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La Lega è con la Nato, gli Usa e Israele ma sulle sanzioni… Parla Picchi (Lega)

A sentir parlare Guglielmo Picchi, deputato della Lega, consigliere di Matteo Salvini per la politica estera, animatore del Centro Studi Machiavelli, i giochi per il governo sembrano già fatti. Toscano, 45 anni, già in Forza Italia, esperto di relazioni internazionali anche grazie a una lunghissima esperienza all’Osce, Picchi ha tutte le carte per fare la differenza in queste ore di rifinitura del programma di governo con il Movimento Cinque Stelle. È stato lui l’artefice dell’incontro fra Salvini e Donald Trump nell’aprile del 2016, a margine di un comizio elettorale a Philadelphia, quando i sondaggi davano il Tycoon per spacciato. Riuscirà lui, forse, a smentire gli allarmismi, giunti anche al Quirinale, di una Lega putiniana, poco interessata alle alleanze storiche dell’Italia e sorda ai richiami di Washington. Tutt’altro, spiega in questa intervista a Formiche.net. Se non mancano divergenze da limare con i pentastellati, un punto solo rimane fisso: “Siamo nell’Alleanza Atlantica senza se e senza ma”.

Guglielmo Picchi, salvo imprevisti da lunedì sarete al lavoro per il Paese. Sarà il governo della rivoluzione?

I lavori dei tavoli tecnici sono ancora in corso, non portiamoci troppo avanti. Abbiamo sottolineato quali sono le priorità di entrambe le parti, ora dobbiamo essere seri, fare sintesi e soprattutto trovare le coperture dei provvedimenti che riteniamo indispensabili.

Questo ve l’ha chiesto il presidente Mattarella ponendo dei paletti ben precisi. Li rispetterete?

Siamo noi, a prescindere dai paletti del Quirinale, a doverci mostrare rigorosi presentando soluzioni serie. Dire cosa si può fare, quanto costa e i tempi necessari.

La Lega punta agli Esteri o agli Interni?

Non c’è una priorità fra i due ministeri. Gli Affari Interni e gli Esteri sono sempre più interrelati: tanti fenomeni all’estero hanno un impatto devastante sulla politica interna, dalla crisi migratoria al budget dell’Ue fino alla riforma del diritto d’asilo. Sarà un governo snello, ma la Lega sarà presente in tutti i ministeri. Dove ci sarà un ministro del Movimento Cinque Stelle ci saranno sottosegretari della Lega e viceversa. I nomi sono meno problematici rispetto alle priorità.

Quali sono i punti su cui non cederete?

Immigrazione, Europa, tasse. Sulle pensioni abbiamo già trovato un accordo.

Eliminando la riforma Fornero si rischia di sforare i vincoli europei.

Non ci impicchiamo a un vincolo europeo come non diciamo a priori di non volerlo rispettare. Se devo dare altri soldi al fondo salva Stati togliendoli altrove sforo i vincoli europei. Se è necessario sforare per sostenere l’occupazione lo faremo volentieri, se è per dare gli assegni di sussistenza un po’ meno.

Sul reddito di cittadinanza ancora non c’è accordo con il Movimento?

Vedremo cosa esce dalla negoziazione, al momento non vedo tensioni. Dobbiamo subito sminare l’Iva e risolvere il problema dei contratti, che costano altri 6 miliardi. Il resto viene dopo.

Cosa chiederete a Bruxelles?

Innanzitutto vogliamo mettere bocca sul bilancio europeo. Siamo stati completamente assenti dal dibattito portato avanti dalla Commissione. Tanti Paesi ci hanno già cercato per trovare posizioni comuni, limitare i tagli ai fondi per l’agricoltura e la pesca e i fondi di coesione destinati alle aree depresse. Il Mezzogiorno non può farne a meno.

E poi?

Poi vogliamo applicare un po’ di austerity anche in Europa. Non è accettabile che Bruxelles spanda e spenda e poi chieda rigore all’Italia. Avremo da ridire sulle spese delle istituzioni europee: non sono numeri enormi, ma almeno la Commissione e il Parlamento daranno un esempio di rigore ai cittadini come lo hanno chiesto ai parlamenti nazionali.

Quindi sui tagli alle spese siete in sintonia con i pentastellati.

Esatto, questa è una delle priorità che entrambi chiediamo all’Europa. Successivamente potremo dire la nostra sulla riforma della governance europea, l’Unione Bancaria e i Trattati. Le proposte di Emmanuel Macron non fanno per noi.

Mi sembra di capire che la linea sia né Parigi né Berlino.

Assolutamente. Noi vogliamo costruire una posizione terza che ottenga una maggioranza dei Paesi al di fuori dell’asse Merkel-Macron. L’Austria, la Danimarca, l’Olanda..

Il gruppo di Visegrad..

Anche loro. Sono Stati che chiedono un’Europa più snella, meno intrusiva nella vita dei cittadini. Insomma, meno super-Stato e più un’Europa dei popoli, dove i parlamenti nazionali abbiano ancora una loro sovranità.

A proposito di terzismo, si può rimanere sospesi a metà fra Washington e Mosca?

Noi non abbiamo dubbi. Siamo nell’Alleanza Atlantica senza se e senza ma. Io ho l’onore di aver portato per la prima volta il segretario della Lega al Congresso degli Stati Uniti. Figuriamoci, io e Salvini abbiamo anche incontrato Trump.

Però avete più volte lanciato segnali d’amore a Mosca. Perché?

Faccio un esempio molto chiaro. Se avessi una squadra di calcio vorrei avere Cristiano Ronaldo dalla mia parte del campo e non contro. Io non voglio che ci sia uno scontro fra la Russia e l’Occidente.

La Russia come Cristiano Ronaldo?

Intendevo un fuoriclasse, cioè una grande potenza, era una metafora (ride, ndr). La Russia non deve per forza giocare nel mio campo, ma sicuramente non deve giocare in quello opposto. Ho paura che con l’escalation in Siria si possa saldare un asse Turchia-Iran-Russia che vada contro gli interessi di Israele e dell’Occidente, facendo danni economici anche all’Italia.

Voterete le sanzioni Ue a Mosca se necessario?

Questo tema sarà un punto dirimente del contratto di governo con i Cinque Stelle. Noi siamo contrari e vogliamo sollevare il problema all’interno del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue. Chiederemo una verifica dell’efficacia di queste sanzioni nel dissuadere i russi da determinati comportamenti. Noi della Lega questa efficacia non la vediamo, e anzi crediamo che siano dannose per le aziende italiane, ma siccome siamo un governo di coalizione la decisione finale uscirà dal confronto fra le parti.

Condividete la scelta di Donald Trump di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano?

Siamo stati informati sia da Israele che dall’amministrazione americana che ci sono state moltissime violazioni di questo accordo e che non funziona così bene come ci vogliono raccontare. Il nuovo governo dovrà fare una rigorosissima verifica di quanto è stato fatto finora. Purtroppo finché si sta all’opposizione il livello di informazioni accessibili è limitato. Conoscendo la politica di Trump e come ha funzionato bene con la Corea del Nord a dispetto delle critiche, ritengo possibile che il suo sia stato uno scatto molto più avveduto di quanto credano i partners europei.

Nella contesa fra Iran e Israele avete una posizione netta?

Israele va difesa perché è il baluardo dell’Occidente in un mondo dove la democrazia, la libertà religiosa e i diritti umani sono sempre meno presenti. Non c’è teocrazia né interessi economici che ci possano far rinnegare i nostri valori. Troveremo il modo per rimanere vicini alla comunità internazionale e per non far soffrire le nostre aziende in Iran.


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