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Ecco perché l’innovazione del food è una questione politica (globale)

Due mesi, 16 studenti-ricercatori di 10 nazionalità, 12 città e 10 Paesi in tutto il mondo. È questo il programma della “Food Innovation Global Mission” che partirà il 12 maggio da Bologna per un giro nei principali food tech hub globali facendo tappa ad Amsterdam, Madrid, Berlino, Toronto, New York, San Francisco, Tokyo, Hong Kong, Shanghai, Mumbai e Bangkok. Gli studenti del “Food Innovation Program 3.0”, master internazionale di secondo livello sulla Food Innovation organizzato da Future Food Institute in collaborazione con l’Institute for the Future di Palo Alto, avranno la possibilità di incontrare aziende, start up, makers, rappresentanti istituzionali, centri di ricerca ed università, cluster scientifici e tecnologici del settore alimentare.

Gli obiettivi di questo giro del mondo sono stati individuati in quattro macro-aree: promuovere un approccio più sostenibile e consapevole all’alimentazione, sviluppare nuove tecnologie ed innovazioni in ambito food, mettere in contatto i centri di ricerca con il mondo delle imprese e formare nuovi talenti che possano essere i “future food leaders”. “Il cibo può essere innovazione ma non bisogna dimenticare che la scelta di ciò che mangiamo ha un impatto su tutto l’ecosistema come l’ambiente e i cambiamenti climatici” – ha raccontato Sara Roversi, Founder del Future Food Institute, in occasione della presentazione dell’iniziativa, e sottolinea come “le aree tematiche della ricerca si concentrano su quattro argomenti: il futuro delle proteine; la sostenibilità e l’economia circolare; il futuro dei food service e, di conseguenza, l’interazione tra uomo e cibo; l’agricoltura nei contesti urbani, quindi smart cities e smart farm”.

Con il patrocinio del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il progetto vuole essere un collegamento tra Paesi e favorire uno scambio di informazioni sulle innovazioni legate al settore alimentare al fine di rispondere alle sfide globali e, nello stesso tempo, valorizzare e condividere la produzione e la cultura del cibo. “Vogliamo aprire una finestra nei Paesi in via di sviluppo poiché le sfide che provengono dall’Asia, dall’Africa e dall’America Latina sono enormi” – ha evidenziato durante l’evento Andrea Carapellese di Unido (United Nations Industrial Development Organization) – “In questi Paesi, l’agricoltura occupa fino all’80/90% della forza lavoro e riuscire a portare e divulgare business model e tecnologie legate al food significa offrire un contributo reale anche a livello geopolitico”.

La ricerca di best practices da implementare è anche uno degli obiettivi del Global Forum on Agricultural Research (Gfar), una piattaforma che include stakeholders attivi in vari ambiti dell’agricoltura, dalla ricerca allo sviluppo di prodotti e di processi, per affrontare la sfida alimentare a livello globale. Il vicepresidente Raffaele Maiorano ha raccontato un progetto in corso in Burkina Faso per collegare l’università al mondo del lavoro: “Quando gli studenti fanno le ricerche per le tesi di laurea in questo settore parlano con gli agricoltori poi, una volta raccolti i dati, l’unico referente diventa il docente e si crea così uno scollamento tra i due mondi. In Burkina Faso lo studente è obbligato a dialogare con entrambi al fine di applicare le tecnologie alla realtà e quindi, la ricerca universitaria trova attuazione nelle aziende”.

È anche evidente il legame tra il cibo e l’ambiente, l’impatto ambientale non è solo determinato dalle scelte alimentari ma bisogna considerare il ciclo di vita di un alimento: dalla coltivazione delle materie prime al confezionamento, dal trasporto alla distribuzione. “Il food è il primo canale per fermare il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici” – ha affermato Marc Buckley, coordinatore del Climate Reality Project di Al Gore per Austria e Germania e rappresentante del World Economic Forum – “e il Future Food Institute potrà creare un grande impatto attraverso una riforma del sistema alimentare grazie alle innovazioni in ambito food e ad un approccio preciso ai temi dell’educazione e della ricerca”.

In questo contesto non può mancare l’attenzione verso le istituzioni. Come ha raccontato Claudia Laricchia del Future Food Institute: “È prevista un’agenda di incontri istituzionali di prestigio al fine di identificare le food policies che ogni Paese potrà inserire nel proprio programma politico e stabilire così le priorità legate a queste tematiche”. I risultati di questo giro del mondo nel food saranno presentati durante l’edizione 2018 della Maker Faire di Roma.



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