Skip to main content

Che cosa può imparare Twitter da Google

Con la diffusione dei social network diventa essenziale la garanzia che il contenuto veicolato raggiunga più persone possibili, soprattutto se dietro i post pubblicati si nascondono intenti commerciali o interessi di altro tipo.

Molti servizi di analisi stanno migliorando via via diventando più precisi, ma c’è ancora qualcosa da fare per scoprire nuove tecniche in grado di estrarre queste informazioni. Secondo il sito Business Insider esiste un metodo dal quale Twitter potrebbe trarre particolari benefici. Qualcosa che è in vigore da quasi due anni e che si chiama Google Ripples.

In cosa consiste
Google Ripples è uno strumento di rappresentazione della viralità di un contenuto (ripple effect in inglese è traducibile infatti con “effetto a catena”). Tale funzione, incorporata a Google Plus, permette di vedere, con un diagramma navigabile e interattivo, come un certo post si è propagato per la Rete, scoprendo di conseguenza chi lo ha condiviso per primo e chi invece ha contribuito maggiormente alla sua diffusione.

Come funziona
Il servizio vi mostrerà quanto è stato condiviso quel determinato contenuto e chi sono stati i principali influencer a diffonderlo tra i propri contatti. Una serie di frecce rappresentate in un grafico indicheranno in quale direzione è avvenuto l’effetto a catena della condivisione, mentre le dimensioni dei cerchi faranno riferimento agli influencer che hanno contribuito di più alla viralizzazione del contenuto. È possibile poi stabilire l’ordine cronologico della condivisione del contenuto sul social network, grazie ad una sorta di player che consente di vedere com’è avvenuta la diffusione dal momento della creazione del contenuto ad oggi.

Perché non su Twitter?
“Ora immaginate che cosa accadrebbe – si legge su BI – se un sistema simile fosse incorporato a Twitter”, piattaforma basata su retweet e preferiti.
Ci sono due ragioni per le quali Twitter o qualsiasi altro social non adotta tale pratica di analisi dei post diffusi. La prima è una questione morale: “Strappare un’idea esistente potrebbe non essere la cosa migliore da fare, soprattutto se si è di fronte ad un concorrente come Google”, spiegano gli esperti di Simply Zesty, specializzati sui social media, su BI.
“La seconda ragione, e più probabile, è che Twitter non ha le capacità per rappresentare graficamente e in modo corretto i suoi tweet nello stesso modo in cui fa Google”.

La piattaforma perfetta
Dopo aver lanciato Vine, il social network ha anche acquisito Bluefin Labs, la società leader nell’analisi dei dati sulla social TV. Ma adesso Twitter ha bisogno di creare un servizio che renda più facile per il marketing, per i pubblicitari e tutti gli altri, trarre senso dalle proprie azioni sulla piattaforma di microblogging. Magari guardando a Google e recuperando il tempo perduto.
“È la piattaforma perfetta in cui questo tipo di analisi può prosperare”, conclude l’articolo su Business Insider.


×

Iscriviti alla newsletter