Tanta fiducia deve essere stata probabilmente mal riposta secondo Jim O’Neill (in foto), il guru di Goldman Sachs che solo poche settimane fa stupì tutti con un suo endorsement appassionato al Movimento 5 stelle.
In un commento nello studio «Riforme non vuol dire austerity», il presidente della divisione asset management della banca d’affari americana definì “entusiasmante” il risultato delle elezioni politiche e sostenne che “il particolare fascino di massa del M5s” avrebbe potuto essere “il segnale dell’inizio di qualcosa di nuovo”.
Ora, con le consultazioni ancora aperte e dopo aver visto i neo parlamentari del movimento all’opera, il celebre coniatore del fortunato acronimo Bric deve aver maturato tutta un’altra opinione.
Infatti, dopo averli prima elogiati, ora ci ripensa, dicendo che “non è Cipro il vero problema dell’Unione europea”, bensì “l’Italia con il fattore Grillo”.
Un’idea che O’Neill deve aver perfezionato dopo aver assistito a tutti i rifiuti che Grillo e i capigruppo del suo movimento hanno espresso a qualsiasi forma di collaborazione per la formazione di un governo nei loro colloqui con il presidente del Consiglio incaricato, Pierluigi Bersani e quello della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Non solo, con queste parole O’Neill si fa probabilmente interprete dell’attenzione dei mercati alla situazione italiana, che tutti auspicano possa risolversi al più presto.
Questi giorni di consultazioni coincideranno con un ponte lunghissimo per le borse, quattro giorni prima della riapertura, che i mercati – con il rischio di una crisi slovena alle porte – sperano di affrontare con un nuovo esecutivo.
Goldman Sachs è soltanto uno dei grandi player della finanza che nel corso dei mesi si sono interessati in America e non solo al fenomeno Grillo, tra i quali figurano Merrill Lynch, Wall Street, altre banche d’affari e persino il magnate di origine ungherese George Soros.