La diffusione e la pervasività di smartphone e computer rappresenta una sfida ancora aperta per gli investigatori, soprattutto sul fronte del contrasto alla minaccia terroristica. In Rete, infatti, si lasciano facilmente delle tracce, che però, i più esperti, sono in grado di celare. Per questo la Commissione Ue sta proponendo nuove norme che potrebbero permettere alle autorità di polizia e giudiziarie di ottenere più facilmente e più rapidamente le prove elettroniche, ad esempio e-mail o documenti sul cloud, per indagare, perseguire e condannare criminali e terroristi.
NUOVE NORME
Le nuove regole, spiega Bruxelles, sono pensate per consentire alle autorità di contrasto degli Stati membri dell’Ue “di rintracciare meglio piste online e a livello transfrontaliero, prevedendo nel contempo garanzie sufficienti per i diritti e le libertà di tutte le persone interessate”.
LE PROPOSTE DI BRUXELLES
L’impianto si articolerà in più piani. In primo luogo è teso a creare un ordine europeo di produzione, che consentirà a un’autorità giudiziaria di uno Stato membro di richiedere prove elettroniche (ad esempio e-mail, sms o messaggi di app) direttamente a un prestatore di servizi che offre servizi nell’Unione ed è stabilito o rappresentato in un altro Stato membro, indipendentemente dall’ubicazione dei dati, il quale è tenuto a rispondere entro 10 giorni, o 6 ore in caso di emergenza (rispetto a 120 giorni nell’ordine europeo di indagine e 10 mesi in una procedura di assistenza giudiziaria).
Poi impedirà, grazie a un ordine europeo di conservazione, che i dati siano cancellati, consentendo a un’autorità giudiziaria di uno Stato membro di imporre a un prestatore di servizi che offre servizi nell’Unione ed è stabilito o rappresentato in un altro Stato membro di conservare dati specifici per permettere all’autorità di richiederli successivamente, tramite l’assistenza giudiziaria, un ordine europeo d’indagine o un ordine europeo di produzione. Le norme conterranno inoltre garanzie e mezzi di ricorso: entrambi gli ordini possono essere emessi solo nell’ambito di un procedimento penale e tutte le garanzie procedurali di diritto penale si applicano.
Le nuove regole dovrebbero garantire una forte protezione dei diritti fondamentali, come il coinvolgimento delle autorità giudiziarie e requisiti aggiuntivi per l’ottenimento di determinate categorie di dati. E prevedono inoltre garanzie per il diritto alla protezione dei dati personali. I prestatori di servizi e le persone i cui dati vengono richiesti beneficeranno di varie garanzie, come la possibilità per il prestatore di servizi di chiedere un riesame se, ad esempio, l’ordine viola manifestamente la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Obbligheranno i prestatori di servizi a designare un rappresentante legale nell’Unione: per garantire che tutti i prestatori di servizi che offrono servizi nell’Unione europea siano soggetti agli stessi obblighi, anche se la loro sede centrale si trova in un paese terzo, essi saranno tenuti a nominare un rappresentante legale nell’Unione per la ricezione, il rispetto e l’esecuzione delle decisioni e degli ordini emessi dalle autorità competenti degli Stati membri ai fini dell’acquisizione di prove nell’ambito di un procedimento penale.
Infine, garantiranno certezza giuridica per le imprese e i prestatori di servizi: attualmente le autorità di contrasto spesso possono contare solo sulla buona volontà dei prestatori di servizi di trasmettere loro le prove necessarie; in futuro invece, grazie all’applicazione delle stesse norme per ordinare la produzione di prove elettroniche, aumenterà la certezza del diritto per le autorità e i prestatori di servizi.
LO SCENARIO
La scelta di Berlaymont di dare impulso a un nuovo pacchetto di regole su questo tema nasce dopo gli attentati del 2016 a Bruxelles ed è figlia di una consapevolezza. Criminali e i terroristi comunicano via sms, e-mail e app. Ora come ora più della metà di tutte le indagini penali includono richieste transfrontaliere per ottenere prove elettroniche detenute da prestatori di servizi situati in un altro Stato membro o al di fuori dell’Ue. La cooperazione giudiziaria e l’assistenza giudiziaria sono fondamentali per ottenere tali dati, tuttavia, rilevano gli esperti, l’iter attualmente è troppo lento e gravoso. Eppure, oggi, quasi due terzi dei reati le cui prove elettroniche si trovano in un altro Paese non possono essere oggetto di indagini o azioni penali efficaci principalmente perché occorre troppo tempo per acquisire tali prove o perché il quadro giuridico è frammentato. Rendendo più rapido ed efficace l’iter per ottenere prove elettroniche, le proposte messe sul tavolo, ritiene la Commissione, contribuiranno a colmare questa lacuna.