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Bankitalia raffredda Salvini (e Di Maio) sulle pensioni

L’altolà è di quelli che fanno rumore. La legge Fornero non va smontata e Matteo Salvini se ne faccia una ragione. Almeno secondo la Banca d’Italia, intervenuta questa mattina  alla Camera in commissione speciale (qui il testo) in audizione sul Def. Chi vorrebbe fare a pezzi la riforma delle pensioni targata governo Monti, la Lega con la solidarietà del M5S, è meglio che cambi idea, e anche alla svelta, è il messaggio arrivato dal vicedirettore generale di Palazzo Koch, Luigi Signorini.

Mettere mano alla riforma, potrebbe creare non pochi problemi sul fronte del debito pubblico che, viste le avvisaglie di ieri sui mercati (qui l’analisi di Formiche.net) sarebbe meglio tenere a bada. “La sostenibilità del debito pubblico italiano poggia in larga misura sulle riforme pensionistiche introdotte nell’arco degli ultimi decenni, che assicurano una dinamica degli esborsi in complesso gestibile nonostante l’invecchiamento della popolazione. È uno dei punti di forza della finanza pubblica italiana. E per questo è opportuno non indebolirlo, anche alla luce del fatto che le proiezioni più aggiornate sono oggi meno favorevoli delle precedenti”. Tutto abbastanza chiaro.

Bankitalia non ha esitato a fare esercizio di realismo, ricordando ai deputati della commissione speciale che “anche se fondamentalmente solvibili, i Paesi molto indebitati sono comunque esposti al rischio di crisi di liquidità. Dato l’ingente ammontare di titoli da collocare periodicamente sul mercato (dell’ordine di 400 miliardi l’anno nel nostro Paese), fluttuazioni nella fiducia degli investitori possono tradursi in sensibili variazioni dei costi di finanziamento”.

Ha giovato persino ricordare ai presenti i giorni bui dell’ottobre-novembre 2011. “Basti pensare ai momenti più difficili della crisi dell’euro: il differenziale tra il rendimento dei titoli pubblici decennali italiani e quelli tedeschi, che nella prima metà del 2011 era ancora in media pari a 160 punti base, raggiunse quasi 500 punti in media nell’ultimo bimestre di quell’anno”.

Dai moniti alle ricette il passo è breve. Al capitolo Iva, anche Bankitalia ha dato il suo personalissimo punto di vista. “Se si vuole evitare, o contenere, l’aumento dell’Iva e si è ugualmente determinati a imboccare la strada di una riduzione del debito visibile e significativa, bisognerà ricercare fonti alternative di aumento di entrata o riduzione di spesa”. Tradotto, o si aumentano le tasse oppure si taglia la spesa pubblica. Resta da capire, a dire la verità, quale delle due strade sia la più impraticabile.

 


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