Skip to main content

Basta morire di lavoro. Una riflessione dopo la festa

La sicurezza nei luoghi di lavoro è stata al centro della manifestazione nazionale organizzata da Cgil, Cisl e Uil per il Primo maggio a Prato. Lo slogan “Sicurezza: il cuore del lavoro”, apriva il corteo dei lavoratori, con i segretari generali delle 3 confederazioni, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo e molti leader politici. Prima degli interventi dei sindacalisti, ha rivolto un saluto ai partecipanti anche il sindaco di Prato Matteo Biffoni che ha voluto ricordare come la città abbia saputo reagire dopo il rogo dell’1 dicembre 2013 nel quale morirono 7 operai cinesi. “In 3 anni grazie al protocollo lavoro sicuro sono state controllate oltre 8mila aziende (8257), elevate 13 milioni di multe, portando a una riduzione fortissima – più della metà – dei dormitori abusivi nelle aziende e a una riduzione del 70% delle carenze gravi sulla sicurezza”. Alla manifestazione era presente anche il gonfalone della Regione Toscana. Prima dell’inizio dell’evento in questione, Camusso, Furlan e Barbagallo si sono recati al cimitero monumentale di Marcognano, in una frazione del comune di Carrara, per deporre una corona al monumento ai caduti sul lavoro e ricordare la tragedia avvenuta alla cava di marmo dei ‘Bettogli’ il 19 luglio del 1911, in cui persero la vita dieci lavoratori.

BARBAGALLO CHIEDE INVESTIMENTI SULLA SICUREZZA

“Oggi siamo allo stesso livello di mortalità del 1911 e questo vuol dire che non stiamo facendo nulla”. Lo ha affermato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, parlando dal corteo del primo maggio a Prato dedicato alla salute e alla sicurezza sul lavoro, ricordando di essere andato questa mattina, prima dell’inizio del corteo insieme ai leader di Cigl e Cisl, a deporre una corona al monumento ai caduti sul lavoro a Marcognano dove nel 1911 persero la vita 10 lavoratori. “Si mette al primo posto il profitto”, ha sottolineato Barbagallo e invece bisogna investire di più sulla sicurezza sul lavoro e anche “aumentare le sanzioni”.

CAMUSSO E IL BISOGNO DI MAGGIORI CONTROLLI

“La somma di mancati investimenti e precarietà ha determinato disattenzione alle norme di sicurezza” sul lavoro. “Ancora troppi insistono a dire che sono dei costi e devono essere tagliati”, ma non è così: lo ha sostenuto la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, dal corteo del Primo maggio a Prato, dedicato alla salute e sicurezza sul lavoro. “Non ci sono investimenti su questo tema. Nonostante tanta tecnologia, non la si usa per creare le condizioni di sicurezza. Inoltre c’è tanta ricattabilità che deriva dalla disoccupazione e dalla precarietà”, ha aggiunto Camusso. L’aumento dei controlli, ha concluso, “è una delle strade per risolvere il problema”.

FURLAN RICORDA IL “BOLLETTINO DI GUERRA”

“Ci sono troppi morti per il lavoro, troppi lutti nelle famiglie. È una cosa inaccettabile, è un bollettino di guerra che nessuno può più accettare”. Così la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, arrivando in piazza a Prato per la manifestazione nazionale di Cigl, Cisl e Uil del primo maggio. Servono, per questo, “più investimenti per la sicurezza, più prevenzione e più controlli”, ha sottolineato Furlan. Il tema della salute e della sicurezza sul lavoro deve, quindi, essere “assolutamente una priorità” per il nuovo governo, ha evidenziato.

MATTARELLA CHIEDE IMPEGNO PER IL BENE COMUNE

“Non mancano difficoltà nel nostro cammino. Tuttavia, dove c’è il senso di un destino da condividere, dove si riesce ancora a distinguere il bene comune dai molteplici interessi di parte, il Paese può andare incontro, con fiducia, al proprio domani”. Con questo invito generale a pensare al bene comune dell’Italia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiuso il suo discorso al Quirinale in occasione del Primo maggio. Per Mattarella “la crescita del lavoro e la sua qualità restano necessariamente centrali per ogni strategia di governo. Il lavoro è la priorità”. Si è svolta ieri mattina, infatti, al Palazzo del Quirinale la cerimonia per la Festa del Lavoro con i nuovi Maestri del Lavoro del Lazio. Nel Salone dei Corazzieri sono intervenuti il Presidente dell’Associazione Nazionale Seniores d’Azienda, Vincenzo D’Angelo, il Presidente della Federazione Maestri del Lavoro d’Italia, Vincenzo Esposito, e il Presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Antonio D’Amato. Ha poi preso la parola il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti. Al termine il Presidente della Repubblica, dopo aver consegnato le Stelle al Merito del Lavoro ‘alla memoria’ di Giovanni Castelletti – dipendente della Società Cooperativa Agricola-Cantina Sociale di Castelnuovo del Garda, morto a seguito di un incidente nel 2012 – e di Luigi Albertelli – guardia giurata della Società Ivri SpA, deceduto a seguito di un incidente occorso nel 2015 – ha pronunciato il discorso ufficiale. Erano presenti il Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, il Presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi, la Vice Presidente del Senato della Repubblica, Anna Rossomando, esponenti del Governo e del Parlamento, autorità civili, rappresentanti delle associazioni imprenditoriali e di realtà territoriali e sociali. In precedenza il Presidente Mattarella si era recato a deporre una corona di fiori al monumento dedicato alle vittime sul lavoro in piazza Pastore, davanti alla sede dell’Inail di Roma.

PAPA FRANCESCO, IL PREMIER GENTILONI ED I LEADER POLITICI DAI SOCIAL

“Celebriamo san Giuseppe lavoratore ricordandoci sempre che il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità della persona”. Ha scritto Papa Francesco in un tweet. “Festeggiamo il lavoro, pensando anche a quello che non c’è e alla dignità che ogni lavoro dovrebbe avere. È la prima sfida per chi governa”. Così il premier Paolo Gentiloni su Twitter. “Oggi è il primo maggio, la festa dei lavoratori. I partiti riempiranno questa giornata con frasi fatte, slogan e auspici sul lavoro e sull’articolo 1 della Costituzione. Sono solo parole. La verità è che se non interveniamo subito il lavoro in Italia diventerà sempre più sottopagato e precario. Va rivisto il Jobs act, vanno rifondati i centri per l’impiego e va assicurata una pensione dignitosa a chi ha lavorato una vita con la revisione della Fornero e la pensione di cittadinanza”. Così Luigi Di Maio su Facebook.”Sono tutte cose che eravamo pronti ad inserire nel contratto di Governo per cambiare finalmente l’Italia. Sono cose di buon senso che si potevano realizzare noi ci abbiamo provato per 55 giorni con tutte le nostre forze”, ha concluso il leader del M5S. Un Matteo Salvini che sorride dall’interno della cabina di una ruspa ha mandato il suo messaggio di ‘buon Primo Maggio’ da Twitter: “Buon 1Maggio, Amici. Prendo lezioni di RUSPA! Faccio bene???”. Il leader della Lega ha postato un brevissimo video in cui, in un viale alberato, segue le indicazioni di alcuni operai al lavoro. “Il lavoro deve continuare ad essere la priorità. Un lavoro dignitoso, equamente retribuito, giusto e soprattutto sicuro. Nell’era della digitalizzazione avanzata è inaccettabile l’aumento di morti sul lavoro. 3 milioni nel mondo, oltre 220 dall’inizio dell’anno solo in Italia. Numeri dietro i quali ci sono vite spezzate, famiglie colpite, legami interrotti e, troppe volte, diritti negati. Un’emergenza che ci deve vedere uniti, anche per questo ho voluto essere a Prato oggi”. Così in un post su Facebook il segretario reggente del Partito democratico, Maurizio Martina. “Per dire ancora che – ha sostenuto Martina – c’è bisogno di rafforzare le protezioni dei lavoratori, soprattutto di quelli più fragili, precari, sfruttati. Degli invisibili. E in un tempo in cui siamo sempre più nodi individuali di una rete, c’è bisogno di innovare anche il ruolo dei sindacati. Perché fare sindacato oggi vuol dire stare nella modernità, non solo evocare una storia gloriosa”.

IL “CONCERTONE” A PIAZZA SAN GIOVANNI

Un “Concertone” di buona musica, ma anche di imprecazioni. Mai come in questa edizione sul palco di San Giovanni a Roma hanno avuto spazio le parolacce. Ad aprire le danze ci hanno pensato i ragazzi de Lo Stato Sociale che subito, in apertura alle 15, appena partita la diretta di Rai3, hanno agitato le acque con il brano, rivisto e aggiornato, “Mi sono rotto il c….”, che nel 2015 non passò la censura della Rai. Sono loro i cattivi ragazzi della manifestazione promossa dai sindacati. Tre anni fa scatenarono lo polemica per un bacio omosessuale in difesa dei diritti civili, l’anno scorso se la presero con Matteo Salvini e il ministro Poletti, quest’anno nel mirino della band bolognese sono finiti la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, Luca Cordero di Montezemolo, Giacinto della Cananea: “Mi sono rotto il c…. Prima dei vitalizi sarebbe giusto tagliare i vostri cognomi”, grida alla piazza il frontman Lodo Guenzi, anche conduttore della lunga maratona con Ambra Angiolini, per poi dietro le quinte gettare acqua sul fuoco. “Non ci interessava la polemica, la nostra era solo una battuta sui cognomi. Non l’ho trovata particolarmente fuori luogo. La volgarità è una cosa diversa dalla scurrilità. La prima non necessariamente coincide con le parolacce e la seconda può anche esprimere dei concetti. Sono stati gli stessi autori a chiederci di aggiornare la canzone: si aprono spazi di libertà, e credo che sia molto più utile forzare i limiti in maniera intelligente per arrivare ad un altro livello”. E così arriva l’attacco alle spese militari, alla formazione del nuovo governo, al lavoro senza diritti, al razzismo.Ma Lo Stato Sociale non è solo nello sdoganamento del “turpiloquio”. I rapper, presenti in gran numero, hanno dato loro una mano, come Gazzelle o come Sfera Ebbasta, che non si è limitata al vaffa ma ha mostrato anche il dito medio. Persino la candida Francesca Michielin (tra le poche donne presenti sul palco) si è fatta trascinare nel gorgo e nell’incipit di Vulcano ha citato il film “La 25/a ora” con “Affanculo io? Vacci tu!”. In migliaia (gli organizzatori hanno voluto evitare il balletto dei numeri sull’affluenza) hanno applaudito nel pomeriggio tra gli altri Frah Quintale, prima di scatenarsi in serata con Gianna Nannini, Max Gazzè, Ermal Meta, Le Vibrazioni.

LA FESTA DEL LAVORO NELLE GRANDI CAPITALI

È stato un Primo Maggio segnato da proteste e scontri in diverse capitali del mondo. A cominciare da Parigi, dove 1.200 black bloc incappucciati si sono messi con prepotenza alla testa del corteo sindacale che era partito da piazza della Bastiglia mentre sfilava all’altezza del Ponte d’Austerlitz. I gruppi violenti hanno distrutto le vetrine di un McDonald’s, incendiato una concessionaria della Renault e altri esercizi commerciali e lanciato ordigni incendiari e fumogeni. Per respingerli le forze dell’ordine hanno fatto ricorso a gas lacrimogeni e a cannoni ad acqua. Nel giro di qualche ora, circa 200 black bloc sono stati messi in stato di fermo. Era stato il ministro dell’interno, Gérard Collomb, ad assicurare che i responsabili sarebbero stati individuati e arrestati. Tensione, si è vissuta anche ad Istanbul, dove le autorità turche hanno dispiegati 25mila agenti, chiuse 4 stazioni della metropolitana così come le due linee di funicolare che portano nel cuore della città. In barba al divieto imposto di marciare verso Piazza Taksim – luogo simbolo del Primo Maggio – e nonostante i blocchi imposti dalla polizia, piccoli gruppi di rappresentanti sindacali sono riusciti a deporre ghirlande e fiori lì dove il Primo Maggio del 1977, 34 persone furono uccise. In tutta la città i manifestanti arrestati sono stati almeno 45. Anche a Teheran migliaia di iraniani non hanno avuto paura di sfidare il divieto di protesta imposto in occasione della giornata internazionale dei lavoratori. Di fronte ai cancelli del Parlamento, dove si è svolto un raduno ‘fuorilegge’, la polizia ha arrestato 6 persone. “Lunga vita ai lavoratori” e “Abbasso gli oppressori” sono alcune delle scritte comparse sui cartelli sorretti dai manifestanti. Ma non è stato solo un Primo maggio di scontri. Grande folla – calcolata in almeno 120mila persone – ha marciato festosa per le vie di Mosca nonostante la pioggia. A Cuba si sono trovati per la prima volta fianco a fianco nel corteo dei lavoratori in Plaza de la Revolucion, il nuovo presidente Miguel Diaz-Canel e il suo predecessore Raul Castro. Cortei anche in Grecia, in Germania e in ben 70 città della Spagna. Anche a Seul i lavoratori sudcoreani hanno marciato per chiedere il salario minimo.


×

Iscriviti alla newsletter