ma Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo ed esponente di Forza Italia, in un’intervista a la Repubblica ha ribadito il no alle sanzioni alla Russia aggiungendo però che sono inaccettabili tentativi di omicidio in Europa “da parte di possibili agenti russi”. Crede che l’abolizione delle sanzioni alla Russia ci consentirebbe di coinvolgere a nostro vantaggio Vladimir Putin sullo scacchiere mediorientale e libico?

La Russia è stata fondamentale nella lotta all’Isis, come nel caso della Siria dove pure c’erano altri interessi. Credo che debba essere un alleato importante per l’Europa per la lotta al terrorismo e che possa dare una mano sul fronte della criminalità nella tratta degli esseri umani. Occorre almeno un dialogo con Mosca mentre la Russia è considerata un nemico a prescindere: qualsiasi cosa accada sembra che sia sempre colpa di Putin. Le sanzioni hanno danneggiato l’Italia e quindi l’Italia deve battersi nel proprio interesse per farle togliere.



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