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Cosa c’è dietro il pasticcio sulle fregate francesi Fremm

La marina francese ha ufficialmente puntualizzato che l’annuncio del governo di Atene di aver preso in leasing due fregate francesi classe Fremm non è frutto di un accordo raggiunto. Nel futuro se ne potrà parlare, ma per ora non è all’ordine del giorno.

Mentre il Presidente della Commisisone Ue Juncker da Atene chiede ad Ankara la liberazione dei due militari greci, a Washington Macron e Trump trovano il tempo di parlare di Grecia. Infatti Tsipras dovrebbe firmare con Trump il contratto per l’ammoderamento degli F16 attualmente in uso all’aeronautica greca per un totale di 2,4 miliardi di dollari. Soldi che, quindi, non potrebbero essere usati per le fregate. Ecco cosa c’è dietro il pasticcio sulle fregate francesi Fremm non più inviate ad Atene.

PARIGI-ATENE-WASHINGTON

Era stato il vice ministro della difesa ellenico Fotis Kouvellis a dichiarare pubblicamente che le intenzioni del governo erano quelle di avere, entro la prossima estate, la disponibilità di due fregate classe Fremm da Parigi (battello super moderno realizzato congiuntamente da Italia e Francia) con un leasing della durata di cinque anni. E con la prospettiva futura di acquistarle, al fine di migliorare la potenza della flotta navale del paese in un momento in cui i rapporti con la Turchia sono ai minimi storici. Ma da Parigi ecco la smentita.

Inoltre si apprende che risale a 180 giorni fa la “stretta di mano” fra Trump e Tsipras sul contratto di modernizzazione degli F16 greci da parte degli Usa. Proprio in questi giorni i negoziati si dovrebbero concludere a Washington e Lockheed Martin ha individuato il 30 aprile come limite per accettare o meno i dettagli del contratto. Il prezzo per l’aggiornamento degli 85 caccia F-16 si attesta a 1,23 miliardi di dollari, (solo per i mezzi) con le pressioni della parte greca di scendere a 1,1 miliardi.

Secondo fonti diplomatiche, se i pagamenti per il programma di modernizzazione possono iniziare immediatamente, il primo aereo verrà consegnato solo nel 2021 e l’ultimo nel 2028, ma dagli Usa c’è la richiesta di un programma di ammortamento anticipato, con il 75% del prezzo totale entro il 2021. Di contro lo stato delle finanze di Atene non consente di erogare pagamenti così ingenti per gli anni in questione. Così una prima tranche di quei denari si potrebbe prendere dal “mancato leasing” delle Fremm, si spinge a dire più di qualcuno in Grecia.

QUI BERLINO

Nel frattempo i liberali tedeschi attaccano Macron: la Francia, dicono, gioca con la Grecia a cui vende navi in cambio della riduzione del debito. E in occasione di un discorso ufficiale al Bundestag definiscono “inaccettabile” la possibilità di una compensazione del debito con, sullo sfondo, l’affare militare tra Parigi e Atene.

Secondo quanto pubblicato dallo Spiegel il numero uno del gruppo parlamentare liberale Otto Fricke ha richiesto ufficialmente al ministro delle Finanze della Germania necessari chiarimenti affermando che “il governo federale non può giustificare l’accordo per i cantieri navali francesi a spese del contribuente tedesco”. Fricke ha sostenuto che il governo federale “o non sapeva di questa collusione, o se lo sapeva avrebbe dovuto informare il Parlamento”.

Tra l’altro secondo la rivista tedesca sarebbe stato lo stesso ministro della Difesa di Atene, Panos Kammenos, a sottolineare negli ultimi giorni che i soldi per le fregate francesi potevano essere trovati pescando negli utili ottenuti dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali della zona euro da obbligazioni greche, per questo la data del 3 maggio è quella cerchiata in rosso: in quel giorno infatti si svolgerà una visita dei negoziatori francesi ad Atene.

Allo stesso tempo la Germania sta prendendo tempo, non si sa se sulla scorta della questione Fremm, circa la fine del programma di salvataggio per Atene e sulla riduzione del debito. Secondo il Die Welt il nodo sta nuovamente nel Fmi che vorrebbe come condizione per partecipare al programma una riduzione del debito di almeno 100 miliardi.

E la Germania dovrebbe fare la parte del leone. Il terzo pacchetto di aiuti infatti ammonta a 86 miliardi di euro e il Fmi dovrebbe essere coinvolto per 1,6 miliardi di euro mentre i paesi Ue per 330 miliardi.

twitter@ImpaginatoTw


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