Nel Pd si fa strada il vero oggetto di scontro e divisione. Che è strategico. E non tattico (dialogare o meno con i 5 Stelle). E che è destinato a scomporre le forze interne al Pd oltre le tradizionali divisioni e articolazioni (renziani e non renziani).
Il tema è il giudizio sui 5 Stelle e l’evoluzione del rapporto con essi. Non tanto e solo nell’immediato, ma nel medio e lungo periodo. C’è una parte del Pd che, ormai, condivide alcune convinzioni: il successo dei 5 Stelle non è di breve durata ma strutturale; il declino di Pd e Forza Italia, il vecchio sistema politico, non è più arrestabile; nell’immediato futuro ci sarà un nuovo bipolarismo, quello tra 5 Stelle e Lega, che sostituirà quello tradizionale tra le due formazioni della seconda Repubblica (Pd e Forza Italia). In questo schema, secondo i sostenitori di queste tesi, il Pd deve evolvere verso un’alleanza organica con i 5 stelle. E lavorare a una futura legge elettorale maggioritaria che accompagnerà la nascita di questo nuovo bipolarismo. È questa la Terza Repubblica. Lo schema si applica meccanicamente all’altro versante politico: Forza Italia deve sciogliersi nella Lega e contribuire a questa ristrutturazione radicale del sistema politico verso il nuovo bipolarismo. A Pd e Forza Italia questo disegno riserva il medesimo compito: quello di un ruolo ancillare, pedagogico (costituzionalizzare i due partiti populisti e dal debole europeismo), di garanzia e certificazione internazionale ed europea di 5 Stelle e Lega.
È scontato, dunque, che in questo disegno la funzione di dominus e di forza trainante del nuovo bipolarismo sarà di Lega e 5 Stelle. Gli europeisti, i liberali, i moderati, i riformisti di Pd e Forza Italia non possono rassegnarsi a questa dissoluzione raccapricciante e a questo ridisegno inauspicabile del sistema politico. Per quanto riguarda il versante del centrosinistra e del Pd va contestato, apertamente, ognuno dei punti assodati di questo disegno. Il risultato elettorale dei 5 Stelle non può essere giudicato definitivo, stabile e immodificabile. C’è molta bolla speculativa in quel risultato. I 5 Stelle, come il Friuli dimostra, possono perdere consensi. Specie se non dovessero riuscire nel tentativo di fare e guidare un governo col Pd. Il cosiddetto bipolarismo Lega/5 Stelle non è affatto ineluttabile nè auspicabile. Il Pd (e Forza Italia e i centristi dovrebbero corrispondere dall’altro versante) deve lavorare ad una prospettiva opposta e diversa da quella dell’alleanza con i 5 Stelle. E che fa leva su due pilastri: primo, l’allargamento del Pd a tutte le forze che, nel centrosinistra e nel centrodestra, non condividono il pericolo di un bipolarismo Lega/5 Stelle.
Significa questo aprire intanto il Pd a personalità e formazioni centriste, moderate, liberali, radicali, europeiste (da Calenda a Casini; da Bonino ai socialisti, dai centristi agli incerti di Forza Italia) che prefigurino la coalizione antipopulista del futuro; secondo, porre apertamente all’odg il cambiamento del sistema politico. In direzione del semipresidenzialismo (elezione diretta del capo del governo) e del maggioritario. Anzi. Di fronte ai fallimenti di 5 Stelle e Lega nella formazione di un governo, il Pd dovrebbe sostenere la possibilità di un governo istituzionale con un solo obiettivo: fare subito la riforma maggioritaria. Sarà facile per Lega e 5 Stelle rifiutarsi? Per votare subito e con l’attuale legge? Non credo.
Il Presidente Mattarella dovrebbe mandare alle Camere, senza trattative preventive, con l’unico punto di programma della riforma, un suo governo. È nelle sue facoltà di fronte alla paralisi. Il Parlamento, è probabile, che esprima a quel punto una maggioranza contro le elezioni anticipate. Questo esito della crisi rimetterebbe in gioco quelle parti del centrosinistra e del centrodestra moderate, riformiste, europeiste che non devono rassegnarsi alla deriva di un bipolarismo dominato dalle forze populiste. Nel Pd questa piattaforma legittimerebbe la richiesta di una leadership che garantisca questo approdo.
A mio avviso col ritorno di Renzi alla guida, considerando la coerenza tra il disegno proposto e le acquisizioni del riformismo di governo degli anni dal 2013 al 2018.