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I politici e la lezione che può dare ancora Moro

Il 9 maggio è stato celebrato il 40° anniversario dell’assassinio di Aldo Moro, anni trascorsi nel ricordo dell’eccidio più violento e sofferto della storia repubblicana. Aldo Moro, cattolico impegnato in politica, prima che essere un uomo pubblico fu un autentico cristiano che condivise e interpretò fino in fondo il motto del suo grande e illuminato amico Papa Montini (Paolo VI): “La politica come la più alta forma di carità”. Così egli intese la sua azione di cattolico, di uomo politico, di esponente delle Istituzioni. Un grande statista! Presidente degli universitari cattolici e prestigioso, dopo De Gasperi, esponente politico della Dc con Amintore Fanfani, conosceva bene il valore e il significato di “dignità della persona umana” e di “bene comune”. Conseguente a tale lezione egli agì fino all’ultimo istante della sua vita. Non si vuole qui rievocare la figura di Aldo Moro, altri in modo magistrale lo hanno fatto con acutezza e scrupolo. Si vuole sottolineare il tentativo subdolo del lento oblio che sta avvenendo intorno alla figura e all’opera del grande statista democristiano! Il 9 maggio, a via Caetani, a parte presenze istituzionali e di protocollo non si sono visti tanti democristiani: il Presidente Mattarella amico di sempre, l’affettuoso e coerente Presidente Gerardo Bianco. A ricordare inoltre l’amico trucidato dalle Brigate rosse, c’era il segretario del Cdu Mario Tassone con semplici amici e dirigenti. Non è una questione minima voler evidenziare l’assenza di tanti esponenti dello scudocrociato, è vicenda invece che ha un suo significato. La vita di Aldo Moro non può appartenere oggi a chi ieri ha ostacolato e ha combattuto le sue idee.

È senza dubbio confortante che esponenti di altro credo politico si convertano al pensiero moroteo, alla sua visione della società, della politica internazionale, della politica sociale, pur sapendo che il suo patrimonio ideale è nato e cresciuto all’interno del cattolicesimo politico, ma è vera condivisione? Tutto si può giustificare in questo tempo: populismo, qualunquismo, ibridi connubi, ma le idee non è possibile snaturarle. Sono stati offuscati ideali e partiti, con la prospettiva del nuovo e del cambiamento, trascorsi cinque lustri si è visto quali risultati abbiano conseguito, proprio per aver violentato le storiche culture politiche.

Bisogna riscrivere grammatica e sintassi, perché una nuova progettualità politica possa essere elaborata, con l’obiettivo di rendere possibile governare il Paese nella stabilità, secondo un’etica condivisa. Etica prima di tutto! Si possono cambiare le leggi, si possono varare le riforme, ma se non c’è un’etica intorno alla quale riconoscersi è inutile affannarsi. È ora di abbandonare il tempo dell’anomia, della neutralità, dell’ignavia! Oggi si vive questo incredibile paradosso: i democristiani assenti dalla scena politica nazionale, grazie al greve comportamento di personaggi non definibili, mentre il Paese reclama buona politica. I democristiani, cancellati politicamente, (non hanno presentato per la prima volta liste per il Parlamento Europeo e per il Parlamento italiano), come se nella storia d’Italia non fossero mai esistiti, stanno pagando il prezzo più alto. La loro cultura, sempre faro della civiltà italica, tuttora chiusa nello sgabuzzino dei ferri vecchi, anche per mancanza di coerenza e di coraggio a rappresentarla, mentre si avverte la sua necessaria presenza, con la speranza che il seme diventi pianta. Vecchi pregiudizi agnostici e laicisti purtroppo permangono e vanno affrontati con decisione. Le scritture ricordano: “Scossa la polvere dai calzari andate” per significare che non contano i tentativi passati infruttuosi, bisogna essere tenaci non aver paura, continuare e andare avanti. E questo è il tempo! Anche per onorare la memoria del nostro amico assassinato Aldo Moro.


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