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Krugman e il governo che vorrei

Leggo Krugman. Che dice che è tempo di dire chiaramente cosa dovrebbe fare Cipro: lasciare l’euro. Se penso all’austerità legata al rilascio dei fondi europei (10 miliardi) di circa 4 punti di PIL e ci aggiungo la patrimoniale sui depositi e la chiusura delle banche, capisco perché lo dice.

Ora chiedo a me stesso. Cosa dovrebbe fare l’Italia?

E’ molto semplice. Dovrebbe entrare nell’area dell’euro.

Sul serio. Dovrebbe entrare nell’area dell’euro.

Il che significa:

1) Esprimere un governo, ora e subito perché l’unica priorità ora e subito è l’economia ed il progetto europeo, e la loro rispettiva salvezza;

2)  Esprimere un governo che si esprima. Che per la prima volta da quando è nato l’euro sappia dire la sua. Che sappia rappresentare interessi che gli spetta rappresentare, quelli dei disoccupati, dei giovani, delle piccole imprese. Tessendo quell’alleanza – che un disastroso governo francese pare non sapere nemmeno come avviare – tra Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro, Francia e forse Irlanda. Che sappia cessare di evitare di controbattere ai legittimi interessi tedeschi, evitando di lasciare a questi ultimi carta bianca. Che sappia dire basta a fronte dell’idiozia della Commissione europea che – in mezzo a questa tempesta perfetta – teme lo sforamento del deficit su PIL dal 2,9 al 3,1% a fronte di un piano di riavvio di investimenti pubblici e rimborsi dei crediti delle imprese con la Pubblica Amministrazione.

3)  Esprimere un governo che voli sulle ali del voto intelligente degli italiani, un voto veramente europeo, di quel 90% di cittadini che hanno votato per svegliare e salvare l’Europa bella addormentata, anestetizzata dalla stupida austerità. E sì, che ci sono riusciti, unici in Europa, terrorizzando tutti nel Continente. A pensarci, questo Governo in Europa sarà fortissimo, forte come mai, perché ad esso è stato affidato il mandato più potente, unitario e chiaro che un Governo potesse mai ricevere.

E’ arrivata l’ora che l’Italia entri nell’euro, che faccia avviare finalmente il tavolo delle decisioni comuni e non unilaterali, l’unico tavolo che può rafforzare e non demolire una Unione di popoli.

Che ci entri a gambe unite, a quel tavolo, duramente, come un mediano di spinta, come un Furino, come un Gattuso, come un Benetti. “Sempre lì, lì nel mezzo, finché ce n’hai, stai lì“. Che fermi, che spezzi la folle corsa del resto del Continente, lanciato a mille verso il più assurdo e masochistico degli autogol.

E’ tempo per l’Italia di entrare nell’euro. Per la prima volta, ora e subito. L’Europa gliene sarà per sempre grata.

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