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Assad, le armi chimiche e i cristiani. Una lettura tra passato e presente

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Alcuni patriarchi siriani sembrano non credere all’ipotesi che Assad abbia usato le armi chimiche contro Douma. A me invece sembra plausibile, visto che di lì deve passare la nuova autostrada che legherà l’Iran al Libano, quindi al Mediterraneo, e per l’indispensabile alleato è questione delicatissima. Ma per valutare non è tutto, visto che sarebbero 80 i casi in cui il regime avrebbe usato le armi chimiche. Oggi si dovrebbe pertanto capire chi dubiti che Assad, ad esempio, le armi chimiche le abbia usate anche a Khan Shaykoun, come ormai accertato dalle competenti autorità internazionali? Se qualcuno dubiti anche di questo non lo sappiamo, ma sarebbe importante saperlo. Perché di mezzo poi ci sono altri 79 episodi, compreso quel drammatico episodio del 2013 con più di 1500 morti, sul quale da allora a oggi non si è stabilito chi abbia ucciso, ma si è accertato che i gas impiegati sono compatibili con quelli in accertato possesso del regime.

C’è poi il dramma degli oltre 5 milioni di siriani che non rientrano in Siria, tra i i quali molti cristiani, e per molti sembrano non potervi rientrare per la loro contrarietà ideale ai metodi del regime, e tra di loro i cristiani non sono pochi. Sarebbe importante sapere su questo per le Chiese siriane come stiano le cose. E i sei milioni di siriani sfollati, privi di fissa dimora, chi li ha causati? Una parola per loro è importante e l’ha pronunciata Papa Francesco, per il quale sarebbe importante per tutti gli sfollati il diritto a tornare a casa! Credo che sia stato importante dirlo. E tra gli sfollati certamente ci rientrano anche i tantissimi costretti a lasciare la Ghouta e Douma in queste ultime settimane. Chi ha bombardato i civili di Douma? I quesiti non sono pochi, non riguardano solo Douma, e non cominciano nel 2011, cominciano molto prima. Io ad esempio credo si dovrebbe capire come si leggano i fatti sull’inchiesta avviata in Libano a carico di un sodale del presidente siriano, Ali Mamlouk, per aver fatto arrivare in Libano esplosivo che avrebbe dovuto essere usato anche in un attentato contro il patriarca maronita, di stanza in Libano. Non è vero quanto teme la magistratura libanese? O è un’ipotesi fondata e grave? A Damasco come la pensano al riguardo?

Poi c’è la drammatica questione dei tragici eventi susseguenti all’eliminazione dell’ex premier libanese Rafiq Hariri, ucciso secondo gli inquirenti internazionali da cinque miliziani di Hezbollah su indicazione delle autorità di Damasco, con cui Hariri aveva drammaticamente rotto. Fu un fatto di gravità epocale. E non fu un fatto di gravità inaudita il sangue dei cristiani alleati di Hariri uccisi a Beirut nei mesi successivi? Credo sarebbe ancora importante difenderli e ricordarli: sono nomi importanti, di primo piano mondiale: il 2 giugno del 2005, ad esempio, fu ucciso con un attentato il grande scrittore Samir Kassir, cristiano, un intellettuale di fama mondiale. La sua colpa sembra essere stata quella di essere un avversario di Assad. Il 21 giugno di quello stesso anno l’ex segretario del Partito Comunista Libanese, George Hawi, cristiano, anche lui avversario di Assad, veniva analogamente assassinato per strada. May Chydiac ed Elias Murr, entrambi cristiani, si salvarono miracolosamente da analoghi attentati. Ma l’editore del principale giornale libanese, Gebran Tuèni, anche lui cristiano, anche lui avversario di Assad, alle 8.55 di uno delle ultime mattine di quel 2005, appena rientrato a Beirut dalla Francia, non riuscì a salvarsi. Come non si salvarono gli altri due cristiani, il giovane ministro Pierre Gemayyel e il deputato liberista, Antoine Ghanem, ucciso all’inizio dell’anno successivo. Tutto questo non può non essere disconnesso nella lettura di questa crisi, del recente passato e del presente.



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