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Leonardo, Fincantieri, Fca. La storia dei metalmeccanici continua ripartendo dall’industria

Rocco Palombella, metalmeccanici

Dal Museo nazionale dell’automobile a Torino la storia continua. Finalmente ci siamo: nel capoluogo sabaudo si svolgerà il sedicesimo congresso nazionale della Uilm e la scelta non è casuale, perché i metalmeccanici della Uil hanno segnato la loro affermazione politica partendo dal confronto sindacale con la Fiat. Dal 17 al 19 aprile delegati, simpatizzanti e ospiti si riuniranno nell’agorà congressuale per definire la prospettiva della più importante categoria sindacale del mondo industriale.

CHI CI SARÀ ALL’ASSISE CONGRESSUALE

Cercheremo di delineare il nostro orizzonte del futuro prossimo con tanti dirigenti della Uil: segretari confederali, quelli di categoria, quelli delle altre realtà sindacali. Ci saranno, tra gli altri: Carmelo Barbagallo, Pierpaolo Bombardieri, Benedetto Attili, Maria Candida Imburgia, Giovanni Torluccio, Giovanni Angileri. E poi le rappresentanze sindacali estere: Luca Visentini, segretario generale della Ces; Luc Triangle,segretario generale Iae, Valter Sanches, segretario generale Igu. Interverranno i leader di Fim e Fiom, Marco Bentivogli e Francesca Re David. Ma saranno presenti anche i management di Federmeccanica, Assistal, Confapi, Confimi, RbM, Cometa, metaSalute, Fondapi. Nei tre giorni di assise congressuale approfondiremo tante tematiche. Val la pena di anticiparne alcune.

LA PROSPETTIVA DI FCA E CNH INDUSTRIAL

Dato che Torino è stata la capitale dell’auto fino al secolo scorso è bene iniziare proprio dal settore automotive. Per quanto riguarda Fca ore di cassa integrazione e di solidarietà negli ultimi anni si sono fortemente ridotte: dai 14,4 milioni di ore nel 2015 siamo scesi a 8,4 milioni nel 2016 e a 5,2 nel 2017. Per la completa saturazione degli occupati resta tuttavia la necessità di nuove assegnazioni produttive a Pomigliano, a Mirafiori e alla Maserati di Modena, nonché di un modello che sostituisca la Punto a Melfi; confidiamo che il nuovo piano industriale atteso a giugno possa dare quelle risposte che attendiamo da tempo. Anche in Cnh Industrial le ore di cassa e di solidarietà sono molto diminuite da 1,8 milioni del 2015 a 1,5 nel 2016 e a 600mila nel 2017; possiamo affermare che non ci sono più situazioni di crisi strutturali. Ma sulle prospettive del gruppo guidato da Sergio Marchionne e John Elkann ne sapremo di più attraverso la presentazione del piano industriale prevista per l’inizio del mese di giugno.

LA CRESCITA SOSTENIBILE DI LEONARDO

In un altro gruppo industriale, come quello di Leonardo, è indispensabile rafforzare ulteriormente il livello di relazioni industriali affinché il sindacato possa contribuire al rilancio dell’importante società. Abbiamo apprezzato il rafforzamento della realtà commerciale, voluta dal nuovo “management”, ma occorre creare le condizioni in modo partecipativo per una effettiva crescita sostenibile. È strategica la scelta del contenimento dei costi, ma e’ indispensabile determinare congrui investimenti a favore di tecnologie e prodotti in tutte le divisioni del gruppo al fine di allargare il perimetro industriale della società in questione: dalla divisione elicotteri, a quella Elettronica, dalla Difesa e Sistemi di sicurezza, a quelle spaziale e delle aerostrutture.

FINCANTIERI VA

Altrettanto importante resta il ruolo del sindacato da svolgere nella realtà di Fincantieri. Il gruppo in questione con sedi cantieristiche a Ancona, Castellammare di Stabia, Marghera, Monfalcone, La Spezia, Palermo, Riva Trigoso , Trieste e Genova , gode di ottima salute.Centosei navi in portafoglio; lavoro assicurato per tutti i cantieri  per cinque anni; ricavi in crescita rispetto all’anno precedente; 400 posti di lavoro creati direttamente nell’ultimo anno e altri 1600 nell’indotto. Una realtà industriale di tutto rispetto che il sindacato ha contribuito a far crescere, come continuerà a fare.

IL RUOLO STRATEGICO DELLA SIDERURGIA

Ma l’industria nazionale non può guardare serenamente al futuro se non saprà salvaguardare il patrimonio siderurgico che la caratterizza e che rimane il cuore pulsante della manifattura nostrana. Abbiamo dato il nostro contributo fattivo alla risoluzione di vertenze come quelle di Piombino e di Portovesme, solo per fare degli esempi recenti, ma ora dobbiamo dare un epilogo positivo a quella dell’Ilva che si trascina da mesi. Il principale gruppo siderurgico italiano vale un punto percentuale di Pil ogni anno ed è un assett fondamentale per un Paese che rimane pur sempre la seconda potenza manifatturiera europea. Sarebbe un atto di puro masochismo far chiudere il sito siderurgico di Taranto che è l’unico in Italia a garantire il ciclo integrale della produzione di acciaio. Dobbiamo scongiurare a tutti i costi questa eventualità e garantire la compatibilità dei diritti fondamentali del lavoro e della salute. Entro il 23 maggio l’Antitrust europeo dovrebbe pronunciarsi su questa vicenda: l’alienazione di attività in Belgio da parte di ArcelorMittal e l’uscita dalla cordata del gruppo Marcegaglia dovrebbero essere condizioni sufficienti per ottenere il disco verde. Ma il  “management” della multinazionale dell’acciaio deve convincersi della bontà delle richieste sindacali. Infatti, apprezziamo la proposta degli investimenti industriali ed ambientali per quasi due miliardi e mezzo di euro. Ma riteniamo che per giungere ad un accordo sindacale occorra l’azienda sia renda disponibile a modificare la sua impostazione, perché un organico di 14mila lavoratori, da noi chiesto, è una garanzia di sviluppo del piano industriale. Purtroppo, il gruppo acquirente continua a manifestare la volontà di restare ferma sull’indicazione di 10mila unità. Senza quei 4mila addetti mancanti l’intesa non si può fare. Continuiamo a trattare convinti di far cambiare idea alla controparte.

IL VALORE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO

Abbiamo fatto riferimento ai diritti del lavoro e della salute, ma ce ne è un altro che per noi è sacrosanto, ovvero quello della prevenzione e della sicurezza sui luoghi di lavoro.

La celebrazione sindacale del Primo maggio che si terrà a Prato è dedicata a questo valore, ma anche nella nostra assise sindacale avremo modo di soffermarci sul tema succitato.Bisogna dare risposte concrete ed efficaci per la piena attuazione delle normative, il rafforzamento dei servizi ispettivi, il coinvolgimento dei lavoratori e dei loro rappresentanti per rafforzare il sistema di prevenzione e sicurezza in questione. Si tratta di una problematica che tocca più punti, a partire dall’applicazione del contratto nazionale, che prevede avanzamenti in tema di salute e sicurezza e un rafforzamento del ruolo degli Rls. Ma anche la contrattazione di secondo livello rappresenta l’ambito privilegiato per rivendicare modelli organizzativi in cui la sicurezza delle persone prevalga sull’intensificazione dei ritmi produttivi e sul peggioramento della condizione di lavoro.

IL CONTRATTO DELLE “TUTE BLU”

Infine, il tema contrattuale. Abbiamo salutato con favore il raggiungimento dell’intesa sul “Patto della Fabbrica” siglata lo scorso 28 febbraio e firmata il 12 marzo successivo. Il documento sottoscritto dai leader di Confindustria e dei sindacati confederali si propone di incrementare la competitività delle imprese nel quadro di una crescita sostenibile, di favorire un mercato del lavoro più dinamico ed equilibrato; di rafforzare il collegamento tra produttività del lavoro e retribuzioni. Un grande risultato.Ma con orgoglio ricordiamo il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici siglato da noi con Federmeccanica ed Assistal il 26 novembre del 2016. La struttura del contratto collettivo nazionale si è confermata la principale realtà a tutela del potere d’acquisto delle retribuzioni e fonte d’investimento sul valore delle persone al fine di accrescere ulteriormente capacità e competenze. L’intesa in questione si è caratterizzata per i contenuti di assoluto livello fondati su salario, previdenza integrativa, sanità integrativa, formazione e diritto allo studio. I rappresentanti di imprese e lavoratori nel settore metalmeccanico tuttora stanno gestendo unitariamente questo patrimonio contrattuale.

Se la nostra storia continua dipende soprattutto dalla nostra capacità di fare contratti e buone intese a favore dei lavoratori e della capacità produttiva del Paese, a partire dal settore industriale ed, in particolare, a sostegno del manifatturiero.

 



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