Il contratto di governo fra Lega e Movimento 5 Stelle sembra essere in dirittura di arrivo. Dopo la bozza pubblicata dall’Huffington post che ha suscitato il panico in borsa e il secco rialzo dello spread, giudicata subito “superata” dai suoi estensori, il Corriere oggi divulga quella che dovrebbe essere la versione definitiva, a cui manca solo l’ultimo vaglio. Su una voce in particolare di questo contratto vorremmo soffermarci ed è quello della flat tax, ma non per discuterne la praticabilità o meno, il costo totale, le aliquote proposte e quant’altro, ma solo per sollevare un quesito che non ci sembra, ma potremmo sbagliarci, affrontato da altri osservatori.
Se il gettito delle entrate per lo Stato, almeno in una prima fase, è destinato probabilmente a ridursi – anche se si afferma che tale riduzione si potrebbe contenere al massimo eliminando detrazioni e deduzioni di imposta – è presumibile allora che diminuiranno anche i trasferimenti agli enti locali. Se questo accadesse, di quanto conseguentemente dovrebbero elevarsi i prelievi e la tassazione di competenza di Regioni, Province e Comuni?
Non c’è il rischio che – a fronte di una auspicabile riduzione delle aliquote fiscali a livello centrale – aumentino invece i prelievi gestiti a livello locale se si vorranno almeno mantenere i servizi e il loro standard oggi erogati dai Comuni ai propri cittadini? In altri termini non esiste il rischio che ad un minor prelievo fiscale a livello centrale, corrisponda invece un brusco innalzamento di aliquote e tariffe a livello locale?
Naturalmente nel domandarcelo, non intendiamo affermare che i costi dei servizi locali debbano in toto o in parte gravare sulla fiscalità generale. Già oggi e ormai da tempo non è più così, per fortuna, perché in molti enti locali è stato compiuto ogni sforzo perché si introducessero i costi standard, che consentono a parità di costi per l’erogazione di un servizio fra diverse aree del Paese, certezza di entrate dal territorio, senza gravare sull’erario o facendolo in misura non elevata.
Ma vi sono ancora servizi erogati a livello locale – come ad esempio i trasporti – che hanno ancora bisogno di rilevanti trasferimenti dal bilancio statale. E allora non sarebbe opportuno che coloro che stanno lavorando al programma di governo di Lega e Movimento 5 Stelle affrontino anche questa tematica per non aprire il varco fra tanti amministratori locali di tutti gli schieramenti politici a dubbi e timori sugli effetti sui territori di decisioni in materia fiscale non ben ponderate in tutta la loro complessità e le loro ricadute in periferia?