Si può discutere di tutto a un patto. Che non ci si dimentichi dove si è e chi si è. E poco importa che ci si chiami Lega o Cinque Stelle, le regole in Europa sono sempre quelle. Il contratto appena firmato da Matteo Salvini e Luigi Di Maio parla chiaro: ridiscutere dalle fondamenta i trattati che oggi reggono la casa europea. Ma qual è lo spazio di manovra? In altre parole, è possibile tradurre nella pratica quanto sostenuto dai due partiti che andranno a formare il governo giallo-verde tanto temuto dalla stessa Ue?
Formiche.net lo ha chiesto a Roberto Sommella (nella foto) direttore relazioni esterne Antitrust, editorialista, europeista convinto e autore di saggi come Euxit, emergency exit for Europe, nonché animatore dell’associazione la Nuova Europa. “Ridiscutere i Trattati si può fare e forse si deve, a patto che non si mettano in discussione quelli sull’euro, il mercato unico e la libertà di movimento”, spiega. Un esempio? “Rivedere il Fiscal Compact prevedendo l’inserimento della golden rule, ovvero lo scomputo dal debito degli investimenti strutturali sarebbe importante, come importante sarebbe considerare il debito consolidato, quello pubblico e quello privato, dove l’Italia salirebbe molto in graduatoria, visto il basso indebitamento delle famiglie”.
Ma, c’è un ma. E cioè che “su tutto va però considerato il cammino quanto meno difficile, di queste riforme. La navetta prevede una proposta da parte del Paese interessato, una comunicazione della Commissione, il parere del Parlamento europeo e poi il voto del Consiglio europeo, sempre che non ci siano dei veti di altri partner. Non proprio una passeggiata”.
Certo, volendo fare esercizio di realismo, viene da chiedersi come sarebbe possibile riscrivere 65 anni di Europa senza colpo ferire. Ieri, alle prime indiscrezioni circa il contratto giallo-verde i mercati hanno mandato un segnale molto chiaro (qui lo speciale di Formiche.net sulla giornata in Borsa). Come interpretarlo? “Direi ‘un fermi o sparo’ ma da non esaltare più di tanto. Il problema vero si porrà tra un anno, quando sarà finito il QE della Bce e i vertici comunitari tutti cambiati dopo le elezioni europee. I mercati puniscono le cose impreviste o scontano quello che già si sa. Ecco, noi non sappiamo come ci arriveremo e con quale livello di debito alla fine della ricreazione”.
Per Sommella non vale la pena scherzarci troppo su, “questo è un aspetto fondamentale: non scordiamoci che dobbiamo per impegni con Bruxelles arrivare al pareggio di bilancio e che ogni misura una tantum, ad esempio un condono o una privatizzazione, non impattano sul deficit strutturale, che è poi quello che conta per il Fiscal Compact e il Six Pack”.
Altra spina, la volontà celata ma non troppo, soprattutto dei grillini, di negoziare con la Bce 250 miliardi di debito italiano sottoscritto dall’Eurotower tramite l’acquisto di titoli di Stato. “Speriamo non accada mai”, avverte Sommella. “Comunque per la precisione, dovrebbero parlarne prima con la Banca d’Italia, che effettua gli acquisti per il QE e poi con la Bce, che li consolida nel bilancio. Più che una passeggiata, si tratta di una scalata dell’Everest senza bombole. Unico risultato è creare confusione sui mercati che ci comprano 400 miliardi di debito all’anno in media e spaventare i risparmiatori. Più giusto sarebbe invece battersi con Bruxelles per rivedere le regole sul bilancio comunitario in modo che i Paesi che ostacolano i ricollocamenti dei migranti non lo facciano più, pena sanzioni severe”.